Congedo parentale, un mese in più retribuito all’80%: alle Forze Armate non spetta?
Arrivano importanti chiarimenti in merito al mese di congedo parentale retribuito all’80% come riconosciuto dalla legge di Bilancio 2023 (articolo 1, comma 359, della legge 29 dicembre 2022, n. 197) e confermato dalla circolare Inps n. 45 del 16 maggio scorso.
Va detto che né la manovra né tantomeno la circolare Inps escludono dei lavoratori dipendenti da tale possibilità. Nella suddetta circolare, infatti, si legge che dal momento che la legge di Bilancio 2023 ha semplicemente modificato l’articolo 34 del D.lgs n. 151/2001 riconoscendo una retribuzione pari all’80% (invece che al 30%) per il primo mese di congedo, tale novella si applica esclusivamente per i lavoratori dipendenti con l’esclusione delle altre categorie di lavoratori (“lavoratori autonomi di cui al Capo XI del T.U., lavoratori iscritti alla Gestione separata di cui all’art. 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335”).
Tuttavia, la Funzione Pubblica interpellata in questi giorni dall’Associazione sindacale professionale militare ha cambiato le carte in tavola escludendo da tale possibilità tutti i lavoratori delle Forze Armate, in quanto ritiene che queste godono già di un trattamento di maggior favore disponendo di 45 giorni di congedo retribuiti al 100%.
A oggi, quindi, il chiarimento della Funzione Pubblica sembra escludere le Forze Armate dalla possibilità di richiedere un tale beneficio: tuttavia, i sindacati non sembrano essere disposti ad arrendersi e forti di quanto stabilito dalla legge di Bilancio - che ne stanzia le risorse anche per il comparto Difesa - nonché dalla successiva circolare Inps, sono pronti alla battaglia.
Niente congedo parentale all’80% per le Forze Armate
Nell’attesa che la battaglia intrapresa dai sindacati dia i suoi frutti, vale quanto detto dalla Funzione pubblica: il congedo parentale all’80% non si applica per il personale in divisa, con il rischio che coloro che ne hanno già usufruito debbano restituire quanto percepito.
Secondo la Funzione pubblica, infatti, nonostante legge di Bilancio e circolare attuativa Inps non ne facciano menzione, il mese di congedo parentale per il personale delle Forze Armate non si applica poiché questi già godrebbero di un trattamento di maggior favore visto il diritto ai 45 giorni di congedo già retribuiti al 100%.
Ciò vale anche laddove i singoli Comandi abbiano dato esito positivo alle richieste presentate in questi mesi, appunto perché tratti in errore dalla mancanza di ulteriori specifiche normative. Anzi, in tal caso presto dovrebbe arrivare il momento di restituire quanto percepito in più, sempre che nel frattempo i sindacati non riescano a far valere le proprie ragioni.
Perché il congedo parentale all’80% non spetta alle Forze Armate se ne sono state stanziate le risorse?
Il sindacato ASPMI ha già fatto sapere di non essere d’accordo con l’interpretazione fornita dalla Funzione Pubblica. È vero infatti che per il personale in divisa in materia di congedo parentale vi è già un trattamento di maggior favore, ma questo è dovuto alla specificità delle Forze Armate. Non è corretto, quindi, escludere il personale da un beneficio ulteriore che viene riconosciuto a tutti i lavoratori dipendenti, specialmente in questo caso in cui le risorse sono già state stanziate. In questo modo, infatti, verrebbe meno quella stessa specificità garantita dai 45 giorni di congedo interamente retribuiti.
Per questo motivo ha scritto al ministro della Difesa, Guido Crosetto, nonché a tutte le altre amministrazioni interessate, per far valere le proprie ragioni così da riconoscere lo stesso trattamento anche alle famiglie dei militari. Ma fino a quando ciò non avverrà non possiamo che far riferimento su quello che è il chiarimento della Funzione pubblica, sottolineando che il personale in divisa è escluso dal congedo parentale all’80%.
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