Emanuele Palumbo, in arte Geolier, si aggiudica il secondo posto a Sanremo 2024. Ma chi è il rapper, rivelazione del Festival della musica italiana?
Da Secondigliano al podio del Sanremo 2024. Emanuele Palumbo, in arte Geolier, è stato uno dei protagonisti indiscussi della kermesse musicale, aggiudicandosi in finale il secondo posto, dopo Angelina Mango vincitrice della 74° edizione del Festival.
Tra le rivelazioni di questo Festival, insieme a Mango, Ghali che, come Dargen, ha chiesto pubblicamente di cessare il fuoco in Palestina, BigMama, i Santi Francesi e molti altri; la partecipazione del rapper napoletano ha fatto discutere fin da subito per via della scelta di portare un brano interamente nel “suo” dialetto napoletano, in quanto diverso dal puro dialetto partenopeo, I p’ me, tu p’ te.
E se i commenti propriamente antimeridionalisti si sono sprecati - perché esiste una linea sottile ma evidente tra dissenso, critica e discriminazione - ciò che colpisce è che il “fenomeno Geolier” è un fenomeno tutto italiano più che napoletano, dato il picco di ascolti in tutte le regioni.
Tra hate speech e critiche, il rapper ha rivendicato l’utilizzo del proprio accento e della lingua, con la quale racconta nei suoi testi storie di vita e delle strade che ha attraversato, facendosi carico anche di realtà abbandonate, come quella del quartiere in cui è nato e cresciuto. Canzoni che hanno conquistato l’Italia intera, dal Sud al Nord, e che lo hanno condotto tra i Big in gara sul palco dell’Ariston.
Scopriamo di più su di lui e la sua vita. Ecco chi è, qual è la sua storia, perché si può parlare di un fenomeno nazionale e perché l’utilizzo dei dialetti è una questione politica.
Chi è Geolier, la rivelazione di Sanremo 2024: la carriera
Geolier è il nome d’arte di Emanuele Palumbo e viene dal francese e significa “secondino”, che è anche il modo in cui vengono chiamati gli abitanti di Secondigliano. Classe 2000, Geolier è nato e cresciuto a Secondigliano, un quartiere di Napoli noto per essere stato teatro di guerre e guerriglie tra clan camorristi e di cui si denuncia spesso lo stato di abbandono.
È proprio qui che il rapper ha iniziato a produrre la sua musica, diventata nota in tutta Italia. Le sue origini si riflettono fin dal primo singolo, uscito nel 2018, dal titolo P Secondigliano, diventato subito virale. A questo sono seguiti altri brani di successo come Queen e Mexico. Nel 2019 il cantante firma un contratto con la casa discografica BFM Music, pubblicando il suo primo disco - di platino - Emanuele, nel quale collabora anche con firme importanti del mondo rap come Emis Skilla.
Il secondo disco Il coraggio dei bambini è indicato da Rolling Stone Italia come terzo nella classifica i trenta migliori album italiani del 2023. Anche qui le collaborazioni sono numerose: Sfera e Ebbasta, Gué Pequeno, Lazza, con il quale insieme a Takagi & Ketra collabora al famoso pezzo Chiagne.
Non solo, Geolier inizia una collaborazione anche con Gigi D’Alessio. E così collezionando successi, nel giro di pochissimi anni, è tra i più giovani concorrenti in gara al Festival di Sanremo 2024, vincendo il secondo posto.
Sanremo 2024, chi è Geolier: la vita e la storia del rapper
Cresciuto in periferia, l’artista ha raccontato che fin dai banchi di scuola si accorse che le strade da percorrere erano solo due: quella della microcriminalità oppure quella del riscatto attraverso la musica.
La carriera di Emanuele Palumbo racconta infatti del percorso di un ragazzo di una periferia napoletana abbandonata che ha scommesso tutto sulla musica dando una svolta alla sua vita. La sua storia è spesso lo sfondo se non il focus dei suoi brani.
Come svelato in alcune interviste, Geolier - come molti giovani in periferia - ha iniziato a lavorare mentre si trovava ancora tra i banchi di scuola, per poi abbandonare definitivamente gli studi. È poi per la musica che Geolier ha deciso di lasciare il suo lavoro in una fabbrica di lampadari per dedicarsi completamente ai suoi testi e alla sua carriera. Una scelta azzardata ma vincente.
Geolier è un fenomeno italiano non solo napoletano: il dialetto è una questione politica
La partecipazione di Geolier al Festival di Sanremo non ha solo suscitato critiche e dubbi, ma ha sollevato anche il velo sull’antimeridionalismo - ancora difficile da debellare in alcuni casi.
In molti hanno lamentato la scelta del rapper di portare un pezzo interamente in napoletano con commenti che più che essere critiche insultano ancora una volta la scelta di chi decide di utilizzare il proprio dialetto - meridionale. Frasi quali “canta in italiano, che l’africano non lo capiamo”, “il televoto comprato coi soldi del reddito di cittadinanza” oppure il classico commento che invita a togliere il diritto di voto da “Roma in giù”. Commenti che vanno al di là del dissenso che può invece essere espresso anche con i fischi come si fa da sempre a teatro per quanto scelta poco elegante.
Eppure, il “fenomeno Geolier” non è prettamente locale e il dialetto non è una barriera. Anzi considerarlo tale è frutto di un bias figlio di un pregiudizio di tipo territoriale e musicale. Eppure, i dati sono chiari, come spiegato da Domenico Giordano a Fanpage, data analyst di Arcadiacom.it i dati mostrano un pubblico sparso in tutta Italia, con la Lombardia in testa.
E poi bisogna considerare i testi. Il dialetto è lo strumento politico con il quale Geolier non solo rivendica le sue radici, ma parla alle generazioni di giovani e giovanissimi di periferie abbandonate come Secondigliano, Caivano e nel resto d’Italia. Periferie abbandonate dalle istituzioni, dove cresce la povertà e dove l’unico mezzo di sopravvivenza, scelta obbligata per molti residenti è la microcriminalità organizzata. Eppure, come dimostra Geolier, anche tra quelle colate di cemento la possibilità di un riscatto c’è ed è possibile. Un riscatto che può giungere ai giovani di tutta Italia da Nord a Sud - o come preferisce l’artista dal “Sud al Nord”.
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