Oggi il faccia a faccia tra Giuseppe Conte e Mario Draghi: il M5S potrebbe aprire una crisi di governo, ma lo scenario più probabile è quello di una mediazione.
Giuseppe Conte e Mario Draghi, è oggi il giorno del chiarimento o della rottura definitiva. Un incontro che terrà con il fiato sospeso tutta la maggioranza, vista la concreta possibilità di una crisi di governo che, stando a quanto dichiarato da diversi attori in causa, potrebbe portare a delle elezioni anticipate.
Il faccia a faccia di oggi pomeriggio tra Conte e Draghi è stato anticipato nelle scorse ore da una breve ma emblematica telefonata: i due si sarebbero scambiati soltanto poche parole, rimandando il tutto a quando si troveranno vis à vis.
Come si è arrivati a questa situazione è storia nota, con l’attuale presidente del Consiglio e il suo predecessore a Palazzo Chigi che non si sono mai particolarmente amati visto il ribaltone dello scorso anno.
Dopo che negli ultimi mesi più volte si è parlato di una possibile crisi di governo innescata dal Movimento 5 Stelle, specie da quando è scoppiata la guerra in Ucraina vedi la questione dell’invio delle armi a Kiev, negli ultimi giorni la tensione è salita ai massimi livelli dopo che Beppe Grillo avrebbe rivelato a Giuseppe Conte, al sociologo Domenico De Masi e ad altri deputati, una richiesta da parte di Mario Draghi di sostituire l’attuale leader pentastellato.
Un’accusa molto grave, che è stata smentita seccamente prima da Palazzo Chigi e poi da Mario Draghi. L’incontro di oggi così servirà a capire chi avrebbe mentito, ma saranno diversi i nodi politici che dovranno essere sciolti per poter permettere al governo di andare avanti.
Le richieste di Conte a Draghi
Come detto il primo punto d chiarire sarà quello della presunta pressione di Mario Draghi su Beppe Grillo per “fare di nuovo le scarpe” a Giuseppe Conte, questa volta però dal ruolo di leader del Movimento 5 Stelle.
Un chiarimento necessario visto che, se la voce che circola da giorni fosse confermata, si tratterebbe di una gravissima intromissione del presidente del Consiglio nelle dinamiche di uno dei principali partiti che compongono la sua maggioranza.
Una volta risolto l’arcano di cosa veramente si sarebbero detti Draghi e Grillo, per i giornali Conte sarebbe pronto a mettere sul tavolo quattro punti programmatici conditio sine qua non per il prosieguo del Movimento 5 Stelle nella maggioranza di governo: niente più armi all’Ucraina, introduzione del salario minimo, difesa del reddito di cittadinanza e stop al termovalorizzatore di Roma.
Se sugli ultimi tre punti una convergenza appare possibile, sull’invio delle armi in Ucraina l’ex numero uno della Bce è stato più volte chiaro: gli impegni presi dal governo con la Nato non sono in discussione.
Resta da capire adesso se Giuseppe Conte possa accontentarsi di portare a casa tre richieste su quattro oppure, annunciando un appoggio esterno o direttamente una uscita dalla maggioranza, sarebbe pronto ad aprire una crisi di governo.
Il governo può cadere?
In un altro momento storico, le probabilità di una crisi di governo arrivati a questo punto sarebbero molto alte. Come si è visto alle recenti elezioni amministrative, il Movimento 5 Stelle è indicato dai sondaggi in grande crisi, con la scissione a opera di Luigi Di Maio che di certo ha complicato le cose.
Ora che tutti i partiti sono entrati in campagna elettorale in vista delle elezioni politiche che, da calendario, si terranno a marzo 2023, l’unica possibilità per recuperare terreno da parte dei 5 Stelle sarebbe quella di rompere con il governo Draghi.
Tra guerra, pandemia, inflazione, Pnrr e una delicatissima legge di bilancio da approvare entro la fine dell’anno, aprire una crisi di governo in questo momento sarebbe però un gesto scellerato a meno che non ci si trovi di fronte a un boccone troppo amaro per essere ingoiato.
Anche se numericamente la maggioranza potrebbe andare avanti ugualmente anche senza il Movimento 5 Stelle, sia Mario Draghi sia il Partito Democratico hanno fatto chiaramente intendere che, con i grillini fuori, si va tutti a casa.
Uno scenario questo da incubo per Sergio Mattarella, che tutto vorrebbe tranne una nuova crisi di governo in uno dei momenti più delicati della nostra storia recente. Anche i tanti peones che albergano in Parlamento mal volentieri accetterebbero l’idea di mettere a rischio pensione e qualche mese in più di stipendio.
Quello che potrà accadere al termine dell’incontro di oggi tra Conte e Draghi appare essere così una autentica sciarada: cosa avremo mai fatto di male noi italiani per meritarci un livello politico del genere, è un rebus altrettanto difficile da essere risolto.
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