La legge delega sulla riforma fiscale prevede dei premi per i Comuni che rintracciano immobili abusivi e li dichiarano al catasto. Ma siamo sicuri che gli incentivi contro l’evasione siano una novità?
La revisione del catasto è uno dei punti principali della legge delega sulla riforma fiscale, che in quanto tale stabilisce solo le linee guida, saranno poi i decreti attuativi a declinare i principi fondamentali.
La riforma del catasto si basa innanzitutto sulla predisposizione di strumenti per facilitare il processo di classamento degli immobili non censiti (o mal censiti). Per i comuni sono previsti incentivi che valorizzino le attività di accertamento.
In realtà, però, questi premi per i comuni che collaborano con l’Agenzia delle Entrate nella lotta all’evasione fiscale, non sono una novità: questi incentivi sono già previsti da almeno una decina d’anni, ma sono rimasti inattuati.
Catasto ed evasione fiscale: i premi per i Comuni
L’articolo della legge delega destinato alla riforma del catasto è il numero 7, “Modernizzazione degli strumenti di mappatura degli immobili e revisione del catasto fabbricati”.
Nell’articolo si legge che il primo passo sarà innanzitutto prevede strumenti, sia per i Comuni che per l’Agenzia delle Entrate, per facilitare e accelerare l’individuazione e il corretto classamento degli immobili non censiti, dei terreni edificabili accatastati come agricoli e degli immobili abusivi.
Proprio per quest’ultima categoria di immobili, la legge delega prevede che vengano individuati “specifici incentivi e forme di trasparenza e valorizzazione delle attività di accertamento svolte dai comuni in quest’ambito”.
In breve quindi la legge delega prevede che ci siano dei premi per i Comuni che trovano e accastano correttamente edifici abusivi.
Il secondo passaggio prevede:
“strumenti e moduli organizzativi che facilitino la condivisione dei dati e dei documenti, in via telematica, tra l’Agenzia delle Entrate e i competenti uffici dei comuni nonché la loro coerenza ai fini dell’accatastamento delle unità immobiliari.”
Il punto dedicato alla riforma del catasto però non prevede delle novità assolute in nessuno dei due punti: già esistono strumenti di collaborazione tra Agenzia delle Entrate e Comuni, così come già ci sono (in teoria) dei premi per i Comuni.
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Il Sole 24 Ore dell’11 ottobre ricorda che ci sono in essere già una serie di strumenti normativi, per esempio:
- la legge 311/2004 al comma 336 riguarda gli immobili non dichiarati al catasto, o dichiarati in modo non conforme alla situazione di fatto;
- il Dl 4/2006 all’articolo 34-quinquies prevede l’invio dei Docfa ai Comuni, che poi dovrebbero verificare la loro coerenza con informazioni e atti in loro possesso;
- la legge 662/1996 all’articolo 3 comma 58 riguarda classamenti non aggiornati, o palesemente non congrui rispetto ai fabbricati similari e con le medesime caratteristiche;
- il Dlgs n. 23/2011 prevede, all’articolo 2 comma 12, l’aumento degli importi delle sanzioni amministrative per l’inadempimento degli obblighi di dichiarazione all’Agenzia degli immobili e delle variazioni di consistenza o destinazione. Nello specifico:
“A decorrere dal 1° maggio 2011, gli importi minimo e massimo della sanzione amministrativa prevista per l’inadempimento degli obblighi di dichiarazione agli uffici dell’Agenzia del territorio degli immobili e delle variazioni di consistenza o di destinazione dei medesimi previsti, rispettivamente, dagli articoli 28 e 20 del regio decreto-legge 13 aprile 1939, n. 652, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 agosto 1939, n. 1249, sono quadruplicati; il 75 per cento dell’importo delle sanzioni irrogate a decorrere dalla predetta data è devoluto al comune ove è ubicato l’immobile interessato.”
Ad oggi però queste somme non risultano versate ai Comuni, e parliamo di una norma entrata in vigore nel 2011: prima di introdurre nuovi meccanismi, forse si potrebbe pensare a far rispettare quelli che già ci sono.
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