Concordato preventivo biennale non si applica ai contributi per le casse dei professionisti

Nadia Pascale

5 Aprile 2024 - 09:50

Il concordato preventivo biennale non si applica ai contributi previdenziali da versare alle casse private. Professionisti in allarme per gli adempimenti. Cosa fare?

Concordato preventivo biennale non si applica ai contributi per le casse dei professionisti

L’accordo del concordato preventivo biennale (articolo 19 del Decreto Legislativo 13/2024 ) non ha effetto sui contributi previdenziali da versare alle casse private.

Ecco alcune precisazioni importanti che professionisti e lavoratori autonomi devono conoscere prima di aderire al nuovo sistema di tassazione.

Siamo agli esordi e la confusione è tanta, proprio per questo l’Associazione degli enti previdenziali privati (Adepp) ha preferito fin da subito fare delle precisazioni. La questione non è da poco, infatti l’accordo sulla base imponibile valido per un biennio non ha applicazione automatica per le casse private.

Vediamo nel dettaglio cosa vuol dire.

Concordato preventivo biennale e base imponibile per i contributi

Ricordiamo per sommi capi come funziona il concordato preventivo biennale. Si tratta di un accordo tra Fisco e contribuente: il Fisco propone al contribuente un reddito imponibile calcolato utilizzando diversi parametri, tra cui l’imponibile degli esercizi precedenti, il punteggio Isa, il Pil, e l’andamento di mercato del settore (una sorta di ritorno agli studi di settore). Il contribuente può accettare la proposta oppure può scegliere la tassazione con il metodo ordinario. Per il solo 2024 l’accettazione dell’accordo deve essere comunicata entro il 15 ottobre.

In base a quanto emerge, il reddito imponibile proposto dal Fisco è alla base anche del calcolo dei contributi previdenziali. Vi è certezza sull’applicazione di tale criterio per coloro che versano i contributi all’Inps, ma l’Adepp ha fatto delle precisazioni per quanto riguarda le casse previdenziali private.

Casse private: il concordato preventivo non si applica ai contributi previdenziali

A questo punto una premessa è d’obbligo: il concordato preventivo biennale dovrebbe riguardare 2,7 milioni di partite Iva, inclusi coloro che hanno scelto il regime fiscale forfettario. Si tratta di imprese, ma anche professionisti, lavoratori autonomi.

Non tutti i soggetti interessati versano i contributi all’Inps, in alcuni casi vi sono casse private, nasce quindi l’esigenza di capire se queste saranno obbligate a calcolare le somme da versare in base all’accordo tra Fisco e contribuente. L’Adepp ha precisato che la base imponibile determinata per il concordato preventivo biennale non si applica necessariamente o obbligatoriamente ai contributi previdenziali versati alle casse private. Ogni Cassa potrà scegliere se aderire o meno.

Nel frattempo ulteriori precisazioni sono arrivate dagli organi dirigenti delle casse previdenza dei commercialisti, dei notai e degli avvocati le quali hanno puntualizzato che il concordato preventivo biennale non sarà esteso automaticamente alle casse private dei professionisti. Questo implica che coloro che sono iscritti a tali casse dovranno continuare a calcolare gli importi dovuti per i contributi previdenziali sul reddito effettivamente prodotto e non su quello presunto e oggetto di concordato preventivo biennale.

Contributi previdenziali, conviene il calcolo con il concordato preventivo biennale?

Vi sono vantaggi? In questo momento non è dato sapere, infatti, il comitato tecnico, istituito con l’obiettivo di determinare i criteri per stabilire la base imponibile sulla quale calcolare il reddito imponibile, è al lavoro.

Da quanto emerge dalle prime indiscrezioni i redditi dovrebbero essere tutti più alti rispetto a quanto effettivamente dichiarato in passato perché sarà di particolare rilevanza il punteggio Isa. Sappiamo, infatti, che chi ha un punteggio Isa pari a 10, il massimo, avrà comunque una proposta di concordato con reddito imponibile adeguato alla crescita del Paese.

Ciò implica che se la crescita della singola partita Iva è maggiore rispetto alla crescita del Paese, il contribuente che aderisce versa minori imposte rispetto a quelle determinate con il regime di tassazione ordinario e verserebbe anche minori contributi previdenziali se il concordato si estendesse anche a tali oneri.

In caso contrario, cioè il contribuente con un punteggio Isa pari a 10 che però guadagna meno rispetto agli anni antecedenti o ha una crescita inferiore rispetto a quella prospettata, si ritrova per 2 anni a dover pagare maggiori imposte di quelle che pagherebbe con il regime ordinario e comunque anche maggiori oneri contributivi.

Chi ha un punteggio Isa non pieno, avrà un imponibile adeguato a quello che dovrebbe essere dichiarato per avere un punteggio 10. Anche in questo caso la tassazione sarebbe maggiore con il concordato.

Naturalmente tutte le valutazioni saranno fatte dal singolo al momento opportuno cioè quando le regole per la determinazione dell’imponibile saranno certe.

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