La condanna all’ergastolo di Ratko Mladic è stata confermata dal tribunale dell’Aja. Ecco come il generale serbo si è guadagnato il truce soprannome.
Con sentenza definitiva, la Corte penale internazionale dell’Aja ha confermato in appello la condanna all’ergastolo per Ratko Mladic, chiamato il boia di Srebrenica. Per il generale serbo si tratta di una sentenza definitiva, senza possibilità di ulteriore ricorso. Vediamo chi è Mladic e quali sono le terribili azioni che gli hanno fatto guadagnare il truce soprannome.
Chi è Ratko Mladic
Ratko Mladic, ormai vicino agli 80 anni, si è sempre definito “un uomo semplice” scelto dal destino per proteggere la sua gente. Molti serbi ancora oggi lo rispettano, ma i suoi crimini sono i peggiori compiuti in Europa sin dalla Seconda Guerra Mondiale.
In particolare, Mladic è noto soprattutto per il massacro di circa 8.000 uomini e ragazzi musulmani a Srebrenica, nel 1995. Secondo la Corte dell’Aja, il genocidio è stato orchestrato proprio dal leader militare Mladic e dalla sua controparte politica, Radovan Karadzic. In un video dell’epoca, si vede il generale rassicurare un bambino musulmano poco prima che i suoi soldati massacrino migliaia di civili.
In delle riprese di poco successive, lo si vede tornare in una deserta Srebrenica, mentre dice alla telecamera: “Diamo questa città al popolo serbo in dono”.
Nel corso dell’udienza d’appello, l’anno scorso, Mladic aveva dichiarato: “Il destino mi ha messo nella posizione di difendere il mio Paese che voi, potenze occidentali, avevate devastato con l’aiuto del Vaticano e della mafia occidentale”.
Negli anni ‘90, il generale formò un triumvirato nazionalista serbo con Karadsic e l’ex presidente della Yugoslavia Slobodan Milosevic, scatenando un’ondata di purghe etniche per ridisegnare la cartina della regione.
Mladic assediò la capitale della Bosnia, Sarajevo, per oltre tre anni. I suoi cecchini uccisero migliaia di donne, uomini e bambini nelle loro case e nelle loro strade.
Mladic, Biden: “Sentenza storica”
La sua ultima richiesta prima del trasferimento presso il tribunale è stata di visitare la tomba della figlia Ana, morta suicida nel 1994 a 23 anni. La famiglia di Mladic lo nega, ma secondo alcune testimonianze si sarebbe tolta la vita per la vergogna dei crimini del padre.
Per il presidente statunitense Joe Biden, “questa storica sentenza mostra che coloro che commettono crimini orribili saranno considerati responsabili e rafforza la nostra comune risolutezza nel prevenire che future atrocità accadano in qualsiasi parte del mondo”.
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