La storia di Gisèle Pelicot ha colpito molto non solo la Francia, ma il mondo intero: ecco perché il marito è stato condannato a 20 anni di carcere nel processo per gli stupri di Mazan.
Chi è Gisèle Pelicot? Una domanda che in molti si potrebbero fare leggendo i titoli dei giornali, ma questa donna per il coraggio dimostrato meriterebbe di comparire nei libri di storia e la sua vicenda, non a caso, ha procurato un grosso eco mediatico in Francia e nel resto del mondo.
Purtroppo il nome di Gisèle Pelicot è legato a una vicenda ignobile, rinominata come gli stupri di Mazan: la donna infatti per anni avrebbe subito violenze sessuali da parte del marito Dominique Pélicot e da decine di altri uomini il tutto mentre era in uno stato di incoscienza.
Per anni Dominique Pélicot ha drogato la moglie, invitando poi uomini conosciuti in rete a violentare la moglie insieme a lui. Violenze che sono state filmate e custodite all’interno di una chiavetta usb che è stata trovata dagli inquirenti dopo che l’uomo era stato denunciato per aver fatto dei video sotto le gonne di alcune donne all’interno di un supermercato.
Gisèle Pelicot non si è mai accorta di nulla anche per le particolari accortezze del marito - agli altri violentatori chiedeva di non fumare o usare profumi -, tanto che i figli temevano che i suoi vuoti di memoria fossero dovuti a un principio di Alzheimer, ignari invece che fossero dovuti dall’essere continuamente drogata.
In questi mesi però è emerso anche il coraggio di Gisèle Pelicot, che ha rifiutato che il processo contro il marito e suoi complici si svolgesse a porte chiuse per permettere che questa vicenda accendesse i riflettori sulle violenze commesse nei confronti delle donne.
Chi è Gisèle Pelicot
Gisèle Pelicot è nata nel 1951 in Germania - suo padre era un soldato francese - trasferendosi poi in Francia all’età di cinque anni. Nel 1971 ha incontrato Dominique Pélicot, suo futuro marito che con alterne fortune negli anni ha lavorato come elettricista e agente immobiliare.
Dal loro matrimonio sono nati tre figli, con Gisèle che ha lavorato a lungo in un’azienda dove ha conosciuto un collega con cui ha intrattenuto una relazione extraconiugale. Quando il marito l’ha scoperto la coppia si è separata, per poi riavvicinarsi tanto che nel 2007 si sono sposati di nuovo.
I coniugi hanno vissuto a lungo vicino Parigi, per decidere poi di trasferirsi nel 2013 a Mazen, nel Sud della Francia non lontano da Avignone, quando entrambi sono andati in pensione. Una sorta di bonne retraite che però si è trasformato in un incubo.
Gisèle infatti non è venuta a conoscenza che il marito nel 2010 fu fermato per aver scattato una foto sotto la gonna di una donna in un supermercato, con l’uomo che poi se l’è cavata pagando una multa da 100 euro.
La donna però soprattutto ha ignorato per anni - dal 2011 al 2020 per l’esattezza - cose invece le stesse accadendo, con l’agghiacciante verità che come spesso accade è emersa in maniera quasi fortuita.
Le violenze sessuali e il processo
Gisèle Pelicot negli ultimi anni ha sofferto di amnesie, forti giramenti di testa e di infezioni intime a cui non riusciva a dare spiegazioni. Tutto invece aveva avuto inizio nel 2011 quando alla donna è stato prescritto un farmaco, il lorazepam che solitamente viene utilizzato per favorire il sonno.
Dominique Pélicot così ha iniziato ad aggiungere il farmaco anche nel cibo e nelle bevande della moglie che, drogata, precipitava a quel punto in uno stato di incoscienza. In quei momenti il marito così ha iniziato a violentare la donna, immortalando il tutto e postando il materiale in una chat che in seguito è stata chiusa dagli inquirenti.
Gli stupri sono iniziati a Parigi e poi proseguiti a Mazan, con l’uomo che poi avrebbe iniziato a invitare decine di uomini conosciuti in quella chat - alla fine ne sono stati 72 - per assistere o partecipare alle violenze.
Se nel 2020 Dominique Pélicot non fosse stato sorpreso di nuovo a filmare le parti intime di donne in luoghi pubblici, tutto questo orrore probabilmente non sarebbe mai emerso.
Quando gli inquirenti hanno perquisito l’abitazione della coppia è spuntata fuori la chiavetta usb dove l’uomo teneva custodite foto e video delle violenze sulla moglie; solo in quel momento Gisèle Pelicot si è resa conto di quello che aveva subito.
Dopo aver deciso subito di divorziare dal marito, la donna si è opposta al far svolgere il processo a porte chiuse “ho capito che non avevo nulla di cui vergognarmi”, il tutto affinché diventasse un simbolo e fosse d’aiuto per prevenire altri casi di violenza.
Al termine del processo di primo grado, Dominique Pélicot è stato condannato a 20 anni di carcere e, nonostante abbia ammesso le proprie responsabilità, potrebbe fare appello. Insieme a lui il Tribunale di Avignone ha condannato altri 50 uomini che hanno preso parte agli stupri a pene comprese tra i 3 e i 13 anni.
Alcuni giorni fa la BBC ha inserito Gisèle Pelicot nella lista delle 100 donne più influenti e d’ispirazione al mondo per il 2024, con il suo caso che in Francia ha dato vita a un serrato dibattito con il governo pronto a inasprire le pene e a mettere in campo campagne di sensibilizzazione sul tema della violenza contro le donne.
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