L’obiettivo della sinistra liberista non è cambiare la società ingiusta ma di preservarla dagli attacchi oscurantisti delle destre e del conservatorismo.
Nel suo “CONTRO LA SINISTRA NEOLIBERALE” (Fazi editore, 2022), Sahra Wagenknecht divide l’impegno editoriale in due parti. La prima tende e descrivere e diagnosticare questa “sinistra” neoliberale, la seconda presenta programmi e idee politiche di per una sinistra, diciamo, più “tradizionale”.
L’aspetto più interessante del discorso è nell’analisi del sottostante sociale in cui si sarebbe prodotto il fenomeno che ha portato all’emersione e poi all’affermazione di questa classe sociale la cui ideologia è detta “lifestyle left” che ha cambiato il senso stesso del concetto di “sinistra”. Riporterò più o meno il filo del ragionamento espresso ma vi aggiungerò anche qualcosa che nel testo non c’è.
L’analisi si appoggia allo studio fatto da Thomas Piketty in Capitale ed Ideologia, il quale censendo socio-demograficamente la popolazione di ben tredici paesi occidentali, ha verificato che questo gruppo social-ideologico è emerso a partire da fine anni Ottanta, collocandosi nella parte medio-alta dello spettro sociale, sia per titolo di studio che per reddito. Si dovrebbe trattare di quel gruppo sociale che da giovane, quindi approssimativamente negli anni ’70, era di sinistra ove il concetto aveva sia connotati social-economici chiari e forti, dichiamo più “tradizionali” ovvero in favore degli svantaggiati, sia connotati ribellistici verso la morale ed il pensiero borghese tradizionale, quindi conservatore. Una sinistra prevalentemente liceale ed universitaria che, crescendo, è andata a ricoprire posizioni professionali di una certa rilevanza, ritrovandosi nel segmento medio-alto dello spettro sociale per censo. [...]
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