Cina, addio crescita del 5%? Quanto è grave la crisi cinese secondo gli ultimi dati

Violetta Silvestri

18/10/2024

La Cina è cresciuta del 4,6% nel terzo trimestre: il target del 5% è davvero perduto? Come leggere gli ultimi dati e quanto è ancora profonda la crisi del dragone.

Cina, addio crescita del 5%? Quanto è grave la crisi cinese secondo gli ultimi dati

Cina sotto i riflettori con la lettura di nuovi e importanti dati macroeconomici: il Pil del dragone è cresciuto del 4,6% nel terzo trimestre, di poco sopra le stime ma meno del risultato precedente. Intanto, il raggiungimento del target del 5% per l’anno rimane incerto.

La seconda potenza mondiale resta in bilico tra timidi segnali di ripresa e motivi di allarme su una crisi che non è ancora superata e dalla quale dipendono anche le sorti economiche globali.

Le ultime notizie raccontano che l’economia cinese è cresciuta al ritmo più lento dall’inizio del 2023 nel terzo trimestre e, sebbene i dati sui consumi e sulla produzione industriale abbiano superato le previsioni il mese scorso, il crollo del settore immobiliare è ancora una sfida tutt’altro che vinta.

Nelle ultime settimane i politici cinesi hanno annunciato un’ondata di misure volte a rilanciare l’economia, tra cui la riduzione dei tassi dei mutui per le abitazioni esistenti e la possibilità per le banche di concedere più prestiti riducendo i requisiti di riserva.

Ma finora Pechino non è riuscita a svelare quei dettagli sui piani di stimolo che analisti e investitori azionari ritengono necessari per dare una spinta davvero significativa contro la crisi. Negli ultimi dati economici pubblicati il futuro della Cina risulta ancora molto incerto.

Cina, il Pil al 5% è un obiettivo realistico? La risposta nei dati

L’economia cinese è cresciuta a un tasso annuo del 4,6% nel trimestre luglio-settembre, ha affermato venerdì 18 ottobre il governo, a dimostrazione del fatto che i recenti sforzi per rilanciare la crescita non hanno ancora dato i frutti sperati.

La seconda economia più grande del mondo ha rallentato rispetto alla crescita annuale del 4,7% del trimestre precedente, non raggiungendo l’obiettivo ufficiale di una ripresa di “circa il 5%” finora per il 2024.

Il target è da tempo sotto una critica revisione, con alcuni analisti che lo considerano ambizioso senza misure più aggressive per stimolare la domanda dei consumatori e la ripresa del settore immobiliare.

In una dichiarazione, l’Ufficio nazionale di statistica ha affermato che “l’economia era generalmente stabile con un progresso costante” anche se di fronte a un “ambiente esterno complicato e severo” e a uno “sviluppo economico interno complesso”.

I funzionari hanno, però, espresso fiducia che l’economia possa raggiungere l’obiettivo di crescita annuale fissato dal governo pari a circa il 5%, sostenuto da un ulteriore sostegno politico e da un ulteriore taglio all’importo che le banche devono detenere come riserva.

“Sulla base della nostra valutazione completa, si prevede che l’economia nel quarto trimestre continuerà la tendenza alla stabilizzazione e alla ripresa verificatasi a settembre. Siamo pienamente fiduciosi di raggiungere l’obiettivo annuale”, ha detto ai giornalisti Sheng Laiyun, vice capo dell’ufficio statistico cinese.

Tuttavia, un sondaggio Reuters ha mostrato che è probabile che l’economia cinese cresca del 4,8% nel 2024, al di sotto dell’obiettivo di Pechino, e che il Pil potrebbe ulteriormente rallentare al 4,5% nel 2025.

Più ombre che luci sulla Cina

Un certo conforto è arrivato dalla produzione industriale cinese aumentata del 5,8% nel primo semestre, mentre le vendite al dettaglio sono salite del 3,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Tuttavia, gli investimenti immobiliari sono crollati del 10,1% e il valore delle vendite di case nuove è crollato del 22,7%, sottolineando la debolezza del settore immobiliare.

Con il 70% della ricchezza delle famiglie cinesi investita nell’immobiliare, un settore che al suo apice rappresentava un quarto dell’economia, i consumatori hanno tenuto i portafogli ben chiusi.

All’inizio di questa settimana, inoltre, la Cina ha segnalato che le sue esportazioni di settembre hanno subito un forte rallentamento, con un aumento di appena il 2,4% in dollari rispetto all’anno precedente, in calo rispetto all’8,7% di crescita anno su anno di agosto.

Allarme debito e altre sfide: cosa rischia Pechino?

Proprio mentre venivano annunciati i nuovi dati sul Pil, da Cnbc arrivava la riflessione del fondatore di Bridgewater Associates: la Cina deve adottare una “bella riduzione dell’indebitamento” oltre alle recenti misure di stimolo per evitare una crisi del debito.

Ray Dalio ha sottolineato che la vera questione interessante sul dragone è come sta affrontando la questione del debito. Dalla fine di settembre, Pechino ha annunciato diverse misure di stimolo e riforme volte a rilanciare la propria economia.

“Penso che i cambiamenti in atto siano straordinari, ma bisogna ancora ristrutturare il debito”, ha detto Dalio. Oltre agli ultimi annunci di Pechino, i mercati aspettano di vedere se i decisori politici lanceranno un pacchetto di stimoli fiscali, che secondo alcuni economisti potrebbe arrivare fino a 10 trilioni di yuan (1,4 trilioni di dollari).

Sebbene sia facile creare denaro e credito e immetterli nell’economia, Dalio ha però affermato che ciò è un rischio. “Devi farlo correttamente, e questo fa parte di una ristrutturazione. Questa diventa la parte più impegnativa. Penso che sarà la prova”, ha aggiunto mettendo in evidenza la questione crescita ma con una riduzione del debito.

Secondo l’esperto, infatti, una cattiva gestione della ristrutturazione del debito potrebbe portare al malessere economico e psicologico del Giappone degli anni ’90, spesso definito il “Decennio perduto”. Senza contare che, secondo Dalio, la Cina dovrà superare ostacoli importanti come l’invecchiamento della popolazione e la capacità di mantenere vitali i mercati privati senza troppa ingerenza.

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# PIL

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