Il vaccino contro il coronavirus potrebbe arrivare dalla provincia di Roma, dove è già nelle fasi conclusive della produzione
Potrebbe arrivare già a settembre un vaccino contro il coronavirus. È questa l’ipotesi che imperversa nelle ultime ore, rimbalzando di testata in testata e alimentando le speranze di molti.
A intercettare per prima il referente dell’azienda di Pomezia a lavoro sul vaccino è stata Repubblica, a cui il direttore della Advent-Irbm, Matteo Liguori, ha parlato della concreta possibilità che il vaccino possa essere ultimato a fine aprile, andando persino ad anticipare i tempi rispetto alle prime dichiarazioni in arrivo dall’istituto pometino, che preventivavano una data attorno alla fine di maggio.
Una fine di aprile che fa riferimento al termine della produzione, il che - ha precisato Liguori - renderebbe il vaccino utilizzabile già da settembre per il personale impegnato in prima linea nella lotta alla COVID-19 come medici, infermieri e forze dell’ordine.
Tempo cinque mesi appena, quindi, e potremmo già avere la soluzione al coronavirus?
Coronavirus: un vaccino già a settembre
Si chiama Advent-Irbm l’azienda di Pomezia al lavoro sul vaccino, insieme allo Jenner Institute della Oxford University.
In fase di ultimazione, potrebbe essere pronto a partire per l’Inghilterra già a fine mese per i test, direttamente su esseri umani, nello specifico 550 volontari.
Liguori ha parlato di “test accelerati”, che potrebbero portare alle vere somministrazioni a settembre, in un primo momento per il solo personale sanitario o dell’Arma.
Circa un mese fa dallo stesso istituto avevano preventivato l’avvio di una prima sperimentazione sui topi a giugno, alla quale sarebbe poi seguìta quella sull’uomo, ma a quanto pare i piani sembrerebbero destinati a cambiare proprio in virtù del rapido procedere dei lavori.
L’Advent-Irbm, che vede attivi sul progetto oltre 250 scienziati, è lo stesso centro che nel 2014 ha elaborato il primo vaccino contro l’Ebola.
Il principio del preparato su cui è al lavoro è quello di condurre nell’organismo del paziente gli antigeni di Sars-Cov-2, così da stimolare in quest’ultimo la corretta risposta immunitaria.
La sperimentazione resta al momento nella cosiddetta fase 1, ovvero quella in cui allo studio dei ricercatori ci sono principalmente specifiche legate alla sicurezza. La successiva fase 2 potrebbe portare già a una prima somministrazione per determinate categorie, quelle notoriamente in prima linea nella lotta al virus.
Sullo stesso fronte italiano proprio ieri si è espresso sul vaccino anche Roberto Burioni, che a Che tempo che fa ha parlato della possibilità di velocizzare i tempi della sperimentazione infettando pazienti sani dopo averli immunizzati.
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