La Cina sta per colpire il commercio europeo? Dopo i dazi Ue sulle auto cinesi, Pechino potrebbe punire le economie d’Europa con altre tariffe e ritorsioni. Cosa può davvero succedere?
La guerra commerciale Cina-Europa è davvero peggiorata dopo le tariffe Ue sui veicoli elettrici. Ora, la preoccupazione europea è su quando e in che modo reagirà Pechino ai nuovi dazi.
La contromossa del dragone potrebbe infatti interessare importanti settori di esportazione delle nazioni del blocco unitario, in una sfida a colpi di tariffe protezionistiche che possono minare il già turbato equilibrio commerciale globale.
La prudenza, però, potrebbe essere la protagonista inaspettata di questo conflitto tra potenze. È probabile, stando ad alcune analisi di esperti, che la Cina adotti ritorsioni limitate e mirate contro l’Unione Europea dopo che il blocco ha svelato aumenti tariffari sulle auto elettriche cinesi, con Pechino diffidente sul fatto che una risposta più forte potrebbe ritorcersi contro.
Alcuni settori di produzione europei, come quello dell’aviazione, dell’agricoltura e alimentare, sarebbero comunque già nel mirino delle autorità cinesi. L’Europa potrebbe essere colpita da ritorsioni commerciali che, sebbene simboliche, possono influenzare la crescita economica del vecchio continente.
Cina contro Europa: questi settori Ue sono a rischio
Otto mesi dopo aver annunciato per la prima volta la sua indagine anti-sovvenzioni, l’Ue ha finalmente adottato le sue mosse tariffarie. Mercoledì 12 giugno, infatti, la Commissione europea ha dichiarato che imporrà dazi fino al 38,1% sui veicoli elettrici di fabbricazione cinese, a partire dal mese prossimo.
La risposta dei media statali cinesi è stata immediata e severa. Un articolo pubblicato su Xinhua, l’agenzia di stampa statale cinese, ha definito la decisione “fuorviante” e “una scusa per il protezionismo”. Un articolo d’opinione del Global Times, media in lingua inglese di proprietà statale, ha affermato che l’Europa ha scelto di “arrendersi al protezionismo”.
Anche i funzionari cinesi hanno espresso il loro disappunto. Alcune voci del ministero del Commercio hanno affermato che le tariffe dell’Ue sono “contrarie allo spirito di cooperazione”.
leggi anche
Il G7 può davvero fermare l’asse Russia-Cina?
Le critiche verbali sono giustificate, ma ora l’interrogativo che tutti in Europa si pongono è: la Cina passerà dalle minacce ai fatti? Quali settori colpirà con dazi e ritorsioni e quanto danneggerà l’economia del blocco?
La risposta, al momento, è solo ipotetica. Merics, istituto di ricerca con sede a Berlino focalizzato sulla Cina, ha previsto che la ritorsione cinese si concentrerà su prodotti agricoli come formaggio e carne di maiale. Dopo che l’Ue ha avviato l’indagine antidumping sui veicoli elettrici, Pechino ha avviato un’indagine sui liquori europei come il brandy. La Francia, che ha insistito affinché Bruxelles imponesse i dazi sui veicoli elettrici cinesi, è un importante esportatore di brandy.
Le aziende cinesi hanno inoltre presentato una richiesta formale alle autorità per un’indagine antidumping sulle importazioni di carne di maiale dall’Ue, ha riferito giovedì il Global Times, gestito dallo Stato.
Nel 2023 la Cina ha importato carne di maiale per un valore di 6 miliardi di dollari. Qualsiasi limitazione sui prodotti danneggerebbe soprattutto la Spagna, il maggiore fornitore di carne dell’Ue alla Cina. Altri importanti esportatori sono Francia, Danimarca e Paesi Bassi.
Come riportato da Reuters, inoltre, le imprese cinesi intendono richiedere indagini anti-sovvenzioni sulle importazioni di prodotti lattiero-caseari nell’Ue, sempre secondo Global Times. Questa mossa potrebbe danneggiare i principali fornitori come Paesi Bassi, Francia e Germania.
