Dietro la telefonata Xi Jinping-Volodymyr Zelensky ci sarebbe il timore di una guerra nucleare, scatenata dalla Russia, se la controffensiva dell’Ucraina dovesse essere efficace.
Una guerra nucleare scatenata dalla Russia se la controffensiva dell’Ucraina, annunciata per questa primavera ma che potrebbe avere la sua fase clou in estate, dovesse risultare essere particolarmente efficace tanto da mettere Vladimir Putin spalle al muro.
Questo sarebbe il grande timore della Cina che avrebbe spinto Xi Jinping, per la prima volta da quando è scoppiata la guerra in Ucraina, ad alzare la cornetta del telefono e chiamare Volodymyr Zelensky, per una telefonata che in qualche modo è stata annunciata nelle scorse settimane in occasione della visita a Mosca del presidente cinese.
“Ho avuto una telefonata lunga e significativa con il presidente cinese Xi Jinping - ha twittato Volodymyr Zelensky -. Credo che questa chiamata, così come la nomina dell’ambasciatore dell’Ucraina in Cina, darà un potente impulso allo sviluppo delle nostre relazioni bilaterali”.
Nel commentare la telefonata, Xi Jinping invece ha aggiunto un altro elemento che potrebbe fare la spia in merito a quale sia la vera preoccupazione della Cina: “Il dialogo e la negoziazione sono l’unica via d’uscita praticabile, non ci sono vincitori in una guerra nucleare”.
Ma perché Xi Jinping ha parlato di guerra nucleare? Tutto nasce da una convinzione che da tempo alberga nelle cancellerie di tutto il mondo: se Putin dovesse ritrovarsi a essere vicino a una disastrosa sconfitta - per lui e per l’attuale apparato politico e di potere della Russia - non c’è certezza che il Cremlino possa rifuggire dalla tentazione di utilizzare una delle migliaia di armi tattiche nucleari a propria disposizione.
La Cina e i timori di una guerra nucleare
Dal 24 febbraio 2022 il mondo intero vive nel costante timore che il conflitto in Ucraina possa tramutarsi catastroficamente in una guerra nucleare, senza contare i rischi di incidenti atomici visti i colpi esplosi quotidianamente nelle vicinanze della centrale nucleare di Zaporizhzhia, la più grande d’Europa.
Stando alla Federation of American Scientist, al momento la Russia avrebbe a disposizione il più grande arsenale atomico al mondo, con quasi 6.000 armi in magazzino di cui poco meno della metà già pronte all’uso.
In totale la Russia avrebbe nei suoi arsenali circa 2.000 armi nucleari tattiche con una potenza che va dal minimo di 1 a un massimo di 10 chilotoni. Giusto per farsi una idea, la bomba H sganciata dagli americani su Hiroshima aveva una potenza di 13 chilotoni, mentre le armi nucleari strategiche possono essere anche dieci volte più distruttive.
Le armi tattiche nucleari potrebbero essere utilizzate per distruggere una colonna di tank (5 chilotoni) oppure per colpire la fanteria (1 chilotone) o specifici centri di comando. L’effetto più devastante però sarebbe quello psicologico, visto che il conflitto diventerebbe una guerra nucleare a tutti gli effetti.
Se la controffensiva dell’Ucraina dovesse rivelarsi efficace - anche se gli analisti appaiono essere molto scettici a riguardo - Putin a quel punto potrebbe decidere di oltrepassare la linea rossa atomica pur di non perdere la guerra.
Questo potrebbe spiegare l’attivismo della Cina per cercare di arrivare a un cessate il fuoco in Ucraina, mentre gli Stati Uniti vorrebbero prima aspettare di vedere quale sarà l’esito della controffensiva ucraina prima di iniziare a muoversi anche loro con convinzione in direzione dei sentieri diplomatici.
La guerra finirà soltanto quando scenderanno in campo Cina e Stati Uniti ma, al momento, capire quali siano le vere intenzioni di Xi Jinping e di Joe Biden - per non parlare di quelle di Vladimir Putin - appare essere una autentica sciarada.
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