Moody’s declassa la Cina e peggiora l’outlook da stabile a negativo. Perché l’agenzia di rating ha lanciato l’allarme sul dragone e cosa aspettarsi.
Moody’s ha tagliato il suo outlook sui rating del credito governativo della Cina da stabile a negativo.
Il dragone ha quindi incassato un downgrade dalla più temuta agenzia di rating. Una minore crescita economica a medio termine e i rischi di una grave crisi del settore immobiliare del Paese hanno innescato il peggioramento di prospettiva.
Quest’anno l’economia cinese ha faticato a trovare slancio, soprattutto perché la ripresa dalle politiche restrittive per arginare la pandemia si è rivelata più debole del previsto e la crisi immobiliare si è aggravata.
I dati della scorsa settimana hanno mostrato che sia le attività manifatturiere che quelle dei servizi sono diminuite nel mese di novembre, rafforzando la convinzione che sia necessaria una maggiore azione del governo per sostenere questa debole ripresa.
Il giudizio di Moody’s sulla Cina rafforza la convinzione che Pechino debba affrontare sfide cruciali per ritornare a crescere a un ritmo sostenuto.
Perché Moody’s ha peggiorato l’outlook della Cina
La decisione di Moody’s di declassare l’outlook da stabile a negativo è stata il primo cambiamento nella visione della Cina da quando aveva tagliato il rating di un livello, ad A1, nel 2017.
L’agenzia ha confermato il rating A1 per gli emittenti in valuta locale ed estera a lungo termine, ma ha affermato di aspettarsi che la crescita annuale del Pil del Paese rallenterà al 4,0% nel 2024 e 2025, e in media al 3,8% dal 2026 al 2030.
Nel dettaglio, secondo la nota Moody’s l’utilizzo da parte di Pechino di stimoli fiscali per sostenere i governi locali e la spirale di recessione immobiliare stanno mettendo a rischio l’economia della nazione.
Il declassamento è arrivato quando il Paese sta aumentando i suoi prestiti come misura principale per sostenere la sua economia. Ciò ha sollevato preoccupazioni sui livelli di debito della nazione, con Pechino sulla buona strada per un’emissione record di obbligazioni quest’anno.
Secondo gli ultimi dati del Fondo monetario internazionale, il debito delle amministrazioni locali ha raggiunto i 92mila miliardi di yuan (12,6mila miliardi di dollari), ovvero il 76% della produzione economica cinese nel 2022, rispetto al 62,2% del 2019.
Gli economisti affermano che i comuni carichi di debiti rappresentano ora un grave rischio per l’economia.
Il Ministero delle Finanze cinese si è detto deluso dal declassamento di Moody’s, aggiungendo che l’economia manterrà un trend positivo nella ripresa. Ha inoltre affermato che i rischi legati alla proprietà e al governo locale sono controllabili.
A ottobre, la Cina ha presentato un piano per emettere 1.000 miliardi di yuan (139,84 miliardi di dollari) in titoli di Stato entro la fine dell’anno e contribuire a rilanciare l’attività, portando l’obiettivo del deficit di bilancio del 2023 al 3,8% del prodotto interno lordo (PIL) rispetto al livello previsto per il 2023 al 3%.
Negli ultimi mesi la banca centrale ha anche attuato modesti tagli dei tassi di interesse e immesso più liquidità nell’economia, impegnandosi a continuare il sostegno politico. Sono questi tutti segnali di una Cina in crisi su più fronti, che cerca di ritrovare slancio pur nell’allerta di Moody’s su un outlook in peggioramento.
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