La Corte d’Appello di Parigi si è rifiutata di concedere l’estradizione a 10 terroristi condannati in via definitiva in Italia per diversi reati e rifugiatesi in Francia. Ecco chi sono.
Nello stesso giorno della sentenza per le stragi del Bataclan, la Chambre de l’Instruction della Corte d’Appello di Parigi si è pronunciata sulla vicenda che vede contrapposti Italia e Francia per l’estradizione di 10 terroristi rifugiatesi oltralpe per sfuggire alle condanne nel nostro paese.
I giudici quasi a sorpresa hanno espresso parere sfavorevole alla domanda di estradizione proposta dall’Italia nei confronti di 8 uomini e 2 donne avanzata lo scorso anno nel corso dell’operazione «Ombre rosse».
In attesa delle motivazioni ciò che si sa è che i giudici per prendere questa decisione si sono basati sul rispetto della vita privata e familiare e sul rispetto del giudizio in contumacia previsti degli articoli 8 e 6 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo.
Per l’Italia non c’è più nulla da fare se non sperare che il procuratore generale della Corte d’Appello di Parigi decida di impugnare la sentenza facendo ricorso in Cassazione. In caso contrario si arriverà all’archiviazione. Ma chi sono i 10 terroristi rifugiatesi in Francia?
Chi sono i 10 terroristi che la Francia non vuole estradare
I 10 terroristi che i giudici francesi si sono rifiutati oggi di estradare sono 8 uomini e 2 donne condannati per vari reati legati al terrorismo eversivo avvenuti negli anni di piombo. Si tratta di omicidi e altri reati passati ormai in giudicato. Molti di loro in Francia si sono fatti una nuova vita mettendo su famiglia e facendo i lavori più umili mentre in Italia venivano condannati per i crimini commessi. Ecco chi sono i 10 terroristi.
Giorgio Pietrostefani: 78 anni, è il nome più noto perché collegato ad una delle vicende di cronaca nera più brutte della storia italiana. Per i giudici è stato il mandante dell’omicidio del commissario di Pubblica sicurezza Luigi Calabresi. In Francia si è rifatto una nuova vita.
Narciso Manenti: 64 anni, è stato ritenuto colpevole dell’omicidio a Bergamo, nel marzo 1979, dell’appuntato dei carabinieri Giuseppe Gurrieri. In Francia ha trovato casa, moglie ed un lavoro da giardiniere.
Marina Petrella: 67 anni, ex membro delle Brigate Rosse, per i giudici il suo nome è legato all’omicidio del generale Galvaligi. In Francia lavora per un’associazione che si occupa di assistenza agli anziani.
Roberta Cappelli: 65 anni, è stata condannata per i medesimi reati e attualmente in Francia lavora come insegnante di sostegno.
Giovanni Alimonti: 66 anni, accusato del tentato omicidio di un vicedirigente della Digos, ha lavorato in Francia come cameriere.
Maurizio Di Marzio: 60 anni, ex Br, è accusato dell’attentato al dirigente dell’ufficio provinciale del collocamento di Roma Enzo Retrosi e del tentato sequestro del vicecapo della Digos della capitale Nicola Simone. Oggi fa il ristoratore.
Enzo Calvitti: 67 anni, in Francia ha trovato nuova vita grazie all’asilo politico offertogli negli anni 80 dall’allora presidente della Repubblica François Mitterand.
Sergio Tornaghi: su di lui pende una condanna all’ergastolo per banda armata ma è protetto in Francia dalla stessa dottrina Mitterand.
Raffaele Ventura: 70 anni, è stato condannato per concorso morale nell’omicidio a Milano del vicebrigadiere Antonio Custra.
Luigi Bergamin: 73 anni, è accusato di aver ideato l’omicidio del maresciallo Antonio Santoro e di aver partecipato all’esecuzione di Lino Sabbadin.
Tutti si trovano in Francia protetti da una sentenza dei giudici che hanno dato dimostrazione di assoluta indipendenza visto che il presidente Macron aveva deciso di accogliere la richiesta italiana ritenendo illegittima la dottrina Mitterrand che dovrebbe offrire protezione soltanto agli estremisti che non si sono macchiati però di fatti di sangue.
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