Il condono Ischia sta agitando le acque all’interno del Movimento 5 Stelle: vediamo allora cosa prevede il decreto e il perché di tutte queste polemiche.
Più che una lite nella maggioranza la tensione sul condono Ischia è tutta interna al Movimento 5 Stelle, nonostante siano stati proprio i pentastellati a voler inserire il provvedimento all’interno del decreto Genova.
Ma nello specifico cosa c’è scritto nel decreto in merito a Ischia e perché c’è stata questa spaccatura tra i 5 Stelle tanto che la maggioranza è andata sotto in commissione al Senato? In maniera molto semplice, vediamo allora cosa recita l’articolo 25 riguardante l’isola e i motivi per cui adesso il senatore grillino Gregorio De Falco rischia l’espulsione.
Condono Ischia: ecco cosa c’è scritto nel decreto
Poco prima delle ore 21 del 21 agosto 2017, un terremoto di magnitudo 4.0 ha colpito l’isola di Ischia (in particolare i comuni di Casamicciola Terme, Forio e Lacco Ameno) provocando 2 morti e 42 feriti.
A seguito del tragico crollo del ponte Morandi il 14 agosto 2018, il governo ha emanato lo scorso 28 settembre il decreto Emergenze (conosciuto anche come decreto Genova) che adesso deve essere ratificato dal Parlamento.
All’interno del decreto, nello specifico nell’articolo 25 intitolato “definizione delle procedure di condono”, sono stati inseriti dei provvedimenti riguardanti il terremoto che più di un anno fa ha colpito Ischia.
Per i tre Comuni interessati dal sisma del 2017, vengono definite “le istanze di condono relative agli immobili distrutti o danneggiati dal sisma” presentate in base a tre condoni del passato: febbraio 1985 (governo Craxi), dicembre 1994 (governo Berlusconi) e novembre 2003 (governo Berlusconi).
Nel decreto quindi si stabilisce che le istanze di condono “trovano esclusiva applicazione le disposizioni di cui ai Capi IV e V della legge 28 febbraio 1985”, ovvero quella più datata nel tempo.
Inoltre gli altri commi dell’articolo 25 oltre a indicare alcune limitazioni, stabiliscono un “termine di 6 mesi dall’entrata in vigore della legge per chiudere con una decisione tutti i procedimenti di esame delle istanze di condono ancora irrisolti”.
Gli effetti
Tralasciando i termini tecnici e il politichese, vediamo nello specifico cosa significa questo per Ischia. Nei tre Comuni negli anni scorsi sono state presentate secondo Legambiente 28.000 domande di condono. Di queste ce ne sarebbero migliaia che sono inevase e che ora, entro 6 mesi, si dovrà dare una risposta.
Per le domande ancora pendenti quindi il decreto stabilisce che si dovrà fare riferimento al condono del 1985 che, a differenza di quelli del 1994 e del 2003, consentirebbe di sanare anche gli edifici posti in aree a rischio sismico, idrogeologico e con vincoli paesaggistici.
In sostanza scegliendo di fare riferimento al condono fatto dal governo Craxi e non ai due partoriti da quelli Berlusconi, si andrebbero ad allargare notevolmente le maglie degli edifici che possono essere condonati.
Quindi una costruzione che è stata realizzata in maniera abusiva in un’area sottoposta a vincoli oppure a rischio idrogeologico, stando al condono del 2003 non sarebbe potuta essere sanata mentre se si fa riferimento a quello del 1985 sì.
Le tensioni nel Movimento 5 Stelle
I provvedimenti riguardanti Ischia hanno fin da subito creato più di una polemica. Per Luigi Di Maio nel decreto non sarebbe presente “nessun condono, basta bufale”.
In realtà come abbiamo visto, stabilendo di far riferimento alle disposizione del 1985 e non del 2003, si andrebbe a permettere di sanare edifici che altrimenti sarebbero rimasti non sanabili, quindi non è un’eresia parlare di un nuovo condono.
Oltre ad alcuni malumori (poi passati) della Lega e le proteste delle opposizioni, anche all’interno del Movimento 5 Stelle (che ha voluto il provvedimento) si sono levate delle voci isolate di malcontento.
Nella serata di martedì 13 novembre in commissione Ambiente e Lavori Pubblici del Senato, dove si stava votando gli emendamenti presentati al decreto Genova, ne è stato approvato uno presentato dall’opposizione grazie al voto favorevole del senatore pentastellato Gregorio De Falco e l’astensione della collega di partito Paola Nugnes.
L’emendamento incriminato riguardava proprio l’articolo 25, dove si chiedeva che per esaminare le domande di condono pendenti si facesse riferimento alla legge del 2003 e non a quella del 1985 come invece scritto dal governo. Così facendo quindi ci sarebbero dei limiti molto più restrittivi come abbiamo visto in precedenza.
Lo scivolone della maggioranza in commissione ha fatto infuriare Luigi Di Maio, con il capo politico del Movimento che ha annunciato l’apertura di una procedura dei probiviri: De Falco ora rischia l’espulsione dai 5 Stelle, la Nugnes invece la sospensione.
La maggioranza comunque ha subito annunciato che questa “spiacevole stortura” verrà ora corretta. Resta da capire ora cosa succederà quando il decreto nei prossimi giorni dovrà essere votato al Senato, visto che a Palazzo Madama i numeri del governo non sono granitici.
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