In Russia il bilancio di contagiati e deceduti peggiora di ora in ora. Il coronavirus sta mettendo a dura prova il grande Stato euro-asiatico. Ma dov’è Vladimir Putin? Il presidente sembra essersi defilato: una strategia per non essere travolto?
Il coronavirus fa tremare la Russia. E soprattutto il potere di Vladimr Putin. Il presidente pare stia allentando la sua presenza autoritaria in questo momento così difficile per la nazione. I più critici lo descrivono come - volutamente - impercettibile per lo Stato.
La strategia del Cremlino, infatti, sarebbe quella di allontanare scomode responsabilità, gettando sulla triste scena della Russia colpita dall’epidemia i governatori, i sindaci, i poteri locali.
Nel suo ultimo discorso alla nazione, Putin ha utilizzato un insolito tono sommesso, ben lontano dai proclami sicuri che aveva diffuso a marzo. Meno di un mese fa, infatti, aveva irradiato fiducia sulla risposta del suo Governo a una crescente crisi globale, rassicurando i suoi cittadini che la situazione era “sotto controllo” grazie a misure di intervento precoce.
Nella sua videoconferenza di lunedì, invece, il presidente ha presentato una situazione in peggioramento e molto incerta. Per poi tornare in sordina, senza grandi piani di ripartenza. Paura di perdere potere (e consenso) o strategia per mantenerlo saldo?
Coronavirus: è allarme in Russia. Ma Putin dov’è?
In Russia i contagiati stanno crescendo a ritmi esponenziali, con positivi ormai vicini alla soglia di 28.000 e deceduti più di 230. La capitale Mosca preoccupa più di altre città: qui l’epidemia si è diffusa maggiormente e le scene della coda di ambulanza agli ospedali ne è la testimonianza.
Il presidente Putin ha parlato alla nazione lunedì 13 aprile, ammettendo la drammatica situazione:
“Abbiamo molti problemi. Non dobbiamo abbassare la guardia, perché in generale, non abbiamo ancora superato l’apice dell’epidemia.”
In più, il presidente ha affermato che le prossime settimane saranno fondamentali per determinare se la Russia è davvero in grado di appiattire efficacemente la curva e ridurre la diffusione del coronavirus. E ha detto che l’esercito si deve preparare per intervenire contro l’emergenza.
Una prova di forza e potere di Putin in questo momento critico? Secondo alcuni analisti non è così. Anzi, l’autoritario presidente sarebbe piuttosto defilato nella gestione di questa crisi. Un fatto insolito se si considera il modo di esprimere l’autorità allo Stato da parte del Cremlino.
Ricostruendo l’escalation dell’epidemia in Russia, emerge che il presidente si è rivolto brevemente alla nazione solo due volte e si è recato ad un ospedale specializzato in coronavirus.
Non ha fornito, però, alcuna personale valutazione sulla crisi né ha proposto un piano d’azione. Piuttosto, si è limitato a ordinare misure sparse e a diffondere parole generali.
La scena della crisi sta vedendo protagonista soprattutto Sobyanin, il sindaco di Mosca. Lui ha annunciato il blocco in tutta la città entrato in vigore il 30 marzo, e Mikhail Mishustin, il primo ministro appena nominato, ha gestito il lancio di misure simili in tutto il Paese.
E Putin? Perché si starebbe defilando nella crisi da coronavirus?
Putin e l’epidemia in Russia: un problema per il suo potere?
Che l’esplosione del coronavirus in Russia fosse un ostacolo ai piani di potere di Putin era già prevedibile prima che l’epidemia arrivasse ai numeri di oggi.
Il mese di aprile, infatti, doveva segnare un nuovo tassello verso l’affermazione del presidente a capo della Russia: il 20 aprile era stato indetto un referendum sulla costituzione, per consentire un allungamento della legislatura di Putin, addirittura fino al 2036.
Tutto rimandato, vista l’emergenza coronavirus. Come sta cercando, quindi, di preservare il suo dominio il presidente? Secondo alcuni analisti politici russi, la latitanza di Putin in questo momento non è una scelta causale.
Innanzitutto, il sospetto è che il Cremlino stia cercando di spostare la colpa per il contagio e il bilancio delle vittime sulle spalle dei governatori, proteggendo così l’autorità centrale dal prendersi una responsabilità diretta.
Non solo, prendere misure così impopolari, come la quarantena obbligatoria e la chiusura di attività produttive, potrebbe mettere in cattiva luce il consenso verso la presidenza.
Oppure, più semplicemente, la scarsa incidenza di Putin sul coronavirus sarebbe frutto di una valutazione politica: la minaccia dell’epidemia non è vista come parte dell’agenda presidenziale, concentrata piuttosto su questioni di maggiore rilevanza globale (dove rientrano rapporti con Stati alleati, interessi geopolitici, vicenda Opec e petrolio).
I calcoli di Putin sono davvero giusti? Intanto, la pandemia comincia a fare paura anche in Russia.
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