Coronavirus, oltre 100mila arresti in un Paese: ecco dove

Martino Grassi

20 Luglio 2020 - 13:42

Da inizio marzo, in un Paese sono state arrestate più di 100mila persone, accusate di “movimenti inutili” o di essere sprovviste di mascherina. Ecco dove.

Coronavirus, oltre 100mila arresti in un Paese: ecco dove

In un Paese sono stati effettuati più di 100mila arresti dall’inizio di marzo, quando è scoppiata la pandemia con l’accusa di aver violato le norme previste per il contenimento del coronavirus. È accaduto nello Zimbabwe, un Paese dell’Africa Meridionale.

Secondo quanto riportato dalla polizia locale, negli ultimi due giorni sono stati effettuati circa 1.000 arresti per “movimenti inutili o per non aver indossato la mascherina all’esterno della propria abitazione. In tutto il mondo continuano a inasprirsi le pene per chi viola le restrizioni, tanto che in Iran è stata introdotta la legge del taglione per chi nasconde di avere il coronavirus, e anche lo Zimbabwe sembra voler proseguire con il pugno di ferro.

Coronavirus, 100mila arresti in Zimbabwe

Nonostante in Zimbabwe siano state allentate le misure restrittive e di contenimento, almeno in parte, le forze dell’ordine continuano a voler intensificare i controlli affinché le persone rispettino le norme previste, soprattutto di fronte al boom di nuove infezioni.

Secondo l’opposizione gli arresti dovuti al coronavirus celerebbero dietro di sé un’altra motivazione, sembrerebbe infatti che il Governo utilizzi questo espediente per bloccare gli attivisti e i gruppi di opposizione della società civile che vogliono chiedere le dimissioni del presidente Emmerson Mnangagwa.

Per il prossimo 31 luglio è stata indetta una protesta, e sembrerebbe che ci siano molte altre richieste per scendere in piazza a manifestare contro Mnangagwa, ormai intollerante nei confronti delle critiche. Will Ross, direttore regionale della Bbc World Service Africa fa sapere che “se le persone scendono in strada ci saranno molti altri arresti.

Quarantena per chi rientra nello Zimbabwe

Delle stringenti normative sono previste anche per le persone che rientrano nello Zimbabwe dall’estero. I cittadini che tornano nel Paese sono obbligati a effettuare una quarantena di tre settimane in delle strutture approvate dal Governo. Secondo quanto riportato dalla polizia sarebbero circa 270 le persone fuggite da questi centri, tra cui anche alcune persone risultate positive ai test.

I fuggitivi che sono stati recuperati sono stati sottoposti a processo per aver esposto le famiglie e la comunità al virus, e verranno arrestati, ha fatto sapere il portavoce Paul Nyathi. Il lockdown ha avuto, come in molti altri Paesi, delle gravi ripercussioni economiche in Zimbabwe. Il Governo ha stimato che l’economia subirà una contrazione del 4,5%, mentre a giugno è stata registrata una crescita dell’inflazione annuale, che ha raggiunto il 785%.

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