L’onorevole De Bertoldi denuncia che la commissione parlamentare d’inchiesta sulle banche non vuole pagare le consulenze esterne
L’equo compenso, che tanto ha fatto discutere i professionisti, torna clamorosamente agli onori della cronaca. La causa è una postilla inserita nel regolamento della commissione banche, che prevede la possibilità di ricorrere a collaboratori esterni a titolo gratuito e col solo rimborso delle spese vive.
Equo compenso, De Bertoldi sdegnato su scelta della commissione banche
Questo “colpo di mano” ha provocato la sdegnata reazione del senatore Andrea De Bertoldi, membro della commissione, che ha dichiarato che questa misura oltreché incomprensibile “violerebbe la normativa sull’equo compenso come stabilito dalla legge 172/2017”.
Secondo i dettami della legge, infatti, dal Dicembre 2017 i professionisti hanno diritto ad un compenso economico adeguato e proporzionato alle prestazioni e al lavoro svolto per i committenti «forti» come banche, assicurazioni e Pubbliche Amministrazioni.
Il fatto che ora la commissione banche regolamenti la possibilità di avvalersi di professionisti a titolo gratuito è cosa che pare davvero singolare, considerando che si tratta anche di tematica non certo semplice e che ha bisogno di tecnici e di professionisti preparati e che giustamente avrebbero diritto a ricevere un compenso per la loro opera svolta.
Lascia perciò piuttosto stupiti quanto affermato a proposito dalla presidente della bicamerale Carla Ruocco del M5S, che ha detto: “Si tratta di una collaborazione prestata per il Parlamento, non di contratti tra privati”. Come se lavorare per il Parlamento meritasse un trattamento differente da parte dei professionisti.
Commercialisti criticano commissione banche su equo compenso
“L’ipotesi che i collaboratori esterni della Commissione parlamentare bicamerale d’inchiesta sul sistema bancario possano rendere le loro prestazioni a titolo gratuito è molto grave, perché sintomatica di un atteggiamento della politica ancora a volte ondivago sul tema dell’equo compenso. Bene ha fatto l’onorevole De Bertoldi a porre la questione, così come è un bene che sia slittata l’approvazione del Regolamento che prevede questa misura. Sarebbe paradossale che fosse lo stesso legislatore ad ignorare le norme sull’equo compenso da lui stesso introdotte”. È quanto afferma in una nota il Vicepresidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Giorgio Luchetta.
“Chi mette in campo queste ipotesi” - spiega Luchetta - “sembra dimenticare platealmente le norme sull’equo compenso. Cosa tanto più sorprendente dal momento che negli ultimi mesi la politica si è espressa in maniera pressoché unanime a favore di un ulteriore rafforzamento delle norme a tutela della giusta retribuzione dei professionisti”.
Luchetta si augura quindi che sul tema si proceda “senza tentennamenti” e senza ulteriori “passi falsi”. “Di certo per questo si batterà in ogni sede il Consiglio nazionale dei commercialisti. Del resto, a diversi anni ormai dall’abolizione delle tariffe minime, possiamo dire che quel provvedimento non ha dato alcun frutto positivo e ha anzi indebolito i lavoratori autonomi, specie i più giovani. È tempo che ci venga restituito ciò che ci è stato tolto per difendere la dignità dei professionisti”, conclude Luchetta.
Desta una certa sorpresa che, come denunciato sempre dal senatore De Bertoldi, anche la Lega abbia condiviso, insieme a Pd e M5S questa impostazione, che sicuramente lede ulteriormente gli interessi di una categoria, come quella dei liberi professionisti, già abbondantemente colpita dalle misure economiche di questo governo.
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