Cina: commercio in declino. I dati confermano una crisi globale?

Violetta Silvestri

07/03/2023

Cina ancora in primo piano: i dati sul commercio del dragone mostrano un declino, cosa significa per l’economia asiatica e quella globale? Il mondo osserva e teme un rallentamento.

Cina: commercio in declino. I dati confermano una crisi globale?

I mercati asiatici stanno per chiudere una seduta mista, con gli indici cinesi in deciso calo.

Gli ultimi dati sul dragone raccontano di un commercio in affanno nei primi due mesi del 2023, con le esportazioni e le importazioni che hanno continuato a diminuire, offuscando le prospettive per l’economia mentre inizia gradualmente a riprendersi dalle restrizioni di Covid.

I rischi di recessione globale e di una domanda interna nel colosso asiatico diventano, quindi, sempre più realistici. Perché l’import/export in Cina è un segnale per l’economia mondiale e cosa aspettarsi dopo i dati appena svelati?

Cina al centro del mondo: dal declino import/export alle accuse agli Usa

Si parla ancora di Cina tra gli investitori, anche se la giornata dei mercati sarà segnata dal discorso di Powell al Congresso Usa, molto atteso per le anticipazioni su inflazione, tassi, recessione nella grande economia americana. Da monitorare anche il clima sempre più teso tra Pechino e Washington, con nuove minacce agli Usa da parte di Xi.

Intanto, però, i dati macro aiutano a capire cosa succede nella potenza asiatica e, di conseguenza, nel mondo.

Il calo delle esportazioni cinesi nel periodo gennaio-febbraio ha indicato la continua debolezza della domanda di prodotti del Paese, a sostegno dei timori del governo che un rallentamento globale si farà sentire in patria. Anche le importazioni sono diminuite.

Le esportazioni nel bimestre sono state inferiori del 6,8% rispetto all’anno precedente, dopo il calo annuo del 9,9% registrato a dicembre. Il risultato è stato, tuttavia, migliore dell’aspettativa media in un sondaggio Reuters per un calo del 9,4%.

Le importazioni sono diminuite del 10,2%, mancando di gran lunga la stima del sondaggio per un calo del 5,5%. Le importazioni di dicembre erano state inferiori del 7,5% rispetto all’anno precedente.

“Data l’elevata inflazione negli Stati Uniti e in Europa, la domanda da lì dovrebbe continuare a indebolirsi, il che smorza anche la domanda di trasformazione in Cina”, ha affermato Iris Pang, di ING.

Secondo alcuni economisti, il forte calo delle importazioni è stato in gran parte il risultato di prezzi delle materie prime più deboli e un dollaro più forte, piuttosto che un segno di una domanda interna debole.

Da evidenziare inoltre, che la domanda globale di beni cinesi ha iniziato a diminuire alla fine del 2022, poiché l’aumento dell’inflazione nel resto del mondo e i tassi di interesse più elevati hanno avuto un impatto sulla spesa dei consumatori.

Le esportazioni sono state un pilastro fondamentale della crescita economica della Cina negli ultimi due anni, contribuendo a compensare un crollo della spesa interna mentre le restrizioni dovute al Covid hanno frenato la fiducia delle imprese e dei consumatori. Questa tendenza è ora cambiata. La spesa dei consumatori è in ripresa dopo che il governo ha bruscamente abbandonato le restrizioni Covid. Si punta molto sulla domanda interna.

La richiesta di beni cinesi del Sud-est asiatico è aumentata nei primi due mesi dell’anno, mentre il commercio con l’Unione europea, gli Stati Uniti e il Giappone è diminuito, ha affermato l’autorità doganale. C’è stato invece il balzo di import cinese della Russia.

In calo, gli acquisti cinesi di petrolio, gas, rame. In aumento le importazioni di soia e minerale di ferro.

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