Le nuove regole sul green pass fanno insorgere degli interrogativi: uno di questi riguarda la possibilità per il cliente di chiedere di vedere la certificazione.
Con l’obbligo del green pass sul posto di lavoro - che entrerà in vigore dal prossimo 15 ottobre - sono diversi gli interrogativi: uno di questi riguarda la possibilità per il cliente di chiedere al commerciante o all’artigiano di mostrare la propria certificazione verde.
Pensiamo a chi prende un taxi, come pure a chi va dal parrucchiere: d’altronde stiamo vivendo un periodo dove non è chiaro chi sono i controllori e chi i controllati, quindi non stupirebbe vedere che dal 15 ottobre tra i clienti si diffonda l’usanza di richiedere il green pass all’esercente.
Quello che ci chiediamo in questa sede non è se una tale richiesta è giusta o meno: quel che ci interessa è guardare alla legittimità della stessa. Può un cliente chiedere di vedere se chi offre un determinato servizio sia anche in regola con la certificazione oppure è passabile di denuncia? Facciamo chiarezza.
I clienti possono chiedere all’esercente di vedere il green pass?
Sono diversi gli ambiti in cui un cliente potrebbe avere interesse a verificare se l’esercente è in regola con la certificazione obbligatoria (come stabilito dal decreto del 16 settembre scorso).
Pensiamo, ad esempio a chi chiama l’idraulico per un problema nel bagno di casa, oppure a chi deve fare una lunga tratta in taxi e vuole essere tranquillo riguardo alla condizione del tassista. Una situazione che già oggi potrebbe verificarsi, ma che immaginiamo sarà molto più diffusa dal 15 ottobre, quando avere il green pass diventerà condizione essenziale per poter svolgere qualsiasi lavoro, sia nel settore privato che per il pubblico.
La domanda allora è: i clienti possono chiedere al negoziante, al professionista o a qualsiasi altro esercente di controllare il green pass? La risposta è positiva, ma allo stesso tempo non c’è alcun obbligo per l’esercente di esibire la certificazione. E ovviamente non ci sono neppure sanzioni per chi decide di non mostrarla.
Il controllo del green pass non viola la privacy
Per trovare una risposta a questa domanda dobbiamo prima di tutto rispondere a un’altra. Ovvero: il cliente che chiede la verifica del green pass commette una violazione della privacy? Un tema su cui nei giorni scorsi si è espresso il Consiglio di Stato.
Nel dettaglio, il Consiglio di Stato, respingendo in sede cautelare un ricorso già deciso dal Tar Lazio con pronuncia n. 4281/2021, ha confermato che la richiesta del green pass - da parte di datori di lavoro o altri controllori individuati dalla normativa - non rappresenta una violazione della privacy. Secondo il Consiglio di Stato, infatti, mostrando il green pass non vengono rilevati dati appartenenti a categorie particolari indicate dall’articolo 9 del GDPR: non vengono né mostrati dati sanitari né tantomeno altri dati sensibili. A differenza della condizione di vaccinati, che può essere controllata solamente dal medico competente, il controllo in questo caso attesta solamente se la persona possiede o meno la certificazione richiesta dalla legge.
Il cliente può chiedere di vedere il green pass, ma l’esercente può rifiutarsi
Dal momento che una tale richiesta da parte del cliente non rappresenta una violazione della privacy, non vediamo altri impedimenti di tipo giuridico. Questo, dunque, può anche chiedere all’esercente di poter vedere il suo green pass, ma allo stesso tempo quest’ultimo può anche rifiutarsi.
Secondo la legge, infatti, non deve essere il cliente a controllare il green pass. Pensiamo al caso dei tassisti: semmai sarà la cooperativa o la società a cui questi fanno parte a dover effettuare i controlli, non di certo chi usufruisce del servizio.
Chiedere è tuttavia lecito, così come rifiutare o accettare di mostrare la propria certificazione. Così come pure è lecito per il cliente rifiutare di usufruire di un certo servizio nel caso in cui non dovesse ricevere le rassicurazioni di cui necessita.
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