La Corte di Cassazione francese ha negato l’estradizione richiesta dall’Italia per i 10 ex terroristi residenti nel Paese: tra di loro c’è anche Giorgio Pietrostefani.
La Corte di Cassazione francese conferma il no all’estradizione di 10 ex terroristi italiani. Negata, quindi, la richiesta dell’Italia che voleva che fossero rispediti nel nostro Paese. L’annuncio è arrivato dalla Corte suprema di Parigi che ha rigettato tutti i ricorsi contro la decisione della Corte d’appello della capitale francese dello scorso giugno.
I dieci ex terroristi per cui la Francia nega l’estradizione sono: Giorgio Pietrostefani, Giovanni Alimonti, Roberta Cappelli, Marina Petrella, Sergio Tornaghi, Maurizio Di Marzio, Enzo Calvitti, Luigi Bergamin, Raffaele Ventura, Narciso Manenti.
Ma cosa hanno fatto e perché l’Italia ne ha chiesto l’estradizione? Vediamo quali sono i reati di cui sono accusati i dieci ex brigatisti e quali sono le motivazioni della Cassazione che ha deciso di non dare seguito alla richiesta italiana.
Perché la Cassazione francese ha negato l’estradizione
La Cassazione francese ha rigettato i ricorsi ritenendo sufficienti le motivazioni dei giudici nel precedente grado di giudizio. Per gli ex terroristi italiani, che come ricorda la Corte sono stati giudicati colpevoli tra il 1983 e il 1995 dalla giustizia italiana di attentati, eversione e omicidio aggravato, era stato chiesta l’estradizione nel 2020 per poter far scontare loro la pena in Italia.
La Cassazione ricorda che la Corte d’appello nel 2022 aveva rigettato la richiesta di estradizione ritenendo che alcuni ricorrenti sono stati “giudicati in contumacia, senza aver avuto la possibilità di difendersi in un nuovo processo”. Inoltre quasi tutti loro hanno vissuto in Francia per oltre 25 anni, Paese in cui “hanno una situazione familiare stabile, sono inseriti professionalmente e socialmente, senza più nessun legame con l’Italia”. E per questo la loro “estradizione causerebbe un danno sproporzionato al loro diritto a rispetto della vita privata e familiare”.
Chi sono e cosa hanno fatto i 10 ex terroristi in Francia
I dieci ex terroristi sono stati condannati per reati commessi in Italia durante gli anni di piombo, tra il 1972 e il 1982. Ma chi sono e cosa hanno fatto? Il nome più noto è quello di Giorgio Pietrostefani: ex dirigente di Lotta continua che, secondo i giudici, avrebbe partecipato alla pianificazione dell’omicidio di Luigi Calabresi nel 1972. Vive da anni in Francia, dove ha sempre lavorato.
Giovanni Alimonti ha 67 anni ed è stato accusato del tentato omicidio di un vice-questore della Digos. Roberta Cappelli, 66 anni, è stata condannata per l’omicidio del generale Enrico Galvaligi e per quello dell’agente di polizia Michele Granato. È accusata anche del ferimento del vice-questore della digos di Roma, Nicola Simone (lo stesso di Alimonti).
Marina Petrella, 68 anni, è stata accusata anche lei dell’omicidio del generale Galvaligi e anche del sequestro del giudico Giovanni D’Urso: ha rischiato l’estradizione nel 2008, ma l’allora presidente francese Nicolas Sarkozy decise di non riconsegnarla all’Italia. Sergio Tornaghi, contrariamente agli altri ex brigatisti coinvolti in Ombre rosse, era militante della colonna milanese intitolata a Walter Alasia: era stato condannato all’ergastolo per l’uccisione di Renato Briano.
Per Maurizio Di Marzio, 61enne oggi ristoratore, l’accusa è legata all’attentato a un dirigente dell’ufficio provinciale del collocamento di Roma, oltre a quella per il sequestro di Simone, vice-capo della Digos. Enzo Calvitti è stato condannato a 18 anni e 7 mesi per associazione sovversiva, banda armate e associazione con finalità di terrorismo. Tra le accuse rivolte a Luigi Bergamin c’è invece quella dell’omicidio dell’agente della digos milanese Andrea Campagna e del maresciallo della polizia penitenziaria Antonio Santoro.
Raffaele Ventura è stato invece condannato per concorso morale a 24 anni e 4 mesi per l’omicidio del brigadiere di polizia Antonio Custra. Infine troviamo Narciso Manenti, ritenuto colpevole dell’omicidio dell’appuntato dei carabinieri Giuseppe Gurrieri, ucciso davanti al figlio 14enne in uno studio medico di Bergamo.
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