Con la versione definitiva della manovra cambia il congedo parentale: il mese in più retribuito all’80% varrà anche per i papà. Entrambi i genitori avranno più tempo da dedicare ai figli.
Per mamme e papà sta per arrivare un mese in più di congedo parentale retribuito all’80%. Lo prevede la versione definitiva della legge di Bilancio, in via di approvazione in Parlamento. Rispetto alla formulazione iniziale, quindi, la misura si estende dalle madri ai padri. Lo prevede l’ultimo maxi-emendamento dell’esecutivo alla manovra.
Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha infatti riconosciuto che la norma, se avesse riguardato solo le mamme, poteva essere discriminatrice. “È stata rilevata un’incongruenza sul fatto che non potesse essere prevista questa indennità anche ai padri” aveva spiegato il ministro in Commissione bilancio alla Camera.
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Per quanto riguarda le famiglie, oltre al congedo parentale, nell’emendamento dell’esecutivo ci sono anche novità sull’assegno unico universale e sulle persone disabili.
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Nel 2023, quindi, aumenterà di un mese il congedo parentale facoltativo sia per le mamme che per i papà. Solo uno dei due genitori, però, potrà utilizzare effettivamente la mensilità in più. Saranno le famiglie a scegliere chi tra i due, in via alternativa.
Solo per questi 30 giorni il congedo sarà retribuito all’80%, contro il 30% attuale, ma dovrà essere utilizzato entro il sesto anno d’età di ogni figlio. Madri e padri potranno prendere un mese in più oltre quelli previsti. Le madri, però, per usufruirne dovranno aver terminato il periodo di congedo di maternità obbligatorio entro il 1° gennaio 2023.
Secondo la presidente Meloni si tratta di una misura “molto importante, che introduce una specie di salvadanaio del tempo che le madri possono utilizzare in caso di difficoltà, evitando di incorrere in situazioni economiche difficili”. Per la numero uno di Palazzo Chigi con l’attuale sistema “molte madri non potevano permettersi il congedo facoltativo”.
Congedo facoltativo, come funziona oggi
Stando alle regole attuali le donne hanno diritto a un congedo di maternità obbligatorio di 5 mesi. Durante questo periodo prendono l’80% della loro retribuzione media giornaliera, che viene calcolata sull’ultimo periodo di busta paga, solitamente l’ultimo mese prima del congedo, erogata dall’Inps. Quello che resta, cioè il 20%, viene per lo più dato dal datore di lavoro, come previsto nella maggior parte dei contratti nazionali di lavoro.
Per mamme e papà, poi, c’è appunto il congedo parentale, che è facoltativo, fino a un totale di 11 mesi e retribuito al 30%. Durante questo periodo la retribuzione è al 30%, ma solo se il reddito individuale del genitore che lo chiede è inferiore a 2,5 volte l’importo annuo del trattamento minimo di pensione. Il congedo facoltativo si può prendere entro i 12 anni d’età del figlio, dividendo così i mesi:
- madre dipendente: 6 mesi;
- padre dipendente: 6 mesi, elevabili a 7 se questo si astiene dal lavoro per un periodo continuativo o frazionato non inferiore a 3 mesi. Il padre può usufruire dei giorni del congedo parentale anche nel periodo in cui la madre usufruisce del congedo di maternità;
- genitore solo: 11 mesi, limite elevato dal decreto legge sulla conciliazione vita-lavoro in vigore dal 13 agosto 2022;
- lavoratori iscritti alla gestione separata Inps: 3 mesi entro il 1° anno di vita del figlio;
- lavoratrici autonome: 3 mesi entro il primo anno di vita del bambino.
Le altre novità per le famiglie
Nel maxi-emendamento, poi, c’è spazio anche per l’aumento dell’assegno unico universale. Varrà per i nuclei familiari con quattro o più figli. Vengono quindi ampliate le possibilità di ottenere borse di studio per tutti gli studenti disabili dell’università. Non saranno ancorate a parametri di reddito.
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