Il coronavirus è pandemia, ma in Europa c’è un Paese dove ancora si può fare tutto. La Bielorussia rappresenta un caso unico nel nostro continente. Mentre gli Stati sono alle prese con l’epidemia, il Paese dell’Est non si preoccupa.
In questi giorni drammatici per l’espansione del coronavirus in tutto il mondo, con la sua scia di morti e contagiati, la Bielorussia ha fatto parlare di sé.
Il Paese dell’Est, infatti, vanta un primato in Europa che non riguarda malati, deceduti, capacità sanitaria o efficienza contro l’epidemia. Anzi, tutto il contrario. Qui, stando alla cronaca della nazione, la vita sta continuando con ritmi e attività normali. Qualsiasi allerta dell’OMS è stata completamente ignorata.
Non ci sono misure restrittive e non vengono affatto prese precauzioni. I casi di positività sarebbero quasi un centinaio. Il virus, però, è considerato dalle autorità come lontano, quasi una psicosi senza reale motivo di preoccupazione.
Si scopre, così, che il caso della Bielorussia è unico in Europa ai tempi del coronavirus. La nazione, infatti, ha appena dato il via al campionato di calcio.
Il coronavirus non ferma il calcio in Bielorussia: caso unico in Europa
Tutto lo sport a livello mondiale si è dovuto arrendere all’avanzare inarrestabile e allarmante del coronavirus. Campionati di calcio nazionali, Europei, Uefa League, Olimpiadi: i più importanti eventi internazionali sono stati saggiamente fermati, per garantire la salute dei cittadini del mondo.
In Europa, però, spicca il caso Bielorussia. Qui, il 19 marzo - nel pieno picco del coronavirus tra i Paesi europei e a livello globale - è iniziato il tradizionale campionato di calcio nazionale.
Stadi aperti, pubblico di tifosi ammessi a vedere le partite, giocatori liberi di stringere le mani degli avversari: lo spettacolo calcistico resta intatto, senza alcuna restrizione.
Il timore del coronavirus e del diffondersi dei contagi rapidamente, come avvenuto in altri Paese, non è avvertito nella nazione bielorussa. Il presidente Aljaksandr Ryhoravič Lukašėnko, saldamente al potere dal 1994, ha minimizzato gli allarmi che vengono dal mondo.
Ha dato, piuttosto, sani consigli proprio ai calciatori che si apprestavano a cominciare il campionato: Cari giocatori, fate molta sauna, bevete tanta vodka e lavorate tanto per uccidere il virus nei vostri organismi.
La popolazione, dunque, è libera di godersi le gioie e le delusioni delle partite ogni fine settimana, con stadi aperti al pubblico e nessuna restrizione su assembramenti o distanze.
Coronavirus: davvero la Bielorussia è al sicuro?
L’atteggiamento surreale della Bielorussia potrebbe costare caro al Paese. I casi di contagi da coronavirus, infatti, sono aumentati nelle ultime settimane, seppure il numero di positivi resta ancora esiguo, intorno a 100 casi.
L’esperienza insegna, però, che l’epidemia corre velocemente e i contagi si possono moltiplicare in tempi davvero ristretti. La stessa vicina Russia, che ha chiuso i confini anche con la Bielorussia, ha iniziato ad adottare misure di restrizione dopo un primo approccio scettico di Putin nei confronti del virus.
Lo Stato dell’Europa dell’Est, per ora, non vuole saperne di mettere in pratica l’ultimo monito dell’OMS, che ha richiamato i Paesi con pochi positivi alla massima responsabilità per salvarsi da scenari drammatici.
Intanto, l’esarca patriarcale della Bielorussia, autorità religiosa della nazione, ha fatto sorvolare un elicottero sul Paese per benedirlo e proteggerlo dall’epidemia.
Probabilmente, non basterà per evitare il crescere dei contagi se lo Stato non prenderà misure adeguate. Interrompendo, per esempio, il campionato di calcio a porte aperte, unico caso in Europa ai tempi del coronavirus.
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