Al via la riforma della Cassa forense: nuove regole per il calcolo della pensione degli avvocati. Si passa al contributivo, ma non per tutti.
Nuove regole per il calcolo della pensione per gli avvocati. Anche la Cassa forense, con 26 anni di ritardo, si adegua alla riforma Dini con cui è stato segnato il passaggio dal regime retributivo al contributivo.
Anche per gli avvocati, quindi, comincerà ad essere utilizzato il sistema di calcolo contributivo, con una maggiore attenzione ai contributi effettivamente versati nel corso dell’attività professionale.
Un passaggio che, com’è stato nel 1996, sarà graduale in quanto verranno tutelati gli iscritti di lungo periodo, per i quali verrà mantenuto il sistema di calcolo retributivo anche per i prossimi anni ma con un’aliquota di rendimento più bassa.
Analizziamo quindi le novità del provvedimento che ha cambiato le regole di calcolo per la pensione degli avvocati, comportando un passaggio dal retributivo al contributivo alla data dell’1 gennaio 2024.
Perché la Cassa forense cambia il criterio di calcolo della pensione
Anche la Cassa forense deve fare i conti con l’insostenibilità del sistema di calcolo retributivo della pensione. Troppo premiante in alcuni casi, tanto da riconoscere al lavoratore una rendita più alta di quanto effettivamente versato.
Ecco perché, spiegano dalla Cassa, è necessario un cambiamento, specialmente alla luce delle previsioni emerse dall’ultimo bilancio tecnico attuariale a 30 anni, secondo le quali nel lungo periodo ci saranno problemi di sostenibilità finanziaria vista la “mutata demografia della professione”.
Via libera, quindi, alla riforma, per la quale adesso è atteso solamente il via libera definitivo da parte del ministero dell’Economia e di quello del Lavoro.
Per quali avvocati si applicherà il regime di calcolo contributivo
Come detto sopra, solamente nei confronti di una parte degli iscritti alla Cassa forense si applicherà il sistema contributivo al posto del retributivo.
Nel dettaglio:
- per i nuovi iscritti dal gennaio 2024 il calcolo sarà interamente contributivo;
- per coloro che risultano già iscritti la pensione verrà calcolata con il retributivo fino al 31 dicembre 2023, e con il contributivo per i periodi successivi;
- per chi alla data del 31 dicembre 2023 risulta iscritto alla medesima cassa da almeno 18 anni, si continuerà a utilizzare il calcolo retributivo.
Tuttavia, per quest’ultimi, cambierà l’aliquota di rendimento. Ricordiamo, infatti, che il sistema di calcolo retributivo funziona, volendo semplificare, in questo modo:
- si fa una media delle retribuzioni percepite negli ultimi anni di lavoro;
- se ne riconosce una certa percentuale per ogni anno di anzianità contributiva.
Ebbene, alla luce della riforma, dal 1° gennaio 2024 non si applicherà più l’aliquota di rendimento pari all’1,40%, in quanto scenderà all’1,30%.
Le tutele per chi rischia una pensione molto bassa a causa del contributivo
Il passaggio al sistema contributivo comporterà sicuramente una riduzione della pensione futura. Un problema specialmente per i nuovi iscritti, ai quali il contributivo si applicherà fin da subito. Tuttavia, la riforma tiene comunque a garantire l’adeguatezza delle prestazioni e lo fa aggiungendo al montante contributivo un 1% di quanto versato a titolo di contributo integrativo.
Novità anche per il coefficiente di trasformazione, ossia quel parametro utilizzato per calcolare l’importo della pensione partendo dal montante contributivo. Nel dettaglio, il coefficiente di trasformazione viene aumentato di un anno rispetto all’effettiva età anagrafica nei seguenti casi:
- maternità;
- adozione;
- paternità.
Riformato anche il trattamento minimo, il quale spetterà a quei professionisti che nel corso della carriera si sono limitati a versare il solo contributo minimo. Tale prestazione verrà gradualmente rimodulato, fino ad arrivare a 9.000 euro annui.
Novità sul fronte contributi
A cambiare sono anche alcuni aspetti lato contribuzione. Ad esempio, per andare incontro alle fasce più deboli viene innalzata l’aliquota per il calcolo del contributo soggettivo, che passerà dall’attuale 15% al:
- 16% dal 1° gennaio 2024;
- 17% dal 1° gennaio 2026.
Parimenti, il contributo soggettivo minimo verrà ridotto dagli attuali 3.000 a un valore di 2.200 euro.
E ancora, nei primi quattro anni d’iscrizione alla Cassa forense bisognerà farsi carico di una contribuzione soggettiva direttamente proporzionale al reddito professionale prodotto, senza dover pagare il contributo minimo. Il pagamento sarà dovuto dal quinto anno in poi, ma fino all’ottavo anno sarà comunque ridotto al 50% (il che significa che bisognerà pagare 1.100 euro).
Per chi lo volesse, però, vi sarà la possibilità d’integrare i contributi minimali non versati, così da poter incrementare il proprio montante contributivo e avere diritto a una pensione d’importo più elevato.
Altre novità da segnalare sul fronte contributi sono:
- riduzione della contribuzione modulare volontaria, che passa dal 15% al 10%;
- cresce dal 7,5% al 10% l’aliquota del contributo soggettivo a carico di quei pensionati che continuano a esercitare, i quali potranno godere di supplementi di pensione periodici.
leggi anche
Quando vanno in pensione gli avvocati?
© RIPRODUZIONE RISERVATA