A Davos il premier Giuseppe Conte parla di una crescita che potrebbe arrivare fino all’1,5% quest’anno. Poi attacca la Bce: “Ha poteri inadeguati”
Pil dell’Italia? Può arrivare a quota 1,5% nel 2019.
A sostenerlo è Giuseppe Conte, oggi a Davos per il Forum economico mondiale. E proprio in vista dell’appuntamento con il Wef (World economic forum), il premier ha risposto a diverse domande di Bloomberg, mostrando certezze sulla legge di bilancio, che - spiega - non sarà soggetta a nessuna variazione.
Opinione questa sostenuta anche dal ministro dell’economia, Giovanni Tria, che ha definito raggiungibili gli obiettivi di deficit fissati per il 2019.
Tria interverrà poco prima del premier al Forum, un appuntamento che sembra apprestarsi a concedere larga attenzione a guerra dei dazi e tensioni commerciali in corso.
Particolarmente attenzionate anche le parole del Presidente del Consiglio sulla Bce, definita “inadeguata” visto il suo “non soddisfacente” potere valutario:
“Possiamo mai dire che la Bce essendo una banca centrale ha potere valutario adeguato? E invece dobbiamo dirci apertamente che dobbiamo rinforzare il sistema europeo sennò a quel punto lì alimentiamo le spinte nazionali”.
Conte: “La Bce? Poteri inadeguati”
Secondo Conte il sistema attuale di vigilanza bancaria e monetaria da parte della Bce non può essere considerato soddisfacente.
“Lo dicono tutti”, ha specificato il premier, interpellato dalla stampa sempre sullo sfondo del forum di Davos, al termine di un pranzo di lavoro con i ministri Tria e Moavero.
Netta anche la sua posizione in relazione al seggio permanente nel consiglio di sicurezza Onu, che - ha spiegato - dovrebbe andare all’Unione europea e non agli stati membri.
Parlando del testo del trattato franco-tedesco, Conte ha evidenziato i numerosi richiami all’Unione europea presenti del documento.
Richiami che però non coincidono con la volontà manifestata dalla diplomazia franco-tedesca di “allargare il consiglio di sicurezza Onu a un singolo stato membro dell’Unione”:
“Non si è però sempre detto che l’Unione europea dovrebbe avere un proprio seggio permanente? Il nostro obiettivo non può essere quello di dare un seggio permanente in più a un singolo Paese europeo”.
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