Controlli fiscali dal 1° giugno 2020: lo stop per le attività di accertamento termina il 31 maggio. Il DL Rilancio ha predisposto che la notifica degli atti arrivi nel 2021, ma non blocca i controlli nel 2020: ecco chi rischia di più.
Controlli fiscali al via dal 1° giugno 2020: chi rischia di più? Facciamo chiarezza su quello che succederà da qui a pochi giorni.
Il decreto Cura Italia ha infatti bloccato le attività di accertamento del Fisco fino al 31 maggio 2020.
Dopo il polverone sollevatosi in seguito all’audizione in commissione Finanze alla Camera del direttore dell’Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini del 22 aprile 2020, in cui aveva preannunciato l’arrivo di oltre 8 milioni di atti dal 1° giugno, il DL Rilancio ci ha messo una pezza (a colori).
Il Dl, arrivato in Gazzetta Ufficiale il 19 maggio, ha stabilito la divisione dei controlli in due tempi, ovvero spostando la notifica dell’atto nel 2021. Le attività di accertamento, però, rimangono attive dal 1° giugno fino alla fine del 2020.
Controlli fiscali al via dal 1° giugno 2020: chi rischia di più
Il Fisco non si riposa mai: la breve pausa concessa (ai contribuenti) dal decreto Cura Italia sta per terminare. Il D.L. n. 18/2020 infatti ha previsto, all’articolo 67, lo stop ai controlli fiscali fino al 31 maggio 2020.
Dal 1° giugno 2020 quindi l’Agenzia delle Entrate riprenderà le attività di accertamento. IL DL Rilancio, viste le dichiarazioni di Ruffini che annunciava controlli a tappeto dal 1° giugno, ha stabilito, tra le proroghe delle scadenze, che i controlli fiscali saranno in due tempi, ovvero: il Fisco emetterà gli atti entro il prossimo 31 dicembre, ma la notifica al contribuente avverrà nel 2021.
Gli atti emessi sono quelli che scadono tra il 9 marzo, termine iniziale del periodo di sospensione, e il 31 dicembre 2020. Questri atti verranno elaborati entro il 31 dicembre “con modalità massive” e riguardano:
- accertamento;
- contestazione;
- sanzioni;
- recupero dei crediti d’imposta;
- liquidazione e rettifica.
Questo significa che le attività di accertamento riprenderanno dal 1° giugno: l’Agenzia delle Entrate potrà chiedere dati e informazioni rilevanti ai fini dei controlli, così come le verifiche fiscali presso le sedi delle attività.
La notifica al contribuente dei suddetti atti avverrà non prima del 1° gennaio 2021 e fino al 31 dicembre 2021. Tale proroga vale anche per gli atti emessi (ma non notificati) entro il 31 dicembre 2020.
Una prospettiva non proprio accattivante per le tantissime attività che hanno chiuso durante le settimane di lockdown, o che comunque hanno visto i propri guadagni ridursi drasticamente, e che ora nella Fase 2 stanno faticosamente provando a rimettersi in piedi.
Controlli fiscali al via dal 1° giugno 2020: l’opzione smart working
Dal punto di vista legislativo, dunque, i controlli riprenderanno dal 1° giugno 2020. C’è però una questione da prendere in considerazione: l’Agenzia delle Entrate, così come la Guardia di Finanza, hanno modificato (come quasi tutti) il proprio modo di lavorare per rispettare le norme di contenimento del contagio.
Visto che le regole sul distanziamento sociale rimangono valide (ora più che mai nella Fase 2), anche il Fisco dovrebbe continuare, per quanto possibile, a lavorare in smart working.
È possibile infatti che sia Agenzia delle Entrate che Guardia di Finanza opteranno per la riduzione al minimo dei contatti interpersonali con i contribuenti, con l’eccezione per le questioni inderogabili.
Ricordiamo infine che anche l’aspetto psicologico è da prendere in considerazione: le partite IVA, prima di aprire, hanno dovuto anticipare i costi per la sanificazione, e magari stanno ancora aspettando gli aiuti promessi.
Se l’unica cosa che vedono arrivare con puntalità saranno i controlli fiscali, è chiaro che il Governo sta mandando un segnale sbagliato.
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