Il mondo si risveglia nel caos in questa metà agosto 2020. Il coronavirus, infatti, sta mettendo in ginocchio tutti gli Stati del pianeta. Non solo emergenza sanitaria, a preoccupare sono gli indicatori economici: che succede?
Il coronavirus continua a galoppare nel mondo e a lasciare segni caotici e negativi sulle economie dei principali Stati del pianeta.
In questa metà agosto 2020, infatti, le più importanti aree geografiche del globo restano impantanate nell’emergenza pandemia. Le previsioni di un rallentamento dei contagi in estate non si sono avverate, facendo imboccare la strada di restrizioni e lockdown un po’ ovunque.
Intanto, l’economia mondiale continua il suo affanno, come dimostra il quadro di questo lunedì 17 agosto. Che succede nel mondo in preda (ancora) all’epidemia?
Il mondo in preda alla pandemia: occhio all’Asia
Le ultime notizie che giungono dal mondo alla luce del bollettino dei contagi e decessi da COVId-19 non sono affatto buone. Né promettono ottimismo nel prossimo futuro.
La Nuova Zelanda ha rimandato le elezioni nazionali di quattro settimane a causa del peggioramento del numero di positivi. Auckland, la città più grande, è in lockdown dal 12 agosto con persone esortate a rimanere a casa e le attività commerciali chiuse. La fiducia dei consumatori è stata fortemente segnata e la campagna elettorale, in questo clima, risulta impossibile.
L’Australia ha registrato il suo giorno record per decessi da coronavirus, con 25 morti nello Stato di Victoria, che resterà in isolamento fino a metà settembre, mettendo seriamente a rischio il peggioramento della recessione economica.
Le vittime negli Stati Uniti hanno superato la quota giornaliera delle 500 persone per il quinto giorno consecutivo, anche se i casi sono rallentati.
La Corea del Sud ha segnalato più casi dopo un’ondata di infezione del fine settimana, la maggior parte dei quali collegata a un’epidemia in una chiesa.
In Asia, tremano anche le economie dei Paesi del Sud-est. Il dipartimento del commercio delle Filippine vuole che le restrizioni ai movimenti nella regione della capitale siano più flessibili per consentire a più persone di andare a lavorare.
L’economia thailandese si è contratta di più che in due decenni, aggravando la sua recessione poiché i principali motori del commercio e del turismo della nazione rimangono ostacolati dalla pandemia.
Il PIL è diminuito del 12% rispetto a un anno fa, facendo registrare il suo più grande calo dalla crisi finanziaria asiatica nel 1998.
Anche il Giappone trema. L’economia nazionale si è ridotta in modo evidente nell’ultimo trimestre, quando gli acquirenti sono restati a casa e le linee di produzione delle fabbriche sono rimaste inattive in uno stato di emergenza innescato da virus e blocchi nei principali mercati di esportazione del Paese.
Intanto, Cina e Russia hanno in programma di condurre congiuntamente sperimentazioni cliniche sui vaccini, ha detto un massimo esperto cinese di virus.
Anche l’Europa trema per il coronavirus
Non solo Asia e Americhe: anche l’Europa si sta risvegliando in preda all’incertezza e all’emergenza coronavirus.
Tornano, infatti, misure restrittive nei principali Paesi europei. In Spagna e in Italia locali e discoteche sono chiusi, dando un ulteriore colpo ai profitti del settore.
Non si fermano i casi nemmeno nel Regno Unito. Intanto, c’è preoccupazione sul rientro dalle vacanze dai Paesi europei, tanto che l’UE ha avvertito: le frontiere non si possono chiudere.
La Francia continua a viaggiare con oltre 3.000 positivi al giorno e sta gridando l’allarme. Le mascherine potrebbero diventare obbligatorie anche sui posti di lavoro a settembre.
Il mondo, quindi, è piombato di nuovo nell’incertezza economica, politica, sociale a causa del coronavirus in questa anomala estate del 2020.
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