Per diventare infermieri serve almeno una laurea triennale: è possibile poi specializzarsi con altri due anni di laurea o prendendo parte a un master formativo. Ecco quali sono gli step da seguire.
Per diventare infermiere - quel professionista sanitario che assiste, cura e si prende cura dei pazienti in maniera globale, ovviamente restando nel proprio campo di attività, instaurando con essi una relazione di fiducia - bisogna seguire uno specifico iter formativo.
L’importanza e le responsabilità dell’infermiere nell’ambito del servizio sanitario sono rilevanti, ed è per questo che - a differenza di quanto succedeva fino agli anni ‘90 - per poter svolgere questa professione è richiesta una laurea, quantomeno triennale. Oggi bisogna dunque fare riferimento a quanto stabilito dalla legge n. 341 del 19 novembre 1990, con la quale è stato istituito il diploma universitario di primo livello in scienze infermieristiche, poi diventato - dal 2011 - laurea in infermieristica.
Chi vuole diventare infermiere, occupandosi di assistenza infermieristica preventiva, curativa, palliativa e riabilitativa, deve dunque sapere che già durante il percorso formativo, che comprende anche un periodo di tirocinio, è richiesto molto impegno, così come una volta che si troverà lavoro in una struttura pubblica o privata: potrebbe infatti capitare di lavorare per molte ore, e anche nei giorni festivi.
Una carriera fatta sicuramente di tanti sacrifici, ma anche - e specialmente - di soddisfazioni che ripagano dell’impegno.
Ecco dunque spiegato, passo per passo, partendo dall’iscrizione all’Università, qual è il percorso da seguire per diventare infermiere.
Diventare infermiere
Come diventare infermiere: test d’ingresso e iscrizione all’Università
Come disciplinato dal decreto legislativo n.502 del 30 dicembre 1992, e successive modificazioni, per diventare infermiere bisogna essere in possesso della laurea triennale in infermieristica (classe di laurea L/SNT/1).
Questa è a numero programmato, o chiuso: c’è dunque un certo numero di posti a disposizione ogni anno, distribuiti tra i vari atenei del Paese, che vengono assegnati tramite graduatoria. Questa viene stilata in base ai punteggi ottenuti a un test d’ingresso, il quale si tiene all’inizio dell’anno accademico, generalmente nel mese di settembre. Ad esempio, per l’iscrizione all’a.a. 2022-2023 il test d’ingresso si terrà il prossimo 15 settembre.
In alternativa è possibile iscriversi a un’Università privata, le quali hanno le loro graduatorie e decidono in autonomia la data del test d’ingresso.
Cosa si studia nel corso di laurea in infermieristica
Sono le singole Università a definire il piano didattico, attenendosi però a quanto stabilito dalla normativa nazionale. Non tutti i corsi di laurea in infermieristica, dunque, sono uguali, tuttavia presentano le stesse caratteristiche. Ad esempio, nel corso dei tre anni vi capiterà sicuramente di approfondire le seguenti materie:
- anatomia;
- biologia, biochimica e microbiologia generale
- fisiologia;
- patologia;
- fisica, statistica e informatica
- scienze infermieristiche;
- scienze umane;
- primo soccorso;
- diritto e management sanitario
- lingua inglese.
Tirocinio durante il corso di laurea in infermieristica
Durante il corso di laurea, oltre a dover superare gli esami bisognerà anche prendere parte a un tirocinio curricolare, il quale si tiene direttamente negli ospedali o comunque nelle strutture del Ssn.
In totale, sono circa 1.800 le ore di tirocinio da svolgere nel corso dei tre anni, per un totale di 60 crediti formativi da acquisire, all’interno delle Unità operative delle aziende ospedaliere universitarie. Durante questa esperienza formativa lo studente viene affiancato da uno più infermieri esperti, i quali ricoprono il ruolo di tutor, con l’obiettivo di consolidare le conoscenze apprese a livello teoriche e poterle mettere in pratica.
È bene sottolineare che l’obbligo di presenza al tirocinio è del 100%, così come la frequenza ai laboratori professionali.
Esame di Stato e discussione della tesi
Per poter esercitare la professione d’infermiere sul territorio nazionale è obbligatorio essere iscritti all’albo del collegio Ipasvi. Si tratta di un requisito essenziale, ed è per questo motivo che persino prima della discussione della tesi di laurea bisogna sostenere l’esame di Stato così da ottenere l’abilitazione alla professione.
Nel dettaglio, l’ultimo step della laurea triennale in infermieristica conta di due diverse fasi:
- la prima, la prova abilitante vera e propria, durante la quale lo studente deve dare prova di aver acquisito le conoscenze e le abilità pratiche e tecniche proprie del contesto operativo previsto dal profilo professionale dell’infermiere. In particolare, la prova pratica consiste nel discutere di un caso clinico che può essere corredato da una scaletta di orientamento o da una documentazione clinico-infermieristica pertinente. È questa prova, dunque, a costituire di fatto l’esame di Stato (o di abilitazione);
- la seconda che invece consiste nella vera e propria discussione della tesi.
Va detto che anche se divisa in due parti, la prova finale è una sola e comprende appunto esame di Stato e discussione della tesi; per lo stesso motivo queste vengono valutate nella stessa maniera ed entrambe concorrono alla determinazione del voto di laurea.
Cosa fare dopo la laurea in infermieristica
Una volta conseguita la laurea triennale in infermieristica ci sono due possibilità:
- iniziare a lavorare come infermieri;
- completare la propria formazione prendendo parte a Master oppure iscriversi a un corso di laurea specialistica.
In particolare, per la professione d’infermiere il decreto ministeriale 739/1994 individua le seguenti specializzazioni:
- Infermieristica legale e forense
- Infermiere di ricerca;
- Infermiere epidemiologo e delle infezioni ospedaliere, infezioni correlate alle pratiche assistenziali;
- Infermiere disaster manager
- Infermieristica bellica;
- Infermieristica in area critica;
- Infermieristica in area geriatrica;
- Infermieristica in area pediatrica;
- Infermieristica in oncologia e infermieristica in cure palliative;
- Infermieristica in sala operatoria;
- Infermieristica in salute mentale e Infermieristica in psichiatria;
- Infermieristica di sanità pubblica;
- Coordinatore Infermieristico.
Ma di specializzazioni come infermiere ce ne sono tante altre: dall’infermiere case manager a quello di telemedicina, fino ad arrivare all specialista in specialista in wound care.
A seconda di quelle che sono le proprie aspettative, dunque, si può scegliere di continuare a studiare oppure di cominciare a lavorare come infermiere, fermo restando che l’uno non esclude l’altro.
Lavoro come infermiere: cosa serve sapere
Quando si parla del lavoro da infermiere è importante distinguere da chi lavora in ambito privato, quindi ad esempio aziende sanitarie private o cooperative socio-sanitarie, da chi invece svolge la professione nel pubblico.
La differenza è che se nel primo caso basta candidarsi per un’offerta di lavoro nel privato basterà rispondere a un annuncio di lavoro, per lavorare nelle aziende ospedaliere pubbliche bisognerà necessariamente affrontare, e superare, un concorso pubblico.
Ma si può essere anche infermieri liberi professionisti: in questo caso, come per ogni altra attività da lavoro autonomo, è richiesta l’apertura della Partita Iva e l’iscrizione al fondo Enpapi per la copertura previdenziale e assicurativa.
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