Il collocamento di massa da parte del sistema bancario della carta di credito revolving è il risultato di una subdola strategia che ha l’obiettivo di creare bisogni e sostenere i consumi.
Se la carta di credito revolving è tra i prodotti più venduti dal sistema finanziario (si stimano oltre 3,5 mln di carte attive nel nostro Paese), allora sicuramente il pericolo è dietro l’angolo. Per la verità sarebbe più logico chiamarle carte “revolver” perché si tratta di una vera e propria rivoltella che viene purtroppo puntata alla testa del malcapitato cliente in un macabro meccanismo che assomiglia tanto alla roulette russa.
Il collocamento di massa da parte del sistema bancario (soprattutto per il tramite delle società di credito al consumo) della carta di credito revolving è il risultato di una subdola strategia che ha l’obiettivo di creare bisogni e sostenere i consumi nel cittadino esasperato e impoverito dalla recessione. Con questo fido semplice da ottenere, infatti, si ha la possibilità di pagare in un periodo di tempo molto più lungo ciò che non è possibile acquistare con pagamento in un’unica soluzione e nemmeno con regolamento a saldo il mese successivo come avviene con le carte di credito tradizionali.
Pur essendo nata con la finalità di sostenere gli acquisti di beni durevoli, negli ultimi anni la carta di credito (anche revolving) è di fatto sempre più utilizzata presso rivenditori di beni prima necessità (supermercati). La spesa per le esigenze ordinarie di casa si fa praticamente a tassi di interesse pesanti, sostanzialmente usurai che non vengono rilevati dall’indice dei prezzi al consumo. [...]
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