La Cina è colpevole della diffusione del coronavirus nel mondo. Per questo, l’idea degli USA è che il regime comunista cinese paghi per aver causato questo dramma. E per aver provocato danni all’economia statunitense.
L’ultima provocazione tra USA e Cina sul coronavirus arriva dal senatore repubblicano Jim Banks. L’idea non è poi così originale, considerando la continua polemica di Donald Trump contro il regime comunista, accusato di aver diffuso il “virus cinese”, occultando informazioni importanti.
Jim Banks ha alzato il tiro e proposto di far pagare al Governo di Pechino un prezzo severo per aver coperto inizialmente la micidiale epidemia, che sta causando danni irreparabili anche negli Stati Uniti.
Le colpe indirizzate alla nazione asiatica sono essenzialmente due: aver nascosto la prima diffusione del coronavirus, informando l’OMS troppo tardi e aver accusato, infamandoli, gli USA di essere la vera origine dell’epidemia.
Tanto basta per avanzare importanti pretese contro la Cina, come il pagamento a livello economico e finanziario per gli errori commessi sul coronavirus, soprattutto a discapito della potenza statunitense.
Perché e quanto dovrebbe pagare la Cina per il coronavirus?
Il regime di Pechino dovrebbe pagare per aver inflitto un enorme tributo finanziario e sanitario agli Stati Uniti e al suo popolo: ne è convinto Jim Banks.
Queste speciali riparazioni, come se fossimo in una vera e propria guerra con vinti e vincitori, potrebbero assumere una varietà di forme. Tra queste: l’obbligo per la Cina pagare tutto il debito nazionale statunitense che ha acquistato oppure istituire tariffe commerciali sui beni cinesi, o ancora, estrarre i fondi pensione statali dagli investimenti cinesi.
L’obiettivo è rendere noto che la Cina è stata responsabile del dramma della pandemia e infliggere una esemplare punizione.
La convinzione, piuttosto diffusa negli USA, è che soltanto il 10 febbraio gli specialisti sanitari dell’OMS sono stati invitati in Cina per prendere visione dell’epidemia. Una data tardiva, considerando che il coronavirus era scoppiato settimane prima.
D’altronde, critiche del genere sono state frequenti negli Stati Uniti. Il consigliere per la sicurezza nazionale Robert O’Brien, ha polemizzato con il regime cinese per aver impedito la diffusione di informazioni sul virus. L’insabbiamento dell’epidemia è costato caro alla comunità internazionale.
Non solo, uno studio condotto da ricercatori dell’Università di Southampton, non ancora reso noto, ha suggerito che i funzionari in Cina avrebbero potuto ridurre del 95% il numero di infezioni totali se avessero messo in atto misure per contenere la diffusione del virus tre settimane prima.
Una negligenza inaccettabile e grave, quindi, della quale Pechino deve pagare. A questa, inoltre, si aggiunge la propaganda infamante contro gli USA che il regime comunista avrebbe orchestrato, sempre a proposito del coronavirus.
Giorni fa sono emerse criticità da parte cinese sulla sperimentazione di un vaccino statunitense, avvenuta troppo velocemente: gli USA sapevano del virus molto prima di quanto vogliono far credere?
Il balletto di accuse, quindi, è in continua evoluzione. Banks chiede che tutto l’approccio economico con la Cina sia rivisto, in modo che paghino delle colpe per il coronavirus.
Il dramma dell’epidemia si trasformerà in una nuova guerra commerciale?
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