La Corte di Cassazione ha condannato una parte in causa al pagamento di un risarcimento di 10mila euro per l’errore commesso dal proprio legale. Nuovi chiarimenti sulla responsabilità dell’avvocato.
Anche quando l’avvocato commette un errore è il cliente a pagarne le conseguenze: in più di un’occasione, infatti, la Corte di Cassazione ha ribadito che la responsabilità processuale aggravata ricade sempre sull’assistito.
La Suprema Corte è tornata sulla questione con una recente ordinanza - la n° 2089/2018 - dichiarando che in caso di colpa grave dell’avvocato l’importo del risarcimento che l’assistito deve riconoscere all’avversario è più alto, dal momento che si applicano le norme previste per la responsabilità aggravata.
È la cosiddetta “regola della soccombenza” a stabilire che anche se l’errore è dipeso esclusivamente dall’ignoranza dell’avvocato delle norme del diritto è il cliente ad esserne responsabile: è lui quindi a dover risarcire la controparte per averla trascinata in una causa evitabile, rimborsandola di tutti i costi sostenuti per prendere parte al giudizio.
Come vedremo di seguito, però, ci sono delle situazioni in cui l’assistito dopo aver rimborsato la controparte dei costi del giudizio può rifarsi sull’avvocato. Le vedremo nel proseguo dell’articolo, facendo chiarezza sulla differenza che c’è tra la responsabilità dell’avvocato e quella dell’assistito.
Perché il cliente è responsabile dell’errore dell’avvocato?
Per rispondere a questa domanda dobbiamo fare riferimento a quanto descritto dall’articolo 2049 del Codice Civile. Qui, si legge che:
“I padroni e i committenti sono responsabili per i danni arrecati dal fatto illecito dei loro domestici e commessi nell’esercizio delle incombenze a cui sono adibiti.”
Quindi, tutte quelle persone che per lo svolgimento di alcune attività o per l’esecuzione dei propri affari si avvalgono dell’assistenza di altri soggetti - dirigendo e vigilando il loro operato - ne sono direttamente responsabili.
Questa regola si applica anche per il cliente (padrone e committente) che si serve dell’assistenza di un legale.
Il risarcimento
Anche se la causa viene persa per colpa dell’avvocato è l’assistito a dover risarcire l’avversario dei costi di giudizio. Se l’errore del legale è grave - ad esempio se questo dimostra di non conoscere alcune norme del diritto - allora si parla di “responsabilità aggravata” e in tal caso il risarcimento da corrispondere all’altra parte sarà persino più alto.
Come stabilito dalla Corte di Cassazione nell’ordinanza 2089 del 29 gennaio 2018, nel calcolare l’importo del risarcimento bisogna tener conto di due fattori:
- della gravità dell’errore giuridico commesso dall’avvocato;
- delle tribolazioni imposte alla controparte nelle diverse fasi di giudizio.
Ad esempio, nella suddetta sentenza i giudici hanno rilevato gli estremi per un risarcimento di 10mila euro, da corrispondere interamente dalla parte assistita dall’avvocato che ha commesso l’errore.
Questa a sua volta potrà rifarsi sul legale chiedendo un risarcimento per i danni procurati, ma solo qualora sussistano determinate condizioni.
Quando l’avvocato non è responsabile
Se l’avvocato prima di accettare l’incarico ha informato il cliente dell’inutilità dell’azione legale, mettendolo a conoscenza dei rischi e delle conseguenze, ma questo ha deciso comunque di andare avanti, allora la responsabilità della sconfitta è da imputare direttamente all’assistito.
In tal caso non si può parlare di responsabilità dell’avvocato, poiché questo ha dimostrato di aver messo da parte il proprio interesse economico sconsigliando al cliente di intraprendere un inutile procedimento giudiziario, una causa persa in partenza.
Per maggiori informazioni, leggi anche- Avvocato responsabile di una causa persa: quando chiedere il risarcimento.
Quando l’avvocato è responsabile
Qualora l’avvocato non abbia informato il cliente dei rischi dell’azione giudiziaria si parla di responsabilità del legale. Come abbiamo visto in precedenza, anche in questo caso è il cliente a dover risarcire la controparte delle spese processuali e per eventuali “tribolazioni imposte”, ma a sua volta può rifarsi sull’avvocato.
Tuttavia, affinché ci sia responsabilità dell’avvocato devono sussistere determinati fattori, quali:
- rapporto di causa -effetto: l’evento che ha causato il pregiudizio è direttamente riconducibile all’attività dell’avvocato;
- se l’errore dell’avvocato ha provocato effettivamente un danno;
- nel caso in cui l’avvocato avesse tenuto una condotta impeccabile il diritto del cliente sarebbe stato riconosciuto.
Spetta al cliente quindi dimostrare l’esistenza di una di queste tre condizioni per ottenere a sua volta un risarcimento da parte del legale che lo ha assistito.
Quando c’è la compensazione delle spese
Ci sono dei casi, però, in cui il pagamento delle spese processuali non spetta solo alla parte assistita dall’avvocato che ha commesso l’errore, ma ad entrambi.
La compensazione delle spese tra le parti in causa è prevista quando l’errore ha riguardato una questione completamente nuova, oppure qualora ci sia stato un cambiamento dell’interpretazione delle norme da parte dei giudici.
In tal caso, ognuna delle parti dovrà pagare le proprie attività.
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