Come saranno le città dopo il coronavirus? La visione dell’architetto Boeri

Anna Maria Ciardullo

21 Aprile 2020 - 17:39

Come saranno le città dopo il coronavirus? A rispondere a questa domanda è il noto architetto Stefano Boeri, che ha già un’idea sul futuro dell’Italia.

Come saranno le città dopo il coronavirus? La visione dell’architetto Boeri

Come saranno le città dopo il coronavirus? Sul tema ha dato la sua visione l’architetto Stefano Boeri, famoso per aver progettato tra le altre cose anche il Bosco Verticale, grattacielo di Milano interamente ricoperto da alberi e piante.

La pandemia che ha colpito il mondo intero ci sta costringendo a immaginare un futuro con regole nuove, che implicheranno anche inediti modi di relazionarsi con l’ambiente circostante.

Già a partire dalla Fase 2 cambieranno anche le priorità delle persone, che tenderanno a cercare spazi più ampi e verdi. Ciò è particolarmente vero per le grandi città, dove anche avere un piccolo balcone o un terrazzo non è un lusso per tutti.

Come saranno le città dopo il coronavirus? L’importanza del “verde”

L’architetto di fama internazionale Stefano Boeri, intervistato da la Repubblica, ha spiegato la sua particolare visione di città dopo il coronavirus.

Secondo l’archistar il coronavirus e la quarantena forzata hanno cambiato per sempre le priorità delle persone, facendo comprendere l’importanza di avere uno spazio vitale all’aria aperta e soprattutto di essere circondati dalle piante.

Tutti hanno capito che il verde è un tema importante”, ha spiegato Boeri, facendo notare che servirebbero aree di campagna più grandi per facilitare una ritrazione dall’urbano, lasciando il giusto spazio anche ad altre specie viventi.

Il fatto di essere costretti a ripensare molte cose, per Boeri, non deve prescindere dalla comprensione profonda delle concause che ci hanno portati a vivere una situazione di tale gravità. Tra queste, l’architetto cita l’esempio dell’inquinamento.

“Se i dati sulle polveri sottili ci dicono che gli abitanti delle aree maggiormente inquinate sono più a rischio per fragilità polmonare, d’ora in poi nelle città ad alta densità di particolato servono progetti di riduzione forte delle auto e della sezione stradale, insieme a un deciso passaggio all’elettrico”.

Si tratta solo di un esempio delle innumerevoli migliorie che si dovrebbero iniziare a mettere a punto per non sprecare i sacrifici fatti finora, perdendo l’occasione unica di ripensare il futuro.

Il progetto di riqualificazione proposto da Boeri

Secondo Boeri, molto presto assisteremo a un graduale spinta verso l’abbandono delle zone più densamente popolate, agevolato dai nuovi paradigmi oggi possibili con lo spostamento online di scuola e lavoro. Chi ha una seconda casa in campagna o al mare, ad esempio, si trasferirà o vi trascorrerà periodi più lunghi. E la stessa tendenza sarà osservabile anche nel resto d’Europa.

L’archistar di fama internazionale ha un’idea precisa di come dovrebbe riorganizzarsi l’Italia. Il nostro Paese è pieno di piccoli borghi da salvare, oltre 5800 centri sotto i 5 mila abitanti e ben 2300 in stato di abbandono. La sua idea è quella di un grande progetto nazionale volto proprio alla riqualificazione di questi ultimi.

Si tratta di un processo che va governato, sottolinea Boeri, ma se le 14 aree metropolitane adottassero questi centri, con vantaggi fiscali e incentivi, si potrebbe creare un interessante circolo virtuoso.

Più in generale, spiegando come saranno le città dopo il coronavirus, Boeri ha identificato un’esigenza chiave: quella di “portare tutto all’esterno”. Il riferimento è ai negozi, ad esempio, che dovranno dotarsi di spazi “dehors” per scongiurare i rischi legati agli spazi chiusi in caso di pandemia, al verde pubblico, che dovrebbe crescere a scapito del cemento e così via. In sostanza, ha concluso: “Servirà più spazio per noi e meno per le auto e dovremo ripensare l’uso delle piazze per gli eventi”.

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