Che succede se non voto, le conseguenze dell’astensione alle elezioni

Simone Micocci

08/06/2024

Elezioni europee (e amministrative), che succede se non voto? Ecco quali sono le vere conseguenze dell’astensione.

Che succede se non voto, le conseguenze dell’astensione alle elezioni

Cosa rischia chi non vota? È opinione comune che astenersi ripetutamente (dalle 5 alle 10 volte) dall’andare a votare possa comportare delle gravi conseguenze, come ad esempio il ritiro della tessera elettorale e la perdita del diritto di voto.

Per questo motivo, tante volte si va a votare più per obbligo che per la possibilità di manifestare la propria volontà durante un’elezione. Salvo poi, non sapendo chi votare, lasciare scheda bianca.

A tal proposito, visto che oggi hanno inizio le elezioni europee (che in alcune zone vengono affiancate dalle amministrative), è bene smentire queste convinzioni popolari: come vedremo di seguito, infatti, sul piano giuridico non rischia nulla chi non va a votare, indipendentemente dalla tipologia della competizione elettorale.

Non bisogna quindi credere alle fake news sull’astensione alle elezioni, per quanto è opportuno capire che esprimere il proprio voto è comunque fondamentale in quanto rappresenta l’unico momento (o quasi) in cui si partecipa attivamente alla vita politica e istituzionale del Paese.

Andare a votare, quindi, è importante ma non obbligatorio e, salvo il caso del referendum abrogativo valido solamente quando alle urne si è presentato un certo numero di elettori (il cosiddetto quorum), non ci sono neppure conseguenze sul risultato elettorale. Nel caso delle elezioni europee, politiche, o amministrative, invece, il non voto semplicemente viene considerato come tale: non è vero, quindi, che chi non si presenta favorisce la maggioranza, tuttavia ha ragione chi sostiene che astenersi rappresenta a tutti gli effetti una “non decisione”.

Con questo non significa che il diritto di voto non si possa perdere: esistono diverse situazioni, infatti, in cui un giudice può far venire meno il godimento dei diritti civili e politici del cittadino, ma tra queste non rientra l’astensione reiterata alle elezioni.

A tal proposito, ribadendo l’importanza di andare a votare - e di farlo informati, ad esempio consultando la nostra guida sui programmi delle elezioni europee 2024 - vediamo concretamente cosa prevedono le regole sul diritto di voto in Italia, quando si perde e le conseguenze per chi non si presenta alle urne.

Il diritto di voto secondo la Costituzione

I cittadini italiani dopo il compimento del 18° anno di età possono votare alle elezioni amministrative, politiche e ai referendum muniti di tessera elettorale e documento di identità valido. A 18 anni si può votare anche per l’elezione della Camera dei Deputati e, ma solo da qualche anno, del Senato (dove prima era richiesto un limite di età di 25 anni).

Il diritto di voto è previsto dall’articolo 48 della Costituzione:

“Sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età. Il voto è personale ed eguale, libero e segreto. Il suo esercizio è dovere civico. La legge stabilisce requisiti e modalità per l’esercizio del diritto di voto dei cittadini residenti all’estero e ne assicura l’effettività. A tale fine è istituita una circoscrizione Estero per l’elezione delle Camere, alla quale sono assegnati seggi nel numero stabilito da norma costituzionale e secondo criteri determinati dalla legge.”

Questo diritto non si perde neppure dopo anni di astensionismo, in quanto la Costituzione prevede anche che:

“Il diritto di voto non può essere limitato se non per incapacità civile o per effetto di sentenza penale irrevocabile o nei casi d’indegnità morale indicati dalla legge.”

Salvo i casi appena indicati, quindi, il diritto di voto si mantiene anche se non lo si esprime per diversi anni.

Chi non vota: significato e conseguenze politiche dell’astensionismo

Dunque non c’è alcuna conseguenza giuridica per chi non vota: non ci sono multe o sanzioni, e non si perde il diritto che si acquisisce automaticamente al compimento dei 18 anni (a meno che appunto non si commettano alcuni reati gravi o gravissimi).

E chi non vota non ha alcuna limitazione nei concorsi pubblici.

Tuttavia se un gran numero di persone rinuncia al voto vi possono essere delle conseguenze sul piano politico-istituzionale. Innanzitutto rinunciare a votare significa in molti casi disaffezione e disinteresse nei confronti della politica e della vita del Paese. Spesso chi non vota lo fa per protestare contro la corruzione o l’immobilità della classe politica oppure nella convinzione che andare a votare non cambia le cose.

Che succede se non voto a un referendum

C’è un’occasione, però, in cui anche non votando si incide sul risultato finale: ci riferiamo al referendum abrogativo, per il quale l’esito del voto viene considerato valido solamente al raggiungimento di un determinato quorum, ossia qualora alle urne si sia recato almeno il 50% (+1) degli aventi diritto.

Chi non vota al referendum abrogativo, dunque, rischia di contribuire al fallimento dello stesso. Di fatto, in questo caso anche astenendosi si sta esprimendo una propria preferenza.

Ricordiamo, invece, che il quorum non è richiesto nel referendum di tipo costituzionale.

Il diritto di voto nel passato

Ma da dove nasce la credenza secondo cui chi non vota rischia di perdere più di un diritto? Va detto che le cose non sono andate sempre come oggi, in quanto in passato chi non votava rischiava diverse conseguenze, talvolta anche gravi.

Ad esempio nel 1957 votare era un obbligo a cui nessun cittadino poteva sottrarsi secondo il Testo Unico delle Leggi sulle elezioni. Per spiegare meglio la situazione basti sapere che l’art. 115 recitava:

“L’elettore che non abbia esercitato il diritto di voto, deve darne giustificazione al sindaco. L’elenco di coloro che si astengono dal voto senza giustificato motivo è esposto per la durata di un mese nell’albo comunale. Per il periodo di cinque anni la menzione ’non ha votato’ è iscritta nei certificati di buona condotta”.

La norma è stata abrogata nel 1993; da più di 20 anni la situazione è cambiata radicalmente dal momento che per chi non vota non sono previste sanzioni o conseguenze. Spetta all’elettore decidere se e cosa votare e nessuna Istituzione può interferire con il libero arbitrio.

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