Cassa integrazione: al via oggi le 6 settimane del decreto Ristori, ma per 526mila lavoratori potrebbero accumularsi ritardi nei pagamenti da parte di INPS.
Al via oggi la cassa integrazione di 6 settimane del decreto Ristori, ma per 526mila lavoratori c’è il rischio di un prolungarsi del ritardo dei pagamenti.
Il decreto Ristori n.137/2020 del 28 ottobre ha introdotto 6 settimane di cassa integrazione dal 16 novembre e fino al 31 gennaio 2021.
Il decreto Ristori bis è intervenuto apportando delle modifiche e ampliando così la platea dei beneficiari.
Con il decreto Ristori si vuole aiutare le aziende che hanno già terminato le settimane di cassa integrazione dei decreti Cura Italia, Rilancio e Agosto, 18 settimane più 18 ulteriori, in modo da poter arrivare alla fine del 2020.
Non solo, la nuova cassa integrazione è un sostegno anche alle aziende colpite dal DPCM in vigore dal 25 ottobre. Ora tuttavia, con il ricorso alla cassa integrazione che prende il via da oggi c’è il rischio che si accumulino i ritardi e che possano pertanto interessare una platea di 526mila lavoratori come evidenzia Il Sole 24 Ore. Numeri straordinari in un’emergenza senza precedenti.
Cassa integrazione: ritardi nei pagamenti per 526mila
La cassa integrazione con le 6 settimane del decreto Ristori parte oggi, ma i ritardi nei pagamenti potrebbero interessare 526mila lavoratori.
Ricordiamo che per usufruire delle nuove settimane di cassa integrazione del decreto Ristori è necessario che siano state autorizzate le ultime 9 settimane del decreto Agosto.
Ora, come sottolinea Il Sole 24 Ore, secondo quanto stimato presidente del Consiglio di indirizzo e vigilanza dell’INPS, Guglielmo Loy, le domande di cassa integrazione con causale COVID-19 (ordinaria, in deroga, assegno ordinario) dei mesi scorsi in attesa di un via libera da parte dell’Istituto sono 179mila.
Dal calcolo, sottolinea il quotidiano economico, vanno sottratte 98mila richieste di CIG di ottobre (molto recenti per essere considerate un arretrato) da almeno 45 giorni restano in attesa 81mila domande anche riferite ai mesi di marzo e aprile. Nel dettaglio:
- 15mila domande riguardano la cassa integrazione ordinaria;
- 12mila per l’assegno ordinario;
- 54mila (il 66,6%) sono le domande di CIG in deroga.
Nel calcolo che fa il quotidiano si tiene conto del numero medio degli addetti delle imprese che hanno presentato la domanda di cassa integrazione e che sono:
- 12 per la CIGO;
- 15 per assegno ordinario;
- 2,6 per la GID in deroga.
La platea potenziale dei lavoratori finali interessati dai ritardi dei pagamenti della cassa integrazione sono 526mila. Si tratta di una situazione tuttavia straordinaria, con 800mila imprese che hanno fatto ricorso alla cassa integrazione a partire dal mese di marzo e le ore autorizzate sono state 3 miliardi.
INPS tuttavia rassicura, con la task force messa in campo proprio per i problemi legati alla cassa integrazione, che la questione del ritardo si sta affrontando con attenzione.
Cassa integrazione: i dati INPS sui pagamenti
INPS ha fornito i dati sui pagamenti della cassa integrazione fermi al 3 novembre scorso con un aggiornamento che ormai avviene ogni 15 giorni.
Se INPS come abbiamo visto è in ritardo nella valutazione delle domande è naturale che la platea dei beneficiari, lavoratori in attesa dei pagamenti in ritardo, tenda a essere corposa. Non si tratta solo di coloro che ricevono il pagamento diretto dell’Istituto, ma anche delle aziende che anticipano la cassa integrazione e la recuperano a conguaglio da INPS. I
NPS ha fornito i dati del pagamento diretto e i lavoratori, al 3 novembre sono 3,5 milioni, altri 3 milioni quelli per cui l’azienda ha anticipato. Per quanto riguarda il pagamento diretto da parte di INPS lo stesso informa che al 3 novembre risultano 207.329 trattamenti di cassa integrazione dei quali il 73% si riferisce a richieste di CIG di ottobre, solo il 9% a domande pervenute tra maggio e luglio.
Sono 12.116 i lavoratori ancora da pagare, o meglio, come informa INPS, quelli in attesa di un primo pagamento.
Il problema fondamentale, come sottolinea il quotidiano economico, riguarda le aziende che hanno anticipato la cassa integrazione, in attesa di una risposta da parte di INPS, e che potrebbero trovarsi ad affrontare problemi di liquidità a causa dei ritardi nei pagamenti da parte dell’Istituto per il recupero.
Come evidenzia Confindustria, con le restrizioni delle attività, meno liquidità per le aziende significa problemi anche per i lavoratori.
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