Cassa integrazione ordinaria e in deroga: prima di fare domanda è necessario l’uso e lo smaltimento delle ferie e dei permessi maturati dai dipendenti? Sebbene il Decreto Cura Italia non contenga specifiche indicazioni, per l’accesso alla CIGO e alla CIGD si applicano le regole ordinarie. Vediamo quali.
La cassa integrazione - ordinaria ed in deroga - diventa inevitabilmente una delle protagoniste dell’emergenza coronavirus, anche alla luce dell’ultimo DPCM del 22 marzo 2020 che blocca le attività lavorative non essenziali.
Lo stop alla quotidianità, necessario per evitare che aumentino i contagi da Covid-19, si è trasformato per molti in un congelamento dell’ordinaria attività lavorativa.
Il Decreto Cura Italia viene incontro ai datori di lavoro e ai dipendenti che hanno dovuto fare i conti con riduzioni e sospensioni, con la promessa che nessuno perderà il lavoro a causa del coronavirus.
Una domanda che si pongono in tanti riguarda tuttavia la procedura per poter fare domanda e le regole da seguire. Nello specifico, è necessario che il dipendente abbia esaurito i giorni di ferie ed i permessi ROL prima di accedere alla cassa integrazione?
Le regole da seguire, sebbene non espressamente riportate nel Decreto n. 18 del 17 marzo 2020, dovrebbero essere quelle ordinarie. Nelle prime istruzioni pubblicate dall’INPS non si fa riferimento a deroghe specifiche in merito al preventivo smaltimento dei giorni di ferie maturati dai dipendenti.
Cassa integrazione in deroga: uso delle ferie prima di fare domanda di CIGD
Lo smaltimento dei giorni di ferie maturati dal dipendente è previsto espressamente come strumento da utilizzare prima dell’accesso alla cassa integrazione in deroga.
Il decreto del Ministero del Lavoro e del MEF del 1° agosto 2014 stabilisce, testualmente, che:
“Allo scopo di fruire dei trattamenti di integrazione salariale in deroga l’impresa deve avere previamente utilizzato gli strumenti ordinari di flessibilità, ivi inclusa la fruizione delle ferie residue.”
L’uso delle ferie maturate e dei permessi è quindi obbligatorio, ed il lavoratore non potrà opporsi alla decisione del datore di lavoro di collocarne la fruizione nel periodo di sospensione dell’attività lavorativa causata dal Covid-19.
Sarà possibile invece concordare con l’azienda l’utilizzo preventivo dei giorni di permesso per salvaguardare, ove possibile, le ferie maturate nel corso dell’anno.
Ricordiamo che la scelta del periodo di ferie da accordare al dipendente spetta all’imprenditore, in considerazione dell’esigenza dell’impresa (nonché degli interessi del prestatore di lavoro).
Lo stato emergenziale causato dal coronavirus e la sospensione temporanea di molte attività produttive giustifica quindi la scelta dell’imprenditore di collocare i lavoratori dipendenti in ferie.
Una scelta che si rafforza considerando le indicazioni contenute nel DPCM dell’8 marzo 2020, con il quale ai datori di lavoro veniva raccomandato di promuovere la fruizione di ferie e periodi di congedo ordinario da parte dei dipendenti.
Una raccomandazione che oggi si trasforma in obbligo per tutte quelle attività che, per loro natura, non possono svolgersi con modalità di smart working.
Cassa integrazione ordinaria, possibile il posticipo delle ferie
Se per la cassa integrazione in deroga c’è una norma specifica che autorizza le ferie forzate, così non è per la CIGO, cassa integrazione ordinaria.
Al contrario, è stato il Ministero del Lavoro ad aprire alla possibilità per il datore di lavoro di differire la fruizione delle ferie nel caso di cassa integrazione a zero ore.
Come evidenziato dall’INPS nella circolare 139/2016, in caso di sospensione totale dell’attività lavorativa, il datore di lavoro può fruire immediatamente della CIGO e posticipare per ciascun lavoratore coinvolto lo smaltimento delle ferie residue già maturate alla data di presentazione della domanda e quelle infra-annuali in corso di maturazione.
Cassa integrazione, nel protocollo Governo-sindacati la richiesta di salvaguardare ferie e permessi
Alle regole ordinarie si contrappone tuttavia la situazione straordinaria causata dalla diffusione del coronavirus.
Alle indicazioni sopra riportate si aggiunge il protocollo condiviso di regolamentazione firmato dal Governo e dai sindacati il 14 marzo 2020, il quale prevede di:
“utilizzare in via prioritaria gli ammortizzatori sociali disponibili nel rispetto degli istituti contrattuali (par, rol, banca ore) generalmente finalizzati a consentire l’astensione dal lavoro senza perdita della retribuzione”
La richiesta è quindi quella di salvaguardare gli istituti di flessibilità, tra cui ferie e permessi, e favorire l’accesso prioritario agli ammortizzatori sociali.
Tra il dire ed il fare c’è però un abisso. Le risorse stanziate a copertura della cassa integrazione sono ad oggi tutt’altro che idonee per salvaguardare gli stipendi dei lavoratori lasciati a casa per il coronavirus.
La situazione è tuttavia ancora incerta, e sarà l’attesa circolare INPS a fornire le indicazioni esatte che datori di lavoro e dipendenti dovranno seguire.
© RIPRODUZIONE RISERVATA