Come gestire un grosso capitale in banca con poche spese e investendo i soldi sia in azioni che in obbligazioni?

Stefano Vozza

30 Novembre 2024 - 01:00

Diversificare tanto minimizzando i prodotti in portafoglio al fine di ottimizzare i ritorni e minimizzare le spese vive di gestione

Come gestire un grosso capitale in banca con poche spese e investendo i soldi sia in azioni che in obbligazioni?

Chi lo ha detto che per gestire un grosso capitale serve avere necessariamente tanti prodotti di investimento in portafoglio? Diversificare, sì, è una delle regole auree della buona gestione del capitale, ma il termine non fa rima con l’avere in pancia una molteplicità di strumenti finanziari.

Sarebbe come minimo dispersivo, oltre che inefficiente dal punto di vista dei costi.

Tanto per i piccoli quanto per i grandi patrimoni, i gestori consigliano di investire su più asset class ricorrendo al classico strumento del fondo comune. Con un solo prodotto è possibile avere una molteplicità di sottostanti sia sul reddito fisso che sul capitale di rischio.

Vediamo allora come idealmente gestire un grosso capitale in banca con poche spese e investendo i soldi sia in azioni che in obbligazioni.

Lo strumento dell’ETF o del fondo comune di investimento

I fondi comuni di investimento (FCI) e gli ETF, i fondi negoziati in Borsa, danno modo di esporsi su moltissime asset class, dalle tradizionali alle alternative. Si tratta di panieri, di contenitori, al cui interno affluiscono più singoli prodotti afferenti una data attività finanziaria. Così si ottiene la massima diversificazione possibile su più emittenti e/o prodotti contemporaneamente, anche attraverso capitali modestissimi.
In cosa si differenziano? Essenzialmente in tre aspetti:

  • il taglio minimo iniziale, in genere fisso e/o richiesto per i FCI e non per gli ETF, che sul mercato passano di mano al pari delle azioni di Borsa;
  • la politica di gestione del fondo seguita, che è solitamente attiva per i FCI e passiva per gli ETF;
  • il complesso delle spese, terreno sul quale i dibattiti si fanno solitamente molto accesi. In genere sono più alte sui FCI (che tuttavia sono a gestione attiva, a dispetto dei fondi concorrenti) e possono comprendere spese di gestione e/o di negoziazione e/o commissioni di varia natura. Sui fondi negoziati gravano le spese di compravendita (alla propria banca) e quelle di gestione. Poi vi sono i possibili costi impliciti derivanti dalla divergenza tra il prezzo di mercato dell’ETF e quello del valore delle partecipazioni sottostanti.

Come gestire un grosso capitale in banca con poche spese e investendo i soldi sia in azioni che in obbligazioni?

La scelta tra i due strumenti non è affatto scontata o banale. Oltre alle divergenze tecniche di cui sopra c’è che l’ETF richiede sicuramente una maggiore padronanza dei mercati finanziari, giacché la “gestione attiva” dell’investimento ricade sull’investitore. Tradotto, sbagliare prodotto o non comprenderne fino in fondo le dinamiche di funzionamento o dei mercati di riferimento può essere deleterio.

Mettiamoci tuttavia nei panni dell’investitore fai da te. Tra le mille alternative disponibili, come gestire al meglio un capitale tra più asset class minimizzando le spese? Lungi dal dare consigli operativi (si raccomanda al Lettore di consultare sempre il proprio consulente di fiducia!), si potrebbe optare per tre ETF differenti.

Uno per coprire il comparto obbligazionario, uno quello azionario e uno da destinare a un investimento alternativo (oro, real estate, criptovalute, materie prime). Pesi, tempi e strumenti andrebbero valutati da caso a caso a seconda del proprio obiettivo e profilo di rischio. Tuttavia, la componente più grande andrebbe destinata ai bond e servirebbe a stabilizzare il portafoglio e garantire comunque un flusso di entrate. Ad esempio si potrebbe scegliere un ETF sui bond sovrani europei, senza rischio di cambio, che investa su tutte le scadenze, breve, medio e lungo termine.

L’ETF azionario dovrebbe far guadagnare tanto nelle fasi di rialzo dei mercati, e il contrario nelle fasi calanti. Il fondo, in particolare, dovrebbe essere globale e avere al suo interno azioni dei Paesi sviluppati (Nord America, Europa ed Est in base al peso del PIL mondiale).
Il 3° ETF (o ETC, se del caso), dalla quota piccola e residuale rispetto al totale del capitale, darebbe modo di seguire una propria idea di investimento. Ad esempio si potrebbe seguire il trend dell’oro, che pur non staccando cedole e/o dividendi è in crescita da decenni ed è considerato un bene rifugio per eccellenza.

Come scegliere un fondo comune per gestire al meglio un capitale

Quindi con 3 soli ETF si riuscirebbe a diversificare al massimo gli investimenti senza comprare tanti strumenti disparati. Essi darebbero modo di coprire gran parte dell’universo investibile sulle principali asset class.

Invece ciò che nella sostanza darebbe modo di fare o non fare la differenza effettiva finale sarebbero altri due elementi:

  • le caratteristiche del fondo prescelto. Qui è preferibile scegliere fondi con un certo storico, un’elevata massa gestita, un TER contenuto e che siano possibilmente denominati in euro. Hanno una marcia in più, poi, i fondi che reinvestono i proventi (ad accumulazione) e che seguono una replica fisica dei sottostanti che hanno in pancia;
  • come si suddividerà il capitale tra i fondi (e i relativi tempi di acquisto, anche), ossia l’asset allocation prescelta. Essa è una funzione diretta del rischio, delle esigenze e dei tempi di investimento di ogni singolo investitore. Tuttavia, alcune regole di fondo valgono per tutti e per sempre.

All’aumentare del rischio e dell’orizzonte temporale si può aumentare il peso dell’azionario, così come l’aumento del peso dell’obbligazionario renderà il portafoglio molto difensivo. Quest’ultimo sarà più adatto ai profili di rischio prudenti, specie sugli orizzonti temporali più corti. L’investimento alternativo, infine, ben si sposa con chi attua politiche di rotazione attiva del portafoglio e sa scegliere tempi, pesi e settori su cui intervenire e da cui invece scappare.

Ecco dunque illustrato, in estrema sintesi come gestire un grosso capitale in banca con poche spese e investendo i soldi sia in azioni che in obbligazioni.

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