Matteo Salvini torna alla carica per la castrazione chimica in caso di reati di violenza sessuale: ecco cos’è, come funzione e in quali Paesi è in uso. Ok del governo a un odg della Lega al ddl Sicurezza.
La castrazione chimica come soluzione contro la violenza sessuale. Da tempo questa è la strada che Matteo Salvini ha deciso di intraprendere per porre un freno a queste barbarie compiute contro le donne.
In passato Matteo Salvini ha dichiarato che “se stupri una donna o un bambino hai evidentemente un problema: la condanna in carcere non basta meriti di essere curato”.
La soluzione per Salvini così sarebbe la castrazione chimica, con il governo che durante la discussione sul ddl Sicurezza ha accolto l’ordine del giorno - firmato dal leghista Igor Iezzi - sull’apertura di una commissione o un tavolo tecnico che possa valutare, nel rispetto dei principi costituzionali, in caso di reati di violenza sessuale, la possibilità per il condannato di aderire con il suo consenso a percorsi di assistenza sanitaria, sia psichiatrica sia farmacologica, anche con un eventuale trattamento di blocco androgenico.
La castrazione chimica però, già contestata nel 2019 dall’attuale ministro della Giustizia Carlo Nordio, non piace anche alla deputata del Pd Laura Boldrini: “Col parere favorevole del governo, la maggioranza ha anche approvato un ordine del giorno per istituire un tavolo tecnico che valuti l’introduzione della castrazione chimica in Italia, non solo riportando il Paese ai tempi delle punizioni corporali, ma negando la natura stessa dello stupro che non ha nulla a che vedere con l’impulso e il desiderio sessuale e molto con l’odio, il dominio e la sopraffazione”.
Ma cos’è la castrazione chimica? Come funziona? In quali Paesi è adottata per contrastare la violenza sessuale? Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza in merito a una questione molto complessa e delicata.
Castrazione chimica: cos’è e come funziona
Per poter giudicare la battaglia che Matteo Salvini vorrebbe portare al più presto in Parlamento, bisogna capire che cos’è la castrazione chimica, come funziona, quali sono i suoi effetti e qual è la sua durata.
In antichità la castrazione consisteva nell’asportazione delle gonadi, prendendo il nome di orchiectomia negli uomini e ovariectomia nelle donne. Queste due pratiche al momento vengono eseguite solo per scopi terapeutici o nel percorso per il cambiamento di sesso.
La castrazione chimica invece viene utilizzata come una misura di prevenzione della reiterazione di violenze sessuali, attraverso la riduzione della libido, della pulsione e della funzionalità sessuale.
La terapia negli uomini - solitamente non definitiva - consiste nell’inibire la produzione dei testosteroni ovvero l’ormone maschile responsabile degli impulsi sessuali. I farmaci utilizzati solitamente sono gli anti-gonadotropinici, gli anti-androgeni non-steroidei, gli antipsicotici, gli antidepressivi SSRI e gli agonisti dell’ormone di rilascio delle gonadotropine.
Gli effetti sono quelli dell’abbassamento del desiderio sessuale e della disfunzione erettile, ma il trattamento può provocare anche vampate di calore, osteoporosi, diabete e un aumento dei rischi di infarto.
In sostanza la castrazione chimica è una punizione inferta a chi ha commesso un reato di violenza sessuale, soprattutto se incapace di controllare la propria pulsione, andando a interferire nella funzionalità sessuale.
In che Paesi è prevista la castrazione chimica
Sono diversi i Paesi che prevedono nella propria legislazione il possibile ricorso alla castrazione chimica. Sono soltanto due gli Stati però dove viene applicata senza il consenso del condannato se reo di violenza sessuale su minori*:
- Russia,
- Polonia.
Questi sono i Paesi invece dove la castrazione chimica è prevista come trattamento medico e nel contesto di un percorso riabilitativo o come parziale alternativa alla reclusione*:
- Stati Uniti,
- Regno Unito,
- Israele,
- Russia,
- Polonia,
- Nuova Zelanda,
- Portogallo,
- Svezia,
- Finlandia,
- Germania,
- Danimarca,
- Norvegia,
- Belgio,
- Francia.
*Fonte Wikipedia
Come si può vedere sono molti i Paesi che in qualche modo prevedono l’utilizzo della castrazione chimica e, spesso, sono gli stessi colpevoli di violenza sessuale a richiedere il trattamento magari anche per sperare in uno sconto di pena.
Le critiche
Da anni è in corso un acceso dibattito nel mondo politico e della scienza sull’utilità o meno della castrazione chimica come misura preventiva per ridurre i casi di violenza sessuale. Per prima cosa resta il fatto che il trattamento verrebbe effettuato solo a chi già ha commesso il reato.
Poi c’è la questione della durata dell’effetto: per diversi esperti l’effetto del trattamento si andrebbe a esaurire un paio di mesi dopo la fine della somministrazione dei farmaci.
Rendere un uomo sessualmente “innocuo” poi non vuol dire avere la garanzia che questo non possa compiere atti di violenza di altro genere, visto che ormai è assodato di come lo stupro sia un reato di odio dove non c’è nulla di erotico: il problema sarebbe nel cervello di chi commette violenza e non nel suo organo genitale.
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