Il programma “Gol” non funziona come dovrebbe. Stando ai dati Anpal meno del 30% delle persone delle persone trova lavoro. Ecco i dati che smentiscono il Governo.
La Garanzia per l’occupabilità dei lavoratori (Gol) si conferma l’ennesima misura che funziona nel Nord Italia, dove i posti di lavoro sono in quantità maggiore, ma non nel Mezzogiorno.
La misura del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) che mira ad aiutare i disoccupati a trovare lavoro sembra in realtà offrire un altro avvertimento su cosa avverrà ora che il Reddito di cittadinanza è stato tolto alle famiglie con componenti ritenuti - solo sulla carta - “occupabili”.
E se la ministra del Lavoro, Marina Calderone, aveva sostenuto il 3 agosto durante un Question Time che ben 112mila persone all’interno dei 159mila nuclei familiari a cui è stato tolto il reddito di cittadinanza (Rdc) sono attivabili sul patto per il lavoro, sembra non aver tenuto conto degli squilibri geografici della nostra penisola e ne sono una prova i risultati delle ricollocazioni.
Proprio in questi giorni Anpal (Agenzia Nazionale Politiche Attive Lavoro) ha diffuso i prima dati del piano Gol e lo squilibrio è evidente. Andiamo a vedere nello specifico i dati che confutano quanto sostenuto dal Governo Meloni e quali saranno le conseguenze delle azioni di Palazzo Chigi.
Corsi di formazione al posto del Rdc: i dati che smentiscono il governo
Il Gol prevede al suo interno percorsi di formazione, di aggiornamento o riqualificazione professionale, ma i risultati delle ricollocazioni sono molte diversi a seconda dei territori: al Nord si è trovato impiego più facilmente rispetto al Sud.
Un esito per molti scontato, tranne che per il Governo Meloni che invece si aspetta che centinaia di migliaia di persone con il Reddito di cittadinanza scaduto trovino lavoro in pochissimi mesi. Percettori del reddito, ricordiamolo, che rappresentano solo una piccola parte degli utenti (22,1%) presi in carico dal programma Gol: su 1,4 milioni di persone i beneficiari di Rdc sono 318 mila.
Le aspettative del Governo sono state però subito smentite dai numeri divulgati dall’Anpal, secondo la quale al Nord a trovare un impiego è stato quasi il 40% di chi fa parte del programma, mentre nel Meridione si scende a una persona su cinque, quindi solo il 20%. In totale ad aver trovato lavoro è stato solo il 29,7%, circa 240 mila persone sulle 809 mila ritenute “attivate” da almeno un semestre. Di questi, 38 mila avevano già un lavoro, ma erano “working poor”, ossia lavoratori con reddito così basso da poter rientrare nel programma.
Come spiega il Fatto Quotidiano, questo non è un brutto risultato, “anche se il 62,5% ha avuto contratti precari”. Ma il vero problema è che ancora una volta una misura del Governo non mostra di tener conto delle disomogeneità della penisola. Basta incrociare i dati dell’Anpal con quelli sulle famiglie che meno di un mese fa hanno perso il Reddito di cittadinanza, per rendersi conto degli errori commessi.
La Sicilia, prima regione per numero di persone che hanno perso il diritto al Reddito (si sta parlando di circa 38 mila famiglie) è penultima in classifica per i risultati del Gol con solo il 20,3% delle persone prese in carico ricollocate. In Campania quasi 37 mila famiglie hanno perso il reddito mentre i dati sulle ricollocazioni raggiungono appena il 26,8%.
Ovviamente la tendenza si inverte al Nord con il Veneto, dove le ricollocazioni che raggiungono il 39,2%, mentre le famiglie rimaste senza Rdc sono poco più di 2 mila. Ciò che emerge dal quadro è che le famiglie che hanno perso il reddito, che per la maggior parte si trovano Sud - dove le regioni sono più popolose e più povere - riscontreranno maggiori difficoltà nel trovare lavoro.
Corsi di formazione al posto del Rdc: le conseguenze: rischio aumento della povertà
La decisione del Governo di sottrarre il Reddito di cittadinanza, pensando di poterlo sostituire con dei semplici corsi di formazione per far sì che le persone siano “ricollocabili” mostra le sue crepe.
È lecito domandarsi come possa il Governo garantire una maggiore occupabilità in quelle regioni meridionali dove i numeri delle ricollocazioni sono così bassi. Tagliando lo strumento anti-povertà era al quanto prevedibile che a risentirne di più sarebbero state le Regioni più in difficoltà e con meno posti di lavoro: quelle del Mezzogiorno.
A questo punto dobbiamo pensare alle conseguenze di tutto ciò. Chi avrà un Isee inferiore a 6 mila euro, potrà chiedere lo Strumento per la formazione e il lavoro (Sfl), ossia 350 euro al mese a persona a patto che si seguano corsi di formazione, sperando di rientrare nella minoranza che riesce a trovare lavoro; per chi supera anche di poco tale soglia non ci sarà alcuna misura che possa essere d’aiuto a meno che non si trovi lavoro. Il rischio principale è che aumentino le persone in povertà, ma non solo.
Per chi si ritroverà senza Reddito di Cittadinanza, in regioni dove la ricollocazione è inferiore alla media nazionale, c’è il rischio di entrare nel ciclo di sfruttamento del lavoro, lavorando per pochissimi euro l’ora, o peggio di far affidamento alle organizzazioni malavitose, cancro della nostra penisola. Conseguenze che non sono state prese in considerazione dal Governo, al momento in cui hanno deciso di tagliare sul Reddito di cittadinanza.
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