Il coronavirus negli USA ha raggiunto numeri allarmanti. Nel pieno dell’emergenza sanitaria, alcuni Stati hanno adottato linee guida per i medici davvero drammatiche: si dovrà scegliere chi salvare e chi no, perchè i respiratori non bastano.
Negli Stati Uniti ormai il coronavirus fa paura. Più di 1.000 morti e quasi 70.000 contagiati: questo è il bilancio ad oggi, giovedì 26 marzo. E le prospettive restano ancora cupe, nonostante Donald Trump stia già organizzando la riapertura della nazione.
Il dramma si sta consumando soprattutto a livello sanitario. Diversi governatori hanno implorato la Casa Bianca di fare presto con sussidi di tipo medico. Servono respiratori, guanti, mascherine, protezioni per personale sanitario, posti letto: lo Stato di New York è in allarme e altri stanno vivendo lo stesso incubo legato all’impossibilità di curare tutti gli ammalati.
Il presidente USA non sembra affrontare con la giusta preoccupazione l’urgenza di tipo sanitario. Nonostante abbia proclamato di essere al lavoro, la situazione peggiore di ora in ora.
E intanto, nel più macabro degli scenari per il coronavirus, molti Stati hanno dovuto preparare un piano da consegnare ai medici su come scegliere quale paziente curare e quale no.
Coronavirus: non tutti saranno salvati in USA
Respiratori e posti letto in terapia intensiva non saranno per tutti negli Stati Uniti. Questa sembra essere, finora, l’unica certezza nel pieno di una grave crisi sanitaria a causa dei contagi da coronavirus.
Per questo, ben 36 Stati della più potente nazione economica hanno fatto conoscere i loro piani di intervento nei casi più estremi. Chi salvare se respiratori e posti letto in terapia intensiva non bastano per curare tutti i bisognosi?
L’elenco dei criteri scelti per selezionare i pazienti fortunati che riceveranno l’adeguata terapia e quelli che, invece, saranno rimandati indietro senza cure è inquietante. Ma, purtroppo, reale.
In Alabama i disabili psichici non saranno scelti nelle emergenze che richiedono un respiratore. Anche negli Stati di Washington, New York, Tennessee, Utah, Minnesota, Colorado e Oregon, i medici dovranno valutare abilità fisica e intellettiva dei pazienti per decidere se proseguire o meno alla terapia salvavita.
Il Tennessee considererà esclusi dalla terapia intensiva i cittadini già colpiti da atrofia muscolare spinale. Coloro che soffrono di cirrosi epatica, scompensi cardiaci e malattie dei polmoni, non avranno la precedenza ai respiratori in Minnesota. Nel Michigan saranno curati con le attrezzature necessarie prima i pazienti contagiati che forniscono servizi considerati essenziali per il Paese.
Stati come Maryland e Pennsylvania, infine, valuteranno la precedenza nelle cure con respiratori e terapia intensiva in base alla presenza nei pazienti di disturbi neurologici gravi.
Una triste realtà quella statunitense, che ha già mobilitato alcune organizzazioni in difesa dei disabili, considerati come i più vulnerabili in questa assurda lotta alla sopravvivenza per il coronavirus in USA.
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