I media statali hanno anche segnalato che Pechino sta considerando tariffe fino al 25% sulle auto importate con motori di grandi dimensioni, che influenzerebbero una frazione delle vendite delle case automobilistiche tedesche nel Paese.
Anche l’aviazione potrebbe essere colpita. Il produttore di aeroplani francese Airbus sta attualmente negoziando un’importante vendita di aerei alla Cina. L’affare potrebbe saltare in una mossa di ritorsione di Pechino.
“Il dragone non prenderà di mira i prodotti europei di cui ha ancora bisogno”, ha scritto giovedì in una nota l’analista capo di Merics, Jacob Gunter. Tali beni includono macchinari, input industriali di alta qualità, prodotti chimici e articoli di tecnologia medica, ha affermato.
Cosa rischia la Cina nella guerra all’Europa?
Diversi analisti economici sono convinti che non sia negli interessi della Cina innescare un duro conflitto commerciale con l’Europa. Nella guerra dei dazi, a perdere potrebbe essere anche Pechino.
La decisione dell’Ue di portare le tasse sui veicoli cinesi fino al 48% a partire dal mese prossimo si unisce agli Stati Uniti, alla Turchia e ad altre nazioni nell’agire per limitare un aumento delle importazioni dalla nazione asiatica.
Sebbene le ritorsioni possano aiutare a dissuadere ulteriori misure di protezione commerciale in tutto il mondo, il pericolo per Pechino è che una risposta troppo forte incoraggi un ulteriore allineamento transatlantico contro la Cina, ostacolando gli sforzi del presidente Xi Jinping per incoraggiare l’“autonomia strategica” in Europa.
Il dragone si trova già ad affrontare la prospettiva di una crescente tensione commerciale con gli Stati Uniti, poiché l’ex presidente Donald Trump – che ha lanciato numerosi aumenti delle tariffe sui beni cinesi nel suo primo mandato – è in testa in alcuni sondaggi in vista delle elezioni di novembre. Sotto la presidenza di Joe Biden, c’è stato un crescente coordinamento tra le economie avanzate contro la Cina, con il G7 che nelle ultime settimane ha iniziato ad additare apertamente la nazione per distorsione del mercato.
La guerra dei dazi è un bluff?
L’impatto della stessa mossa dell’Ue potrebbe rivelarsi limitato. L’efficienza delle case automobilistiche cinesi significa che, anche con le nuove tariffe in vigore, probabilmente possono ancora realizzare profitti. Le aziende cinesi stanno anche cercando di costruire rapidamente fabbriche in Europa, il che attenuerebbe l’impatto delle misure sulle importazioni.
I produttori cinesi di veicoli elettrici in gran parte non hanno criticato pubblicamente la decisione dell’Ue dopo l’annuncio. La società Nio, dopo l’annuncio delle tariffe, ha dichiarato di essere contraria alla decisione, ma di rimanere impegnata nel mercato europeo dei veicoli elettrici. Altri marchi cinesi, come BYD e Chery, hanno annunciato l’intenzione di produrre automobili in Europa, che non sarebbero soggette alle tariffe.
“Pechino probabilmente vuole evitare una guerra tariffaria pur continuando a consentire ai suoi veicoli elettrici di entrare nel mercato europeo”, ha affermato Ja Ian Chong, professore associato di scienze politiche presso l’Università Nazionale di Singapore. “Una reazione eccessiva potrebbe mettere a repentaglio entrambi gli obiettivi”.
Da evidenziare che solo tariffe superiori al 50% renderebbero il mercato europeo poco attraente per i produttori cinesi di veicoli elettrici, ha affermato la società di ricerca Rhodium in un rapporto di fine aprile.
Sembra evidente, quindi, che la politica dei dazi voglia soprattutto aumentare la pressione. Da sola, non basta a riequilibrare davvero le relazioni commerciali.
© RIPRODUZIONE RISERVATA