Coronavirus in Italia: il governo aiuterà anche i lavoratori in nero?

Anna Maria Ciardullo

24/03/2020

Coronavirus Italia: aiuti anche per i lavoratori in nero? La proposta

Coronavirus in Italia: il governo aiuterà anche i lavoratori in nero?

A causa dell’emergenza coronavirus, che ha costretto il governo a inasprire le misure di contenimento chiudendo le attività lavorative non essenziali, sono state predisposte diverse novità per sostenere le famiglie e le imprese. Altre sono attese, ma è improbabile che queste includano anche provvedimenti per chi opera in nero.

Tuttavia, i lavoratori invisibili esistono e sono oltre 3,3 milioni le persone che prestano la loro collaborazone in Italia senza garanzie, in cambio di un posto di lavoro o di un salario più alto.

Oltre al danno che questo sottostrato causa alle casse dell’erario, esso provoca effetti economici negativi anche alle attività che subiscono la concorrenza sleale degli evasori. Ma come si stabilisce chi sia il vero colpevole? Il lavoratore che accetta tali condizioni o il datore di lavoro che se ne approfitta?

Ministro Provenzano: “il governo aiuti i lavoratori in nero”

Sul tema ha parlato il ministro per il Sud Giuseppe Provenzano, il quale ha sottolineato come questa fetta di lavoratori, soprattutto nel Meridione, non possa essere completamente ignorata in questo momento di crisi.

Al Sud il valore aggiunto generato dall’economia sommersa è pari a 26,8 miliardi di euro, il 34% cento del dato nazionale. Parlando a Rainews24 il ministro ha spiegato:

“al Sud dopo questa crisi, se sarà prolungata, rischiamo il collasso sociale. La quota di lavoro sommerso che esiste ha riflessi nell’economia reale, per questo abbiamo la necessità di avere misure più universalistiche. Nel Dl abbiamo sostenuto i lavoratori, ma tutto questo non copre quella quota che esiste, non possiamo mettere la testa sotto la sabbia”.

Il timore del ministro è che, se non fosse il governo a offrire alternative, con investimenti, creando lavoro, investendo sulle infrastrutture sociali e per ridurre i divari con sostegni ad hoc, potrebbe essere la criminalità organizzata a offrire una scappatoia a chi lavora in nero.

“Anche il sommerso sarà colpito dalla crisi, dobbiamo offrire una alternativa. Lo avevamo messo in cantiere nel piano Sud 2030. Tragedie come questa uniscono il Paese, ma ne mettono anche in risalto le linee di faglia”.

Altri rischi correlati al lavoro nero

In un momento come quello attuale, c’è il rischio che molti abusivi continuino a lavorare mentre gli altri sono a casa. Eludendo, dunque, i controlli e vanificando gli sforzi di contenimento del virus. Si tratta ad esempio di colf, estetisti e parrucchieri, idraulici, badanti e così via.

Sul problema del lavoro domestico, si è espresso nei giorni scorsi Il Sole24 Ore, riportando però anche un dato che registra oltre 1,2 milioni di lavoratori domestici irregolari che, con l’epidemia in corso, sono stati invece lasciati senza lavoro e senza stipendio.

Le dichiarazioni di Virginia Raggi sul lavoro nero

Nelle scorse settimane, persino la sindaca di Roma Virginia Raggi, commentando lo stato dell’emergenza coronavirus e le nuove misure del governo, ha scatenato il brusio dei social manifestando la sua solidarietà verso i lavoratori in nero. A La7 ha rilasciato questa dichiarazione, da molti definita una gaffe:

“Sono vicina a tutte le persone che stanno soffrendo, a tutte le persone che stanno perdendo un lavoro, e anche quelli che sì, sembra brutto dirlo, stanno facendo un lavoro nero e improvvisamente si sono ritrovati senza”.

Un’occasione per rivedere la normativa sul lavoro

La domanda che sorge spontanea è se ci sarà un aumento di richieste di reddito di cittadinanza da parte di tutti coloro non avevano domandato il sussidio, ma che adesso, privati del lavoro, non avranno altra soluzione di sostentamento. Con il rischio che non riescano ad ottenerlo, ovviamente.

Forse, la grave crisi che il coronavirus costringerà ad affrontare, potrebbe essere una buona occasione per rivedere le politiche del lavoro, riequilibrando le tasse e stabilendo un sistema burocratico e normativo che favorisca davvero la ripresa occupazionale.

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