Morto durante l’arresto dei carabinieri di Firenze nella notte tra il 2 e 3 marzo 2014, Riccardo Magherini è lo sfortunato protagonista di una vicenda che resta oscura e senza responsabili
Ci sono casi di cronaca nera molto meno attenzionati di altri, malgrado presentino gli stessi tratti oscuri e irrisolti delle vicende più note.
Rientra esattamente in questo elenco - più che mai sfortunato - il caso Riccardo Magherini, trentanovenne morto nella notte tra il 2 e il 3 marzo del 2014 a Firenze, durante le operazioni di fermo e arresto da parte dei carabinieri.
In piena crisi di panico e sotto l’effetto di stupefacenti, Magherini muore per arresto cardiaco mentre i carabinieri lo tengono immobilizzato in attesa dell’arrivo dell’ambulanza.
Il 15 novembre del 2018 la Cassazione ha assolto i tre uomini dell’Arma coinvolti nella vicenda e accusati di omicidio colposo in quanto “il fatto non costituisce reato”.
La sentenza ha scatenato una lunga serie di discussioni. Vediamo allora chi era Riccardo Magherini e ripercorriamo le circostanze che lo hanno portato alla morte.
Chi era Riccardo Magherini?
39 anni, toscano, un passato da calciatore nelle giovanili della Fiorentina.
Da poco separato dalla moglie, ha un figlio piccolo.
La sera del 3 marzo, dopo una cena con gli amici, è ancora in strada quando viene colto da un attacco di panico, forse provocato o aggravato dall’assunzione di cocaina e alcol. Si agita molto, crede di essere seguito, comincia a cercare aiuto ma manca completamente di razionalità, finisce per spaventare diversi passanti.
Dopo mezzanotte, chiama un taxi e chiede di essere accompagnato a casa della madre, ma a questo punto ha un battibecco con il tassista, lo aggredisce fisicamente, lo accusa di essere “un suo nemico”.
Il tassista si libera dalla presa di Magherini e abbandona la vettura impaurito, così Riccardo, sempre più scosso, prosegue a piedi. Ferma diverse vetture, crede di avere dei malintenzionati alle calcagna e vuole un aiuto, ma finisce per diventare violento: rompe la porta a vetri di un locale e strappa il telefono dalle mani di un cameriere.
Una volta fuori, si accascia a terra e - in stato confusionale - cerca di proteggersi da non si sa cosa. È passata da qualche minuto l’una di notte quando i carabinieri, allertati da due telefonate al 112 e al 113, intervengono.
Intanto Magherini, dopo pochi secondi di apparente calma in cui restituisce il telefono sottratto a uno degli inservienti, oppone resistenza all’arresto e viene così immobilizzato.
È esattamente l’1.21 del 3 marzo quando una telefonata alla centrale annuncia il fermo di Magherini, immobilizzato, e anticipa la necessità di un’ambulanza.
Da questo momento però subentrano i punti oscuri.
Riccardo non è calmo ma è bloccato a terra, non può reagire. Malgrado questo, 10 testimoni diversi, sentiti separatamente, riferiscono di numerosi calci al fianco dell’uomo sferrati da un carabiniere.
Un altro carabiniere è invece impegnato a schiacciare il petto di Riccardo al suolo tramite la pressione del ginocchio sulla schiena, tanto che l’uomo urla di non riuscire a respirare, dice che “sta morendo”.
Esiste un video piuttosto completo e indicativo, che cattura buona parte del fermo e in cui si distingue uno dei testimoni che dice ai carabinieri “i calci no!”.
Magherini è ferito, non riesce a respirare e invoca l’ambulanza, un aiuto, dice che sta morendo.
Dal momento in cui viene immobilizzato fino all’arrivo dell’ambulanza trascorrono 12 minuti, un tempo infinito che l’uomo passa a manifestare le sue difficoltà respiratorie fino allo svenimento e la morte, che sopraggiunge con grossa probabilità circa 5 minuti prima dell’arrivo del soccorso medico, mentre il suo corpo è ancora schiacciato a terra dalla pressione del corpo di un carabiniere.
Magherini muore per arresto cardiaco agevolato da “asfissia posturale”, elemento che porta molto spesso a fare paragoni tra il suo caso e quello di Federico Aldrovandi.
In questo video messo insieme dalla trasmissione di La7 Bersaglio Mobile è possibile assistere ad alcuni degli istanti più significativi e controversi del fermo.
La recente morte di George Floyd ha lasciato emergere diverse similitudini con il caso Magherini. Tanto che, nell’iniziativa a ricordo della sua morte del 17 giugno, in piazza Santo Spirito a Firenze, tutti i manifestanti si sono messi in ginocchio, proprio come per il simbolo delle proteste statunitensi.
La sentenza della Cassazione sul caso Magherini
La Cassazione ha assolto i tre carabinieri perché “il fatto non costituisce reato”.
Ha così accolto l’impianto difensivo, secondo cui gli uomini dell’Arma non avevano elementi per comprendere cosa stesse accadendo all’uomo e hanno agito solo per immobilizzarlo, in quanto circostanza necessaria.
“Magherini è morto per una serie di concause, tra cui anche la sofferenza per la posizione prona, ma era necessario bloccarlo, e i carabinieri non potevano capire se era il momento di metterlo a sedere”.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Argomenti