Il cashback dovrebbe tornare dal 1° gennaio 2022, ma il ministro MEF Franco in audizione al Senato non ha dato certezze: cosa succederà?
Cashback dal 2022: sì o no? Cosa succederà? La domanda se la pongono tantissimi cittadini che hanno apprezzato il rimborso di 150 euro erogato a fronte delle spese sostenute con mezzi di pagamento tracciabili.
Ma i cittadini non sono gli unici a porsi questa domanda. Il quesito è stato posto anche al ministro dell’Economia Franco durante l’audizione del 6 ottobre sulla NADEF.
La nota di aggiornamento al DEF (documento di economia e finanza) contiene in via generale quanto sarà maggiormente articolato nella Legge di Bilancio 2022.
Cosa succederà al cashback dal 2022?
Meglio essere chiari fin da subito: il ministro Franco però non ha dato una risposta precisa. Durante l’audizione ha specificato che il cashback è stato senza dubbio uno strumento importante per avvicinare i cittadini ai pagamenti elettronici.
Naturalmente, tutte le spese fatte con moneta elettronica sono tracciate, e quindi in ottica di lotta all’evasione fiscale il cashback è stato un ottimo modo per spingere verso il bancomat anche chi di solito è più affezionato ai contanti.
Ma secondo il ministro Franco non si tratta di una misura che va resa strutturale, quindi permanente. Alla base va sempre fatta l’analisi dei costi e dei benefici che un bonus (o intervento) porta con sé. Lo stesso discorso è stato fatto per il superbonus 110% e per i bonus casa, per i quali si cerca lo spazio in legge di Bilancio 2022 per la proroga, ma che, appunto, non verranno resi strutturali.
Cashback in bilico, nel frattempo bonus POS
Le risorse per il cashback erano già state stanziate anche per il 2022, poi la misura è stata sospesa a partire dal 1° luglio (quindi all’inizio del secondo semestre). Lo stop però è valido fino al 31 dicembre 2021, e quindi in Legge di Bilancio si dovrà comunque decidere se cancellare la misura o farla ripartire con nuovi paletti.
Nel frattempo, il Governo è intervenuto nel settore dei pagamenti elettronici con dei nuovi bonus POS:
- il primo credito d’imposta è passato dal 30 al 100% sulle commissioni;
- un altro bonus è per chi acquista il POS;
- l’ultimo credito d’imposta è per chi usa (anche noleggiando) strumenti che consentono la memorizzazione e la trasmissione dei dati all’Agenzia delle Entrate.
Se il cashback ha spinto i consumatori a pagare col bancomat, questi crediti d’imposta hanno l’obiettivo di spronare i commercianti a rendere possibili i pagamenti elettronici tramite POS.
Non si mette in dubbio la strategia, tuttavia l’esperienza ha dimostrato come, nonostante avere il POS sia obbligatorio dal 2014, in realtà sono ancora pochi gli esercenti che si sono adeguati. Ben vengano i crediti d’imposta, ma forse una strategia davvero vincente avrebbe puntato a coprire tutti i fronti, dal cliente al negoziante, e senza dubbio anche l’introduzione delle sanzioni per chi ancora non ha il POS contribuirebbe a rendere effettivo quello che, ad oggi, è un obbligo solo sulla carta.
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