Si teme crollo delle nascite: gli effetti indiretti del coronavirus

Anna Maria Ciardullo

8 Aprile 2020 - 15:37

L’impatto del coronavirus sulle nascite potrebbe risultare particolarmente marcato

Si teme crollo delle nascite: gli effetti indiretti del coronavirus

Gli effetti del coronavirus sulle nuove nascite hanno iniziato a farsi sentire.

La pandemia ha infatti determinato uno stop alla fecondazione assistita, cosa che potrebbe determinare un preoccupante crollo nel numero dei nascituri già nei prossimi mesi.

La stagione primaverile, statisticamente, è quella in cui la domanda di nuove fecondazioni da parte delle coppie che soffrono problemi di fertilità, aumenta molto rispetto al resto dell’anno. A causa dello stop temporaneo ai trattamenti, già attivo dal mese di marzo, purtroppo il bilancio finale dei nuovi nati sarà ampiamente ridotto.

Per incoraggiare le coppie coinvolte si è pronunciato il ginecologo Antonino Guglielmino, presidente SIRU, Società Italiana della Riproduzione Umana, che ha consigliato loro di affrontare il temporaneo, seppur grave, disagio cercando di mantenere un equilibrio emotivo e attenendosi alle linee guida informative ufficiali. Infettivologi, esperti di medicina della riproduzione, psicologi e psicoterapeuti stanno offrendo invece assistenza telefonica gratuita a chi ne avesse bisogno.

L’impatto del coronavirus sulle nascite: stop a fecondazioni assistite

Lo stop alla fecondazione assistita nella fase annuale più importante dei cicli riproduttivi porterà a circa 4.500 nascite in meno rispetto alla media. Gli ultimi dati disponibili, riportati dal Ministero della Salute, sono relativi al 2017, quando in un anno in Italia sono stati eseguiti 97.888 trattamenti riproduttivi su 78.366 coppie, che hanno determinato la nascita di 13.973 bambini.

Non è possibile stabilire con certezza quanto ancora durerà l’interruzione, ma è presumibile che non sia possibile tornare a pieno regime almeno fino al mese prossimo.

“Se la sospensione si protrarrà fino a maggio, si tratta minimo di tre mesi di fermo, che equivalgono a 30.000-35.000 cicli riproduttivi assistiti che non verranno effettuati”.

Da qui, la stima finale sul drastico calo delle nascite, ha spiegato ancora Guglielmino.

Gravidanza ai tempi del coronavirus

Lo stato di allarme determinato dalla diffusione del coronavirus, riguarda anche le gravidanze attualmente in atto, soprattutto quelle in fase iniziale, per le quali non è possibile stabilire con certezza i livelli di rischio, vista la mancanza di dati scientifici precedenti da mettere a confronto.

La SIRU, infatti, per scongiurare immediatamente tali preoccupazioni, insieme allo stop alle fecondazioni assistite, fatto salvo il completamento di quelle già iniziate, aveva annunciato un piano di azione in 10 punti da adottare nei centri italiani ancora prima che il governo varasse gli attuali provvedimenti e che l’epidemia si estendesse.

Intanto, anche negli ospedali, le precauzioni per le neo mamme continuano a essere applicate con dovizia. Finora non ci sono dati sufficienti, ma pare scarso il rischio che una donna che ha contratto l’infezione possa trasmetterla al bambino durante il parto o l’allattamento.

Durante la permanenza in ospedale, vengono ridotti i contatti cosiddetti “skin to skin” con i neonati ed è obbligatorio per la mamma indossare la mascherina.

Si valuta la separazione tra la madre e il bambino solo in caso di sintomatologia grave. Il corso pre-parto si può seguire online, mentre, per dare alla luce il bambino la degenza minima in ospedale è di due o tre giorni.

Guglielmino conclude rassicurando ulteriormente i neo genitori in merito allo stop della fecondazione assistita:

“ci stiamo preparando a una lenta ripresa dell’attività assistenziale nella prospettiva di convivenza con il coronavirus, rimandare non significa rinunciare”.

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