Il nuovo progetto cinese lascia senza fiato: una stazione sottomarina per esplorare 70 miliardi di tonnellate di riserve di metano.
La Cina progetta una stazione sottomarina per esplorare 70 miliardi di tonnellate di riserve di metano. La struttura di ricerca sarà situata nel Mar Cinese Meridionale, secondo i media cinesi in “acque profonde”, nello specifico a circa 2.000 metri. La struttura sottomarina ha appena ricevuto il via libera, come riferito dal South China Morning Post (Scmp), pertanto dovremo aspettare ancora un po’ di tempo prima di vederla all’opera, ma nemmeno troppo. Si tratta di un progetto ambizioso sotto tutti i punti di vista, una sfida tecnologica e ingegneristica che potrebbe compromettere ulteriormente i fragili equilibri internazionali sulle riserve energetiche.
La stazione sottomarina cinese per esplorare 70 miliardi di tonnellate di riserve di metano
Per la stazione sottomarina cinese non ci sono alle porte attese troppo lunghe, soprattutto considerando la complessità della struttura. Seguendo il progetto, infatti, la stazione dovrebbe essere operativa entro il 2030 e in grado di ospitare fino a 6 scienziati contemporaneamente per missioni dalla durata di un mese. Naturalmente, la posizione di insediamento è molto strategica. Il Mar Cinese Meridionale, una porzione dell’Oceano Pacifico che tocca Cina, Taiwan, Vietnam, Filippine, Malesia, Singapore, Indonesia e Brunei, è da anni oggetto di pesanti dispute e rivendicazioni di sovranità.
Si tratta di un punto nevralgico per numerose rotte commerciali, anche per via del collegamento all’Oceano Indiano tramite lo Stretto di Malacca. Il valore delle merci che transitano per quelle acque è senza paragoni, ma il potenziale economico dei giacimenti, tra petrolio e metano, non è affatto da meno. Non a caso, la Cina sta espandendo la sua influenza sul territorio - anche a discapito degli accordi internazionali - puntando all’aumento dell’approvvigionamento energetico. Basti sapere che, secondo le stime dei ricercatori, il Mar Cinese Meridionale dovrebbe contenere più di 100 miliardi di metri cubi di gas naturale. Questa conclusione è stata tratta in seguito alle esplorazioni della China National Offshore Oil Corporation (Cnooc), che l’anno scorso ha annunciato questa straordinaria scoperta nel sud-est di Hainan.
Il giacimento di metano è stato soprannominato Lingshui 36-1 e si dovrebbe trovare a circa 1.500 metri di profondità, cos’ l’azienda petrolifera ha cominciato a pregustare sostanziose estrazioni. Anche in questo caso, tuttavia, resta il problema delle rivendicazioni internazionali. Urge quanto mai un accordo univoco che permetta la suddivisione corretta delle abbondanti risorse energetiche presenti nel territorio, ma non sembra che la Cina si stia impegnando troppo su questo fronte. Continua, anzi, a rafforzare la propria presenza con piattaforme metanifere e pozzi petroliferi, aggiungendo ora anche il mastodontico progetto della stazione sottomarina.
Quest’ultima servirà essenzialmente a scopi di ricerca, rispondendo direttamente all’Istituto di Oceanologia nel Mar Cinese Meridionale dell’Accademia Cinese delle Scienze, avvalendosi anche di numerosi sottomarini, navi e osservatori. Potrebbe essere inclusa nel progetto, ma al momento non si trovano conferme ufficiali sulla questione, la Mengxiang, niente meno che la nave cinese di perforazione oceanica profonda - la prima del suo genere - destinata a portare la trivellazione oceanica oltre ogni barriera. La Mengxiang, infatti, è stata progettata per scavare nella crosta terrestre per oltre una decina di chilometri. Un vero e proprio capolavoro della tecnologia che ha da poco completato il primo viaggio di prova.
Presumibilmente, la nave Mengxiang sarà più che in attivo per il 2030, quando la struttura sottomarina di ricerca dovrebbe essere operativa. Non è nota, invece, l’alimentazione energetica della struttura, che secondo la maggioranza potrebbe essere a propulsione nucleare. Le missioni di ricerca nel Mar Cinese Meridionali rappresentano un passaggio significativo per aumentare la conoscenza delle profondità marine, ovviamente incentrata sulle riserve di metano, passando anche per i cambiamenti ambientali e l’attività tettonica. D’altra parte, il progetto autonomo cinese sembra destinato ad aumentare ulteriormente le pretese di Pechino sull’area e sui suoi giacimenti. Non è quindi da escludere un inasprimento delle tensioni internazionali in seguito all’annuncio dei media cinesi, che mantengono comunque il riserbo sulla maggior parte dei dettagli. Al di là delle sfide energetiche, inoltre, sapere qualche informazione in più sulla struttura - ancora in fase di progettazione - potrebbe essere davvero utile, vista la complessità ingegneristica del caso.
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