Concordato preventivo a caccia di evasori, ma ecco chi resta escluso

Nadia Pascale

10/07/2024

Le dichiarazioni del viceministro Maurizio Leo sollevano polemiche, invito ai titolari di partita Iva a regolarizzare la posizione con il Fisco, caccia agli evasori con il concordato preventivo

Concordato preventivo a caccia di evasori, ma ecco chi resta escluso

Il viceministro Maurizio Leo interviene all’incontro organizzato da Bruno Vespa “Forum in masseria”, il cavallo di battaglia è sempre il concordato preventivo biennale, strumento di tassazione per partite Iva che entra in vigore nel 2024 in forma opzionale. Il Governo intende andare a caccia di evasori con l’uso di questo strumento, ma qualcuno potrebbe restare escluso.

Maurizio Leo, viceministro all’Economia e Finanze, non lo ha mai negato: il concordato preventivo biennale è un modo per fare cassa e finanziare la prossima legge di bilancio, con una possibile riduzione della tassazione Irpef.

L’obiettivo però non è solo questo, ma anche scovare gli evasori fiscali, cioè coloro che non pagano tutte le imposte occultando in parte la base imponibile, usufruendo di deduzioni e detrazioni non spettanti.

Sul contrasto all’evasione questo non è l’unico passo, infatti, sono stati previsti anche limiti alle compensazioni fiscali. Maurizio Leo nelle ultime dichiarazioni si è concentrato proprio sullo scopo del concordato che è far emergere le reali basi imponibili dei titolari di partita Iva. Ecco chi resta escluso dalla caccia agli evasori.

Maurizio Leo alle imprese: mettetevi in regola con il Fisco, siamo a caccia di evasori

Maurizio Leo ha sottolineato “ non abbiamo l’anello al naso ” sottolinea l’emersione di dati che lasciano perplessi, ad esempio, un imprenditore che dichiara 15.000 euro, ma paga un dipendente 20.000 euro, si tratta di dati inverosimili. Invita, quindi, i contribuenti a mettersi man mano in regola con il Fisco e questa sembra essere la direzione presa con le ultime norme, che prevedono una sorta di entrata in vigore graduale dell’adeguamento della base imponibile del concordato preventivo biennale con gli andamenti ISA.

Proprio gli Isa, pagelle fiscali, sono al centro delle polemiche, o meglio dei timori delle partite Iva, definiti i minimi settoriali, prevedono che le imprese in base al settore non possano guadagnare meno di determinati redditi, le imprese che guadagnano meno non possono accedere al concordato preventivo biennale.

Vi sarà comunque un adeguamento della base imponibile oggetto di concordato rispetto al reddito che si dovrebbe produrre con un punteggio ISA pari a 10.

Le anomalie del concordato preventivo biennale

Deve però essere ricordato che alcuni fatti che possono sembrare anomalie, in molti casi sono realtà. Certamente ci si aspetta che un imprenditore con dipendenti guadagni più dei suoi dipendenti, ma purtroppo non sempre è andata così o va così. Possono capitare momenti di difficoltà in azienda, momenti in cui si preferisce continuare a pagare i propri dipendenti e sostenere i costi dell’assunzione, invece, di chiudere, ciò al fine di veder crescere le entrate in futuro. Certo non è la regola, ma può capitare.

È previsto che la base imponibile sia determinata anche in base alla crescita del Paese, ma sappiamo che l’Italia non è omogenea, che alcune zone crescono più di altre, il centro e la periferia non possono essere paragonate.

Forfettari: doppio binario con il concordato preventivo?

Un’altra anomalia del concordato preventivo biennale sembra essere il doppio binario di trattamento con i forfettari. Tra poco anche per il regime forfettario sarà disponibile la simulazione del concordato preventivo, ma l’applicazione potrebbe generare differenze di trattamento.

In primo luogo hanno già una tassazione di favore, del 5% o del 15%, certo con deduzione forfettaria delle spese con i coefficienti di redditività, ma comunque con un vantaggio non da poco determinato dall’aliquota.

A ciò si aggiunge che i forfettari non sono tenuti agli ISA, ora non sappiamo se nei prossimi giorni arriveranno brutte sorprese anche per loro, ma se la base imponibile per loro sarà calcolata avendo come riferimento solo i redditi prodotti in passato, il vantaggio rispetto agli altri titolari di partita Iva sarà notevole.

Si aggiunge che i forfettari possono applicare in via sperimentale il concordato preventivo biennale per un anno. Di fatto non scontano alcun rischio perché, considerando gli ampi termini di adesione al concordato preventivo biennale, potranno scegliere quale tassazione applicare al 2024 quando già sanno quali redditi, in linea di massima, dovrebbero produrre nel 2024 e quindi quanto sono tenuti a pagare con il sistema vecchio di calcolo delle tasse e quanto con il concordato preventivo.

Ad esempio, un titolare di partita Iva con forfettario se nel 2024 ha avuto un incremento di reddito, che di fatto al 31 ottobre si conosce ampiamente, ha solo vantaggi nell’aderire al concordato perché la base imponibile di riferimento è del 2023.

Chi, invece, ha avuto una riduzione di entrate ha vantaggi con il calcolo tradizionale della base imponibile. Non essendo vincolato a tale scelta nel 2025, non si assume alcun rischio anche se dovesse scegliere il concordato preventivo.

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