Per restare in linea con la direttiva case green, qual è il piano del Governo? Si allle detrazione e agli aiuti di Stato, ma non per tutti. Ecco chi potrà beneficiarne.
Quali sono i piani del governo per le case green? L’idea è quella di prevedere detrazioni e aiuti, ma non per tutti. Il Governo è pienamente consapevole che il patrimonio immobiliare del nostro paese presenta un numero molto alto di edifici storici, antichi e obsoleti e proprio per questo, fin dall’inizio si era schierato per rivedere al ribasso la direttiva delle case green. A nulla sono servite le protese e la direttiva è entrata in vigore il 28 maggio scorso.
Ora c’è tempo fino a gennaio 2026 per dettagliare il piano di rinnovamento degli edifici per arrivare al 2050 alle emissioni zero.
Il cronoprogramma del Governo
Qual è il cronoprogramma del Governo? L’idea è quella di applicare detrazioni fiscali da destinare solo all’efficientamento energetico e i punti d’azione su cui agire sono fondamentalmente tre:
- prevedere finanziamenti per soggetti con basso reddito;
- concedere mutui agevolati per favorire le comunità energetiche e i condomini;
- prevedere l’apertura alle partnership tra pubblico e privato.
Spunta l’idea dei certificati bianchi
Per superare quella che ormai è diventata una vera e propria spirale dei bonus edili si ipotizza di introdurre il meccanismo dei certificati bianchi. L’idea è ipotizzata nel Piano strutturale di Bilancio e punta a replicare per gli immobili residenziali quello che oggi è riservato a industria e infrastrutture.
Si tratta di una sorta di certificazione che viene rilasciata a chi inquina meno e che può essere, poi, rivenduta sul mercato a chi inquina di più, ma è comunque obbligato a rispettare determinati parametri.
Questo porterebbe, di fatto, a spostare gli incentivi a non essere più pubblici, ma affidati a una sorta di compravendita tra privati di titoli che certificano il raggiungimento di determinate soglie di risparmio energetico.
Entro il 2030 il 16% in meno
La direttiva Ue fissa il primo obiettivo al 2030 e prevede la riduzione del consumo energetico dell’intero parco immobiliare di almeno il 16% (indipendentemente da come e dove si agisce). Per l’Italia è una soglia che non è facile da raggiungere visto che almeno il 70% delle abitazioni si colloca in una classe energetica peggiore e il 60% degli immobili è stato costruito prima del 1976.
Già dal 2028, però, i nuovi edifici non residenziali dovranno essere a emissioni zero, mentre per quelli residenziali di nuova costruzione l’obbligo scatta nel 2030. La vera sfida, però, riguarda gli edifici esistenti perché almeno nel 15% dei casi richiederanno un intervento profondo (e costoso).
Detrazioni e aiuti mirati
Il Ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Pichetto Fratin spiega che “Per raggiungere gli obiettivi indicati dalla direttiva ci sono diverse possibilità, dalle pompe di calore ai doppi vetri al riscaldamento a pavimento, fino al teleriscaldamento”.
Il punto dolente resta il capitolo dei finanziamenti. La prossima Legge di Bilancio dovrebbe già portare grosse novità nelle detrazioni fiscali che dovranno essere finalizzate solo e soltanto agli interventi di efficientamento energetico. Non sono state ancora definite le percentuali, ma in ogni caso qualsiasi misura dovrà essere compatibile con il bilancio dello Stato.
Si tenderà a cercare di contribuire al più alto numero di interventi e per gli incapienti, per i quali le detrazioni non possono essere fruite, si penserà di intervenire con delle sovvenzioni.
Anche in questo caso le intenzioni sembrano piuttosto chiare: gli aiuti saranno indirizzati solo agli interventi realizzati sull’abitazione principale, quella in cui si vive, mentre saranno escluse le seconde e le terze case.
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