Pechino prova a contrastare il rallentamento dell’economia: la People’s Bank of China ha annunciato di aver ridotto di 100 punti base il coefficiente di riserva a carico degli istituti di credito.
La People’s Bank of China, la banca centrale del gigante asiatico, ha annunciato un taglio di 100 punti base del coefficiente di riserva obbligatoria a carico degli istituti di credito.
Per l’istituto con sede a Pechino si tratta del quinto intervento degli ultimi 12 mesi.
La misura, sintomatica delle preoccupazioni dei funzionari del Dragone sullo stato di salute della seconda economia mondiale, sarà realizzata in due fasi: una prima il 15 gennaio, quando il coefficiente sarà ridotto di 50 punti base, e la seconda entro il 25 dello stesso mese.
Attualmente il RRR (Reserve Requirement Ratios) si attesta al 14,5 per cento per gli istituti di maggiori dimensioni e al 12,5% per le banche più piccole.
Effetto espansivo mitigato
L’effetto espansivo legato al taglio del RRR sarà parzialmente offuscato dal mancato “roll over” dei prestiti destinati alle banche commerciali. Tramite il roll over, i prestiti giunti a scadenza sono sostituiti con nuove erogazioni.
Secondo le stime elaborate dalla PBOC, nel corso del primo trimestre le due misure porteranno a un iniezione netta di fondi per 800 miliardi di renminbi, pari a poco più di 100 miliardi di euro.
Pil 2019 stimato in quota 6%
Il taglio del coefficiente di riserva era già stato anticipato dal premier Li Keqiang che, in un comunicato, ha promesso “aggiustamenti anti-ciclici” delle politiche macroeconomiche e ulteriori tagli fiscali.
Dopo la prima discesa in territorio negativo dell’indice dei direttori del manifatturiero cinese per la prima volta dal maggio 2017 (Cina: prima contrazione in 19 mesi per il settore manifatturiero), oggi indicazioni positive sono arrivate dal corrispondente indicatore del terziario (come si può osservare sul nostro Calendario Economico).
Nel mese di dicembre il PMI (Purchasing Managers’ Index) servizi elaborato da Markit ha fatto segnare un incremento a 53,9 punti, +0,1 sul dato precedente e un punto al di sopra del consenso degli analisti.
Secondo le stime dell’esecutivo, il 2018 si è chiuso con un Pil in aumento del 6,5 per cento, contro il 6,9 messo a segno nel 2017. Per l’anno corrente gli analisti stimano un dato in quota 6%, anche nel caso in cui venisse raggiunto un accordo con gli Stati Uniti.
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