Il Parco Verde Caivano è oggi la più grande piazza di spaccio d’Europa. Ecco perché, dove si trova e qual è la sua storia
Alle porte di Napoli, nel quartiere di Caivano (Comune da 37mila abitanti), “Parco Verde”, la droga scorre per le strade.
Piazza di spaccio più grande d’Europa, il Parco Verde di Caivano è famoso per essere diventato una vera rocca forte della criminalità organizzata, dove a comandare è solo la Camorra.
Quell’agglomerato di case nelle campagne è diventato negli anni luogo ideale per la criminalità, dove poter istituire ogni tipo di traffico illegale e che negli ultimi tempi è tornato al centro della cronaca per il caso di due cuginette abusate e violentate da un gruppo di adolescenti dell’hinterland napoletano. Caso sul quale il capo clan di Parco Verde ha imposto il silenzio.
Quartiere, se non Comune abbandonato, la storia del Parco Verde doveva essere diversa. Nato come quartiere popolare, simbolo di rinascita, è oggi il luogo dove lo Stato non riesce a penetrare e da dove si alza il grido di Don Patriciello, il prete anti-Camorra che lotta contro l’inquinamento della Terra dei Fuochi, che danni anni chiede alle istituzioni di non abbandonare il territorio e i cittadini. Ecco dove si trova e qual è la storia del “quartiere della droga”.
Parco Verde Caivano: dove si trova e qual è la sua storia
A Nord di Napoli nelle campagne, alla periferia dei più grandi centri urbani di Caserta e Aversa, il Parco Verde Caivano è una colata di cemento, un agglomerato di case, un fortino della Camorra che ha reso questo quartiere la piazza di spaccio più grande d’Europa.
Eppure, la storia del Parco Verde Caivano doveva avere un epilogo completamente diverso. Il quartiere nasce negli anni ’80 e fu costruito con i fondi messi a disposizione dallo stato - 1.500 miliardi di lire - dopo il terremoto dell’Irpinia, che in Campania fece quasi 3mila vittime.
Il quartiere nasceva come simbolo di rinascita e speranza, per dare una casa a oltre 300mila sfollati. Eppure, dove scorre il denaro arriva la criminalità organizzata. Il Parco Verde Caivano divenne fin da subito oggetto e territorio di speculazione edilizia, che ha portato alla nascita di enormi palazzi anonimi e ravvicinati, privi di servizi.
Abitazioni che avrebbero dovuto essere provvisorie, per poi essere riqualificate e assegnate, e che invece sono diventate permanenti. Diventando case da lasciare in eredità o luoghi da essere occupati con forza dalla Camorra.
Parco Verde Caivano, perché oggi è covo della criminalità: dov’è lo Stato?
Oggi il Parco Verde Caivano è tristemente famoso per terribili eventi di cronaca e per essere diventato la piazza si spaccio più grande d’Europa.
Ancora impresse nella memoria le tragiche morti di Antonio Giglio, 4 anni nel 2013, e quella di Fortuna Loffredo, 6 anni nel 2014, entrambi precipitati dalle finestre di un palazzo per mano di Raimondo Caputo. Non solo. Il quartiere è stato teatro anche dello stupro di due cuginette di 10 e 12 anni, avvenuto a luglio 2023, da parte di un gruppo di sei adolescenti, di cui solo l’unico maggiorenne è stato per ora arrestato. Evento sul quale il capo clan del quartiere ha imposto un silenzio omertoso.
Tra spaccio, abusi e violenze, il prete Don Patriciello ricorda che questi sono solo il risultato di un contesto di abbandono e di forte degrado, ma come si è giunti a questo?
Dopo la nascita del quartiere, il Parco Verde Caivano è diventato un vero e proprio ghetto, una “diretta succursale delle piazze di spaccio di Scampia e Secondigliano”, come spiegano in un servizio di La 7, zone queste da troppo tempo sotto i riflettori e al centro delle indagini delle forze dell’ordine.
In poco tempo il complesso popolare alle porte di Napoli è diventato un mondo a sé, diviso da mura e cancelli: un vero covo della criminalità. All’interno del quartiere si trovano due scuole, la chiesa di Don Patriciello, e persino un presidio dell’Asl Napoli 2 Nord. Ma a comandare qui è la criminalità organizzata.
Stando alla mappa della Camorra aggiornata nel 2023, a Caivano lo spaccio di droga, che conta ben 14 punti, risulta gestito dal clan Sautto-Ciccarelli, e dal quale il boss Nicola Sautto guadagna oltre 130mila euro al mese. In un territorio abbandonato dalle istituzioni e dove cresce la povertà, l’unico mezzo di sopravvivenza, scelta obbligata per molti residenti del quartiere, è l’attività di spaccio. Attività che ogni anno coinvolge sempre più giovani adolescenti che, se non recuperati, rimangono intrappolati in questo mondo e spesso con epiloghi tragici.
Ancora sono frequenti scene di guerriglia. Infatti, nel periodo in cui il traffico di droga era conteso tra Massimo Gallo e Antonio Ciccarelli, i killer del primo si asserragliarono per settimane in una scuola media armati di kalashnikov. Scena che testimonia il radicamento della Camorra in questo quartiere, che non solo si appropria di spazi pubblici e privati ma che si sostituisce allo Stato, infiltrandosi lì dove non arrivano le istituzioni. Basti pensare che al Parco Verde di Caivano, persino la pulizia delle strade è gestita dai clan camorristi.
Caivano, i tentativi di un quartiere che prova a salvarsi da solo, ma dove non arriva lo Stato arriva la Camorra
Eppure, nonostante la Camorra la faccia da padrona, qualcosa si muove nel Parco Verde Caivano. Il quartiere prova a salvarsi con tentativi di riqualificazione: dalla realizzazione di un’area giochi, l’insediamento di una stazione dei Carabinieri nel 2022 e alla creazione di Una stanza tutta per sé centro antiviolenza.
Ma chi si è realmente fatto carico della lotta alla Camorra e all’inquinamento della Terra dei fuochi è don Maurizio Patriciello, il prete anti-Camorra che ormai vive sotto scorta, e che è riuscito ad unire il quartiere, arrivando al Presidente della Repubblica all’epoca Napolitano, al Papa, portando in piazza oltre 100mila persone.
Ma se questi tentativi danno speranza per un quartiere devastato dal radicamento della criminalità, purtroppo non bastano: dov’è lo Stato? Lo stesso Don Patriciello ha più volte denunciato lo stato di abbandono del Parco Verde Caivano da parte delle istituzioni. Serve ripeterlo come un mantra: dove non arriva lo Stato arriva la Camorra, che si sostituisce in tutto e per tutto.
Per poter davvero salvare il Parco Verde Caivano, servono interventi massicci delle istituzioni: una riqualifica edilizia; aiuti economici per le famiglie più disagiate, Don Patriciello ha raccontato che sempre più famiglie bussano alle sue porte perché non sono in grado di “comprare un litro di latte”, famiglie che finiscono nel mirino dei clan camorristi.
Ancora è necessaria la presenza sul territorio non solo delle forze dell’ordine ma di centri di ritrovo, centri culturali per la collettività - la chiesa di Don Patriciello da sola purtroppo non basta - dove poter accogliere gli abitanti, “levando dalla strada” i più giovani, che sempre più spesso finiscono in mano alla Camorra. È solo dai luoghi di ritrovo della collettività che si può abbattere quella cultura omertosa che nutrono la Camorra e le altre criminalità organizzate.
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