Calcio: ecco cosa è, a cosa serve, e chi dal punto di vista giuridico paga la cosiddetta clausola rescissoria inserita all’interno di un contratto
Negli ultimi anni nel mondo dello sport, in particolare in quello del calcio, sta prendendo sempre più voga l’opzione di inserire in un contratto stipulato tra società e calciatore la cosiddetta clausola rescissoria.
Essa permette a un giocatore di recedere unilateralmente dal proprio contratto con la società di appartenenza dietro il pagamento di una determinata cifra che in molti casi è molto alta per un semplice motivo: spaventare gli altri club che potrebbero essere interessati all’acquisto di quel determinato calciatore.
Basti pensare a quella dell’attaccante del Real Madrid Karim Benzema che è di 1 miliardo di euro o quella del fuoriclasse del Barcellona Lionel Messi che si attesta a 700 milioni di euro.
Chi paga la clausola rescissoria?
C’è però un aspetto giuridico che nel gergo comune viene trascurato e confuso: la somma della clausola rescissoria viene pagata proprio dal calciatore, non dalla nuova società in cui andrà a giocare.
Per fare un esempio più recente in Serie A, formalmente è stato il difensore Manolas a pagare la sua clausola rescissoria da 36 milioni di euro per recedere dal proprio contratto con la Roma, non il Napoli.
Ovviamente, questa è una vera e propria formalità giuridica. Nella pratica infatti, la somma della clausola rescissoria del calciatore viene pagata dalla società che ne vuole acquistare i diritti.
Questo però cambia la finalità e la ratio di questa opzione contrattuale. Anche perché spesso la modalità di pagamento e l’importo della clausola rescissoria viene negoziato e può causare diversi scontri, come nel caso del passaggio di Antoine Griezmann dall’Atletico Madrid al Barcellona
È sbagliato chiamarla rescissoria
Un altro errore riguarda proprio il nome. In base all’ordinamento italiano non è corretto dire clausola rescissoria, ma clausola penale. Dal punto di vista prettamente civilistico infatti la rescissione di un contratto presuppone un’anomalia verificatasi al momento della conclusione del contratto.
E non è questo il caso che si sta analizzando. Di conseguenza, è più giusto parlare di clausola penale. Essa trova la sua validità validità giuridica negli articoli 1382-1384 del Codice Civile.
In questi articoli viene definita “clausola penale” la somma, stabilita all’interno di un contratto e concordata tra le parti, dovuta a titolo di risarcimento per l’inadempimento dell’obbligazione ed indipendentemente dalla prova del danno.
© RIPRODUZIONE RISERVATA