Il cambiamento climatico ha messo in risalto la necessità di standardizzare la quantità e il tipo di emissioni, è per questo che è nato il Greenhouse Gas Protocol
Il cambiamento climatico sta diventando un’emergenza sempre maggiormente pressante, tanto da essere salito in cima alle graduatorie di importanza nelle principali agende mondiali. Le emissioni di gas serra sono le protagoniste (in negativo) di questo cambiamento, ed è perciò che è necessario limitarle il più possibile.
Per calcolare le emissioni di gas serra è utilizzato il Greenhouse Gas Protocol (GHG Protocol), nato nel 1997 da un’iniziativa del World Resources Institute (WRI), organizzazione no profit nata nel 1982 grazie ai fondi della Fondazione MacArthur per la promozione della sostenibilità ambientale; e del World Business Council for Sustainable Development (WBCSD), un Consiglio fondato nel 1995 e composto dai manager di oltre duecento aziende per la promozione di uno sviluppo sostenibile.
Entrambe le organizzazioni hanno riconosciuto la necessità di creare degli standard a cui attenersi per la contabilizzazione dei gas serra, così da poterne monitorare in maniera più efficiente la diffusione.
Il protocollo GHG prevede un’adesione volontaria e fornisce gli strumenti e le metodologie per il calcolo delle emissioni dei gas a effetto serra. Sebbene si senta parlare spesso solamente di CO2, i gas climalteranti sono in totale sei, ossia: il biossido di carbonio (CO2), l’esafluoruro di zolfo (SF6), il metano (CH4), il protossido di azoto (N20), gli Idrofluorocarburi (HFCs) e i Perfluorocarburi (PFCs).
Il GHG Protocol è oggi largamente diffuso: secondo quanto riportato dal proprio sito, nel 2016 il 92% delle aziende facenti parte della lista Fortune 500 utilizzava questo metodo per tracciare la propria impronta carbonica.
Emissioni dirette e indirette: scope uno, due e tre
Le emissioni di questi gas possono essere di due tipi diversi: dirette (scope uno) o indirette (scope due e tre). Nel caso di scope uno, questo comprende tutte le emissioni derivanti da fonti di proprietà o controllate dalle aziende in oggetto, come ad esempio i combustibili fossili usati per riscaldare gli edifici.
Le emissioni di tipo scope due riguardano, ad esempio, l’elettricità acquistata e il vapore. Queste fonti di energia producono emissioni indirette, in quanto la loro produzione avviene fisicamente all’esterno dell’impresa, non essendo dunque sotto il suo controllo.
Le emissioni scope tre riguardano le altre emissioni indirette lungo tutta la catena di approvvigionamento, ovvero quelle derivanti dall’utilizzo dell’energia usata per la realizzazione di prodotti e materie acquistate all’esterno; di combustibili per veicoli non aziendali, per il trasporto di materiali, prodotti, finiti o da lavorare, lo spostamento dei dipendenti da casa al luogo di lavoro; e infine combustibili per viaggi aziendali.
Come funziona il calcolo delle emissioni
Il calcolo è realizzato attraverso dei fogli di calcolo elettronici reperibili sul sito del GHG protocol, in cui si inseriscono i dati dell’azienda e si ottengono i livelli delle emissioni divisi sui tre scope.
Le sorgenti di emissione si possono dividere a seconda della loro caratteristica particolare: da combustione stazionaria, da combustione mobile (motori da mezzi di trasporto: automobili, treni, navi, bus, camion, ecc); da processo e di emissioni fuggitive.
In secondo luogo è necessario stabilire l’area e l’arco temporale su cui si vuole realizzare il calcolo: ad esempio è possibile scegliere di calcolare le emissioni prodotte in un anno o in una settimana e di un intero stabilimento o di una sola parte dello stesso.
Il sistema più comune per il calcolo delle emissioni prevede l’utilizzo di fattori di emissione specifici per ciascun combustibile e materiale. All’interno dei fogli elettronici sono inseriti di default alcuni coefficienti di conversione, in particolare i coefficienti, che servono per convertire ciascuno dei 6 gas climalteranti in CO2 equivalente. In ciascun foglio è possibile scegliere quali coefficienti considerare, scegliendo quale protocollo internazionale IPCC si vuole utilizzare.
L’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) è un organismo intergovernativo delle Nazioni Unite nato nel 1988, che è nato grazie all’Organizzazione meteorologica mondiale (WMO) e al Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP) allo scopo di studiare il riscaldamento globale.
La raccolta dei dati prevede la collaborazione di tutti i settori di un’azienda, con lo scopo di raccogliere i dati necessari alla compilazione dei fogli elettronici di calcolo.
Per calcolare le emissioni totali di gas serra, spesso un’azienda ha la necessità di raccogliere e sintetizzare i dati da numerosi impianti, talvolta ubicati in luoghi diversi.
È importante pianificare il processo di trasferimento dei dati con cura, perseguendo diversi obiettivi: ridurre al minimo i costi dell’operazione, ridurre il più possibile il rischio di errori che potrebbero verificarsi durante la compilazione da parte delle persone e assicurarsi infine che la raccolta dei dati venga condotta adottando sempre gli stessi criteri.
